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Consultazione sugli orsi in Val di Sole: l'intervento di sei associazioni

Malè (Trento) - In Val di Sole si terrà il 27 ottobre la prima delle consultazioni popolari sull’ “accettazione” della popolazione sempre più numerosa e problematica di orsi bruni. In vista di questo appuntamento, i gruppi animalisti hanno espresso la loro contrarietà. Le consultazioni popolari seguiranno in Val di Non e nelle Giudicarie (per le quali le firme – tantissime – sono state già raccolte).

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del dottor Michele Corti, dell'associazione Tutela Rurale e di altre cinque associazioni, gruppi e comitati agli attacchi delle organizzazioni animaliste nei confronti delle consultazioni popolari di valle in val di Sole, val di Non, Giudicarie (con altre valli che si accingono a lanciare la raccolta firme).

"Queste consultazioni - scrivono le cinque associazioni - avrebbero dovuto svolgersi prima e non dopo che venisse autorizzata l’importazione di dieci orsi bruni dalla Slovenia. Allora, correva l’anno 1997, venne messo in scena un surrogato di consultazione, gabellando per tale un’indagine demoscopica. Si continua a dire che il 70% della popolazione della Provincia Autonoma di Trento fosse favorevole alla reintroduzione dell'orso. Ma non è vero, era solo il 70% delle 1.512 persone (ossia lo 0,5% della popolazione dell'area interessata dal progetto, e cioè 212 comuni con 332.346 abitanti in totale) intervistate telefonicamente nel 1998 dalla Doxa di Milano. I 212 comuni facevano parte delle province di Trento, Bolzano, Brescia, Sondrio e Verona.

Il sondaggio appare insufficiente vista la gravità dell'introduzione in libertà di una specie più che potenzialmente pericolosa come l'orso. Quindi, solo 1.512 intervistati non sembra una percentuale rappresentativa e non pare un'adeguata consultazione del pubblico interessato come impone invece la Direttiva Habitat 92/43/CEE del 21 maggio 1992 e il D.P.R. 357/97 che la recepisce nella legislazione italiana. Basti pensare, per fare un esempio, che nel 2008 il Comune di Gualtieri (RE), per un sondaggio sulla qualità della vita tra i 6.462 cittadini, ne fece intervistare 359 (ossia il 5,55%!) statisticamente rappresentativi della popolazione residente sulla base dei parametri di sesso ed età. Ma per un intervento pericoloso come l'orso bruno al Parco Naturale Adamello Brenta bastò lo 0,5%.

I risultati di quel sondaggio demoscopico sono sempre stati divulgati in modo parziale. Si è sottolineato che la maggioranza degli intervistati erano a favore del progetto ma senza far notare che il 95% degli intervistati riteneva che l’orso non possa attaccare l’uomo. Non si è rivelato che il 65% era favorevole all’aumento degli orsi ma rispetto ai 6 (sei) stimati ancora presenti all'epoca. Il63% poi rispondeva che avrebbe continuato a compiere passeggiate come prima o, addirittura, a compierne di più se fossero stati rilasciati orsi nella zona di residenza. Il consenso era quindi non solo condizionato, ma del tutto non informato. Una vera truffa o, se si preferisce, una manipolazione senza scrupoli. Con l’inganno sono stati portati gli orsi in Trentino, nascondendo la realtà.

Gli ambientalisti si fingono preoccupati che la popolazione del Trentino si lasci “illudere” dalle consultazioni popolari.
Suona strana questa premura da parte di chi, ai trentini, non risparmia insulti, minacce e tentativi (vani) di boicottaggio. In realtà chi ha promosso le consultazioni ha sempre dichiarato che lo scopo è solo uno: fornire alla politica la misura palpabile della non accettazione sociale del progetto Life Ursus. Nessuno ha mai illuso le comunità circa le conseguenze automatiche e miracolistiche della consultazione. I promotori intendono porre sul piatto della bilancia il peso di un plebiscito che, comunque si cerchi di ostacolarlo e delegittimarlo, avrà un enorme valore morale e politico. Le associazioni animal-ambientaliste lo sanno e lo temono. Il voto democratico le farà probabilmente apparire come del tutto estranee (e ostili) alla società trentina.

Gli animal-ambientalisti si appellano anche, per cercare di fermare le consultazioni, ad argomentazioni di carattere cavilloso e burocratico circa la competenza delle Comunità di Valle. Pur nella diversità degli statuti, è la grande rilevanza per la vita delle comunità che ha spinto le istituzioni locali ad accogliere il quesito, senza dimenticare che i sindaci – che costituiscono i consigli delle Comunità di valle – hanno eccome competenza sul tema in quanto responsabili locali dell’ordine e della sicurezza pubblica (competendo loro sia l’assunzione di cautele: avvisi, chiusura di strade, che, in caso di emergenza anche l’abbattimento di animali pericolosi, dura lex sed lex).

Infine, l’argomento più risibile: gli sprechi! Quanto è costato, quanto costa al Trentino il “progetto più ambizioso di reintroduzione di grandi carnivori”? I 200mila euro di danni indennizzabili sono la punta dell’iceberg. Il calo del turismo nelle zone più “calde” ammonta a svariati milioni (qualcuno ha azzardato una perdita di 15 mln), vi sono poi i costi per l’installazione di isole ecologiche “a prova di plantigrado” (4 milioni), i costi per gli stipendi delle squadre dei forestali e delle loro attrezzature, i costi nascosti ma concreti per la mancata utilizzazione dei boschi (mancata raccolta di legna, funghi, frutti di bosco). Ma l’aspetto grottesco è che le consultazioni non costeranno nulla.

La Comunità di valle della Val di Sole ha già stabilito che gli addetti ai seggi non riceveranno alcun compenso. Si risparmierà anche sulla stampa dei registri dei votanti perché si utilizzeranno fotocopie delle liste degli aventi diritto al voto. Una consultazione very low cost che mette in evidenza la pretestuosità degli argomenti animal-ambientalisti.

Il messaggio degli animal-ambientalisti è ovviamente rivolto alle istituzioni locali. Sperano che, con i cavilli, si possano bloccare le consultazioni nelle valli dove la procedura non è stata ancora avviata. Ma hanno fatto male i conti. I presidenti di comunità di valle, i consiglieri, con quale coraggio potranno ora opporsi alla celebrazione di questo appuntamento di democrazia partecipata? Se si metteranno di traverso, i loro elettori percepiranno questo atteggiamento come un allineamento agli animal-ambientalisti, a minoranze estranee e ostili ai territori. Una mossa della disperazione quindi, motivata dal terrore di un plebiscito che sanzionerà davanti all’Italia e all’Europa che Life Ursus è stato un sopruso, uno sfregio alla democrazia cui deve essere posto rimedio".
Ultimo aggiornamento: 16/10/2024 09:26:21
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