L'apertura si è conclusa con una visita guidata degli invitati e un buffet con le deliziose creazioni di Daniel Giuliani del Ristorante Panholzer di Caldaro.
AUTOCTONA 2018 - 15° Forum nazionale dei vini autoctoni - Bolzano, 15 – 16 ottobre 2018
L’Italia degli autoctoni? Si trova a Fiera Bolzano fino a domani, 16 ottobre. Vitigni rari e quasi sconosciuti, assieme a grandi protagonisti della scena vitivinicola italiana. Il capoluogo altoatesino anche quest’anno diventa capitale dei vini autoctoni italiani con la quindicesima edizione di Autochtona.
Un patrimonio tra i più unici e originali del mondo, una biodiversità estrema che acquisisce peculiarità distintive da regione a regione, ma soprattutto un sempre più grande numero di produttori e una vera comunità che fa della perseveranza e della passione il suo tratto distintivo. Sono i vini ottenuti da vitigni autoctoni italiani: non una semplice “moda” ma un fenomeno sempre più radicato all’interno del mercato italiano, grazie ai valori e alla determinazione dei tanti produttori che da sempre ci hanno creduto.
E se c’è un luogo ideale per approfondire questo affascinante universo e scoprire la grande serenità e consapevolezza di chi ne è coinvolto, questo è senza dubbio Autochtona: il forum nazionale dei vini autoctoni in programma a Fiera Bolzano nell’ambito di Hotel 2018 (fiera specializzata per hotellerie e ristorazione). Il grande puzzle di produttori e vini che arriveranno a Bolzano da tutta Italia si è ormai quasi completato ed è composto sia da vitigni già conosciuti e apprezzati dagli operatori del settore, sia da varietà meno note legate a terroir più ristretti ma che vale la pena di esplorare.
Tra i vitigni a bacca rossa, il Teroldego, storico autoctono del Trentino meglio conosciuto come “Sangue di Drago”, ha trovato nella Piana Rotaliana il suo habitat ideale ed è presente sul mercato sia con versioni più immediate e di facile approccio che con campioni più strutturati e ambiziosi quanto a longevità. Dalla vicina Lombardia troveremo il Groppello, autoctono coltivato sulla sponda bresciana del lago di Garda: di cloni ne esistono diversi, tra i quali quello “gentile” prediletto dai viticoltori della Valtènesi. Rimanendo nel Nord Italia il Raboso sarà uno degli interpreti del Veneto più interessanti da degustare: nel comune di Bagnoli prende il nome di Friularo, ma le caratteristiche originarie sono le stesse che hanno portato al suo nome, vale a dire un carattere “rabbioso” a causa della generosa presenza di acidità e tannini.
Tra i tanti rappresentanti della viticoltura toscana, ad Autochtona ci sarà anche il prezioso Aleatico dell’Elba, autoctono d’eccellenza dell’isola, molto amato nella versione passita per la sua intensità e aromaticità. Piuttosto ristretto anche l’areale della Lacrima nelle Marche, vitigno a bacca rossa che lega la sua produzione al comune di Morro d’Alba in provincia di Ancona: antichissimo, ha rischiato l’estinzione e solo a metà degli anni 80, dai 10 ettari rimasti, è ripartita la sua rinascita. Dal vicino Abruzzo troveremo alcuni interpreti del Montepulciano, uva di grande potenza ed eleganza che se ben interpretata è in grado di sedere accanto ai mostri sacri del palcoscenico rossista italiano.