Rientrare tra le attività usuranti permetterebbe a questi lavoratori di andare in pensione con quota 97, ovvero 61 e 6 mesi di età e 36 anni di contributi, o se riconosciuti tra i gravosi, con con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica se lavoratori precoci.
Una battaglia che Filt porta avanti con determinazione dall'ottobre del 2016. “Nel comparto del fune molte attività sono svolte in quota – spiega Stefano Montani, segretario della Filt del Trentino -, spesso in a temperature invernali proibitive, con numerosi sbalzi di altitudine e con lavorazioni pesanti su piloni che possono raggiungere altezze elevate. Riteniamo che queste operazioni debbano rientrare nell'elenco delle lavorazioni usuranti e/o gravose”.
La Filt del Trentino, insieme ai territori del Piemonte, Lombardia, Val d'Aosta e Veneto, ha impegnato nella scorsa legislatura i parlamentari del territorio a presentare un emendamento volto a far rientrare in tali tipologie alcune lavorazioni del comparto funiviario.
“I circa 7000 lavoratori degli impianti a fune, di cui un migliaio circa nel solo Trentino, auspicano di veder riconosciuto il loro lavoro come usurante; un obiettivo questo che se raggiunto permetterebbe anche di ringiovanire l'età media del settore evitando l'aumento di malattie professionali ed infortuni dovuti all'elevata età anagrafica degli addetti”, conclude Montani.