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Protesta di pazienti e familiari contro la chiusura del day hospital oncologico di Cles

Cles - Scatta la protesta in Val di Sole e Non per la chiusura del day hospital oncologico di Cles (Trento) e di conseguenza i pazienti oncologici devono recarsi a Trento per visite e chemioterapia. Le reazioni di pazienti e dei familiari non si sono fatte attendere e c'è il racconto della sorella di una paziente:


"Sono allibita pensando al disagio che tutto ciò comporta. Per le persone delle valli ci vuole almeno un'ora di strada per arrivare a Trento, le sedute di chemioterapia sono lunghe, nello specifico di mia sorella durano 6 ore, queste persone sono da accompagnare in quanto la terapia provoca nausea, sonnolenza e malessere, quindi incapacità nella guida.


L'accompagnatore, deve aspettare in macchina anche 6 ore, perché giustamente in reparto non si entra causa Covid, per poi tornare al proprio domicilio con davanti un' altra ora di strada o più. Posso capire se il day hospital di Cles non funzionasse o servisse un numero molto limitato di persone, ma non è così: funziona, da' un ottimo servizio e le persone che ne necessitano sono molte, giovani ed anziane".


Appello dei pazienti e dei familiari: "Chiediamo a chi di dovere, di tenere conto del forte disagio che ciò comporta, e di tenere conto della globalità di questi pazienti, che si trovano ad affrontare un percorso difficile, e di sicuro, non hanno bisogno di ulteriori preoccupazioni e di vivere situazioni più complicate.


Dirigenti e funzionari, ricordatevi che davanti a voi avete persone con la propria dignità, non avete davanti burattini che potete spostare da un teatro all'altro!!!


E non dite che sarà una chiusura temporanea, EVITATE DA SUBITO DI CHIUDERE il day hospital oncologico", il commento di Flavia M.


La lettera di un'ex paziente
"Sono certa che una simile decisione non è stata voluta da quei professionisti che con tanta dedizione e capacità trattano noi pazienti in maniera encomiabile. Suppongo quindi che la chiusura la possa aver disposta chi non ha mai visto soffrire un malato, chi non lo ha mai visto piangere, chi non ha mai visto le angosce e le paure di chi sta facendo una cura per poter debellare un cancro. La parola cancro fatichiamo tutti a pronunciarla anche se dopo la diagnosi arrivano le rassicurazioni che con la radioterapia, la chirurgia o la chemioterapia di cancro si può guarire.


Ebbene Direttore io sono qui a dirle che sto bene, che il follow up mi da buone speranze di completa guarigione ma sono qui anche per dirle che i pazienti oncologici non possono essere caricati di ulteriore peso. Per noi residenti nelle Valli del Noce sapere che nel nostro ospedale di riferimento il DHO è attivo e a disposizione di chi ne ha bisogno è un vero sollievo, è un pensiero in meno ma è anche un diritto.


Il tema sanità è sempre stato cavalcato delle varie forze politiche di Governo e quando nel 2018 sentivo parlare di cambiamento mi chiedevo a che cosa si alludesse. Ora l’ho capito: cambiamento per la Giunta significa togliere servizi, significa risparmiare, significa tagliare, significa sanità Trentocentrica. Ma noi che viviamo nelle Valli siamo figli di un Dio minore? Non abbiamo gli stessi diritti di chi abita in città?


Per la dignità dei pazienti oncologici della Val di Non e della Val di Sole ,da ex paziente in trattamento chemioterapico, lancio un messaggio a chi ha il dovere di decidere ma non può avere il potere di infliggere ulteriori pene: lasciate aperti i servizi sanitari nelle valli, lasciate aperto il DHO di Cles!", Annalisa Pancheri di Malè, ex paziente del DHO dell’Ospedale di Cles.

Ultimo aggiornamento: 30/11/2020 21:49:20
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