Valfurva - Una perdita di spessore di circa un metro l’anno e un ingente ritiro di 500 metri tra il 1925 e il 2020 (5 metri l’anno) caratterizzano il ghiacciaio dello Sforzellina, mentre il ghiacciaio dei Forni, il secondo più grande in Italia per superficie, riporta un regresso frontale di 2 km negli ultimi 150 anni, passando dai 13,2 km di superficie del 1981 agli 11 km attuali.
È questo, in estrema sintesi, il risultato del monitoraggio effettuato nella terza tappa della Carovana dei ghiacciai di Legambiente sui due ghiacciai Sforzellina e dei Forni, entrambi ricadenti sul territorio lombardo in Alta Valtellina.
I risultati del monitoraggio sono stati presentati questa mattina a Bormio (Sondrio), nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Roberto Volpato sindaco di Bormio, Angelo Cacciotto sindaco di Valfurva, Vanda Bonardo responsabile Alpi Legambiente, Claudio Smiraglia, del Comitato Glaciologico Italiano,Guglielmina Diolaiuti, Università degli studi di MIlano, Massimo Favaron, responsabile didattica del Parco dello Stelvio,, Barbara Meggetto presidente Legambiente Lombardia e Martin Mayes musicista e suonatore di corno alpino.
La Carovana dei ghiacciai è la nuova campagna di Legambiente, realizzata con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e con partner principale Sammontana e partner sostenitore FRoSTA, che dal 17 agosto al 4 settembre monitorerà lo stato di salute dei più importanti ghiacciai alpini per sensibilizzare le persone sugli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente glaciale alpino.
“Anche il vastissimo ghiacciaio dei Forni si sta inesorabilmente riducendo - dichiara Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente - Insieme allo Sforzellina questi ghiacciai ci rammentano quanto abbiamo già osservato nel settore occidentale delle Alpi: una tendenza alla riduzione della massa glaciale in linea con la situazione del settore meridionale delle Alpi. La presenza di black carbon, di tracce di microplastiche e di vari inquinanti qui, come su tutti i ghiacciai del pianeta, è un altro lampante segnale dell’invadenza dell'impatto antropico sulla terra. Il ghiacciaio dei Forni, grazie agli studi svolti dall’Università e dal Politecnico di Milano non solo ci racconta gli effetti del cambiamento climatico ma diventa anche testimone dell’impatto dell’uomo sulla qualità dell’ambiente. Con la campagna Carovana dei Ghiacciai - conclude Bonardo - vogliamo accendere i riflettori sugli effetti che l'emergenza climatica sta già avendo anche sul nostro Paese ribadendo l'urgenza di mettere in campo misure e politiche ambiziose sul clima per arrivare a emissioni nette pari a zero al 2040, in coerenza con l'Accordo di Parigi”.
Il ghiacciaio della Sforzellina, il primo dei due ad essere stato osservato lo scorso 23 agosto dalla Carovana dei ghiacciai, è tra i più importanti per quanto riguarda la completezza della raccolta dati, poiché è tra i pochi ghiacciai italiani che vantano una serie trentennale di misure del bilancio di massa, ovvero la differenza tra l'accumulo e le perdite per fusione di neve e ghiaccio. Dagli studi effettuati si evince che la perdita di spessore è di circa un metro all’anno, con un’accelerazione evidente nell’ultimo decennio. Inoltre, è facilmente quantificabile la deglaciazione avvenuta dopo la Piccola Età Glaciale, (periodo freddo iniziato nel quattordicesimo secolo e concluso nella metà del diciannovesimo), le cui morene non sono in genere così evidenti; nel caso della Sforzellina sono facilmente individuabili e ci dimostrano concretamente quanto il ghiacciaio sia arretrato in questo ultimo secolo e mezzo. La successione delle misure mostra un ingente ritiro che assomma a 500 metri circa tra il 1925 ed il 2020, dimezzando la lunghezza che aveva negli anni 20. In questi ultimi anni, a causa della contrazione del corpo glaciale e dell’aumento di copertura detritica, la misurazione della fronte sta perdendo di precisione e quindi di significatività, in quanto essa risulta difficilmente individuabile. Infatti anche lo Sforzellina si sta trasformando da ghiacciaio “bianco”, privo di copertura detritica (debris free glacier), a ghiacciaio “nero” (debris covered glacier).
Per quanto riguarda il ciclo del ghiacciaio si rileva che in questi ultimi anni, in conseguenza dei cambiamenti climatici, gli apporti provenienti da valanghe invernali prevalgono su quelli derivanti dalle precipitazioni nevose.
“Da diversi anni gli operatori glaciologici registrano nei ghiacciai lombardi marcati ritiri delle fronti, con lievi inversioni di tendenza solo negli anni ‘70 del secolo scorso - dichiara Marco Giardino, Segretario Comitato Glaciologico Italiano - Anche l’analisi multitemporale delle immagini storiche mostra evidenti riduzioni areali e volumetriche. La visita dei ghiacciai di Sforzellina e Forni ha permesso di apprezzare chiaramente sia l’entità totale del regresso lineare delle fronti dalla Piccola età glaciale, sia l’accelerazione dei fenomeni di deglaciazione negli ultimi decenni: frammentazione degli apparati glaciali, comparsa di copertura detritica, proliferazione di crepacci e collassi di cavità di ghiaccio.