Ognuno torna a casa dalla propria famiglia e dai propri cari e, ogni giorno, torna sul posto di lavoro portando con sé la consapevolezza del proprio ruolo così importante e indispensabile.
Sono state raccolte alcune testimonianza nella nostra di servizi della Cooperativa per raccontare cosa sta succedendo e quale sia l’umore generale di utenti e operatori.
GLI OPERATORI - "Quando è arrivata la notizia del virus, sembrava a tutti quanti una grande esagerazione poi, col tempo, la cosa si è fatta più concreta, si è cercato di non allarmare i ragazzi ma a loro volta inizialmente non riuscivano a capire, c’erano tensione e lamentele come se la colpa fosse degli educatori. A quel punto si è deciso di incontrarli ed essere più chiari, abbiamo portato quotidiani in comunità e letto con loro articoli e decreti ministeriali. Da lì la gestione del quotidiano è cambiata: cineforum, golosità in cucina, sistemazione dell’orto, attività sportiva nel campetto interno qualche film in più e qualche servizio di attualità, Skype per le telefonate ai perenti. Chiaramente la tensione non manca, la voglia di uscire, la voglia di incontrare i parenti, la voglia delle esperienze esterne, ma andiamo avanti giorno per giorno".
Per Noi educatori c’è paura, per noi, per i ragazzi per i nostri cari ma si continua con la presenza di sempre, con la carica motivazionale data agli ospiti , con l’accogliere le loro paure, le loro ansie e lo fai nonostante tutto, nonostante tu per primo hai paura, hai l’ansia hai la preoccupazione che qualche cosa potrebbe andare storto, ma non molli perché il tuo non è un semplice lavoro, non stai producendo “gommini di plastica”, ma stai lavorando nella e per la Relazione a sostegno dei più fragili e per questo non molli nonostante tutto".
"Un grazie enorme agli operatori che stanno garantendo, seppur con delle riduzioni di attività, il minimo indispensabile per le persone che vivono in strada, per tossicodipendenti, alcolisti, persone in grave stato di fragilità, persone che, in questi giorni difficili, si rivolgono normalmente ai nostri servizi".
"Siamo in un momento difficile e ci tengo a ringraziare davvero per l’impegno le equipe di Brescia, Bergamo, Cremona e Crema per quello che stanno facendo con mascherine e guanti: distribuiscono come sempre il materiale di profilassi ma anche – e soprattutto – occhi sorridenti dietro alle mascherine, accolgono le paure degli utenti e le mille domande che queste persone fanno.
Chiaramente l’accesso ai servizi è calato e le procedure sono diventate rigide: all’interno dei Drop-In accogliamo soltanto una persona per volta, i tempi per le docce sono veloci, i tempi di una colazione per chi vive in strada sono veloci, niente segretariato sociale se non quello urgente. Si vive un clima di lavoro strano ma nemmeno il coronavirus e l’assenza di finanziamenti da dicembre 2019 ci sta fermando, non con pochi sacrifici".
"In questo momento così difficile per la nostra regione, gli educatori sono una delle categorie che non può scegliere se #restareacasa o no, al lavoro ci deve andare. Il nostro lavoro è un lavoro di prossimità, basato sulla relazione, sulla vicinanza.
Quanto ci spaventa, però, oggi la parola vicinanza? Noi e gli altri dobbiamo stare almeno a 1 metro di distanza. Per alcuni questa cosa è una regola difficile, da dimenticare quanto prima. Io non voglio dimenticare questo momento, anzi vorrei che per noi, educatori in prima linea, serva per riflettere sul tema della "distanza vs vicinanza"....in un momento dove la pacca sulla spalla o l'abbraccio non sono consentiti.
Davvero l'empatia e il nostro lavoro, passano dalla non distanza? Chissà se alla fine del Covid 19, riusciremo a rispondere a tale domanda. Adesso, andiamo avanti a testa alta, cari colleghi; io oggi vi sento più vicini che mai".