"La crescita - osserva il direttore di Cantina Toblino - è costante e ogni anno si cerca di compiere un passo avanti".
LA TRADIZIONE - La vocazione vinicola della Valle dei Laghi venne già descritta nelle cronache del Concilio di Trento e dopo secoli di attività da parte di vignaioli, negli anni '60 arriva il salto di qualità: un pioniere della moderna viticoltura italiana, Rebo Rigotti, nato vicino le sponde del lago di Toblino, coadiuvato dall’allora direttore della Cantina Toblino, Giancarlo Ciurletti, mappò tutta la zona, presentando una cartografia al presidente della cantina sociale, Carlo Bleggi.

Nel 1968 vennero definite le linee guida per lo sviluppo della viticoltura e da allora è stato un susseguirsi di sfide, vinificazioni e confronti. Nella Valle dei Laghi il vitigno a bacca rossa è sempre stato preferito dai contadini, mentre negli ultimi decenni sono state sviluppate le uve bianche. I vini prodotti sono, oltre al Nosiola che appartiene alla ricca tradizione della conca di Toblino, Toblino, Schiava, Rebo, Traminer, Kerner, Chardonnay.
LA SELEZIONE - Delle uve vendemmiate nei minuscoli campi vitati della Conca di Toblino, una selezione coinvolge solo quei vigneti (neppure il 10% di quelli coltivati a Nosiola) ritenuti idonei a dare uve per il "Vino Santo".

I grappoli maturi e asciutti vengono stesi su graticci detti "Arèle", favorendo così il lento appassimento naturale che si protrae per tradizione fino alla Settimana Santa, grazie alla costante ventilazione garantita dall’Ora del Garda. Tutte le uve sono tenute sotto controllo, attraverso l'attività dell'agronomo Giuliano Cattoni, mentre Nicola Caveden, assiste i soci di Cantina Toblino.
I risultati si vedranno tra alcuni mesi. "Della qualità della vendemmia 2018 - conclude il direttore Carlo De Biasi - ne sentiremo parlare a lungo: i vini sono interessanti e in primavera li assageremo". Quell'angolo del Trentino, tra Garda e Bondone, è sempre più un punto di riferimento per i vini di qualità.