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Discriminazioni sul lavoro in Tirolo, Alto Adige e Trentino: dati e commenti

Innsbruck - Quali sono le condizioni di lavoro in Tirolo, Alto Adige e Trentino? Uno studio dell'Euregio sulle condizioni di lavoro indaga su questa domanda. Seguendo il modello europeo dell'indagine Eurofound sulle condizioni di lavoro (EWCS), svolta ogni cinque anni in tutta Europa, l'Euregio e i suoi istituti partner: Camera del lavoro del Tirolo, IPL (Istituto Promozione Lavoratori) di Bolzano e Agenzia del lavoro del Trentino nel 2022, hanno condotto un'indagine molto approfondita con 4.500 interviste (1.500 per territorio). I risultati sull’interazione sociale sul posto di lavoro sono stati presentati oggi a Innsbruck.


L'interazione sociale sul posto di lavoro, la collaborazione tra dirigenti e dipendenti delle aziende di Tirolo, Alto Adige e Trentino, gli episodi di discriminazione, penalizzazioni e mobbing sul posto di lavoro: sono alcuni fenomeni presi in considerazione dall'indagine (foto Agenzia lavoro Trentino).


Su una scala da 0 a 100, la disponibilità ad aiutarsi reciprocamente sul lavoro nell'Euregio è quasi esattamente al livello dell'UE (77) con un punteggio di 76, ed è più pronunciata tra gli artigiani (78 punti). In tutta Europa, una media di quasi un dipendente su dieci (9%) ha sperimentato una qualche forma di discriminazione o di penalizzazione nell'anno precedente l'indagine, ma nella provincia del Tirolo la percentuale è del 15%, un dato che non deve necessariamente essere visto in modo negativo. Le donne dell'Euregio si trovano ad affrontare comportamenti aggressivi sul lavoro più spesso degli uomini (11% contro 9%).


L’analisi ci offre molti spunti di riflessione. I dati sembrano collocare il Trentino in una posizione comparativamente migliore. In effetti,in questi anni una spinta all’attrattività dei talenti è partita anche dall’attenzione a migliorare il clima lavorativo. Il clima lavorativo può avere un impatto significativo sull'attrattività di un'organizzazione produttiva sana, un ambiente di lavoro positivo può influenzare notevolmente la soddisfazione delle persone che lavorano, la loro motivazione e, di conseguenza, la loro produttività. Investire nell'ambiente di lavoro dunque non è solo un bene per le nostre imprese, è anche una strategia di sistema territoriale saggia”, commenta Riccardo Salomone, presidente di Agenzia del Lavoro del Trentino.


Dirigenti, dipendenti e colleghi si aiutano a vicenda
Per quanto riguarda l'aiutarsi a vicenda sul posto di lavoro, il risultato positivo emerso dallo studio si applica in egual misura a tutti i settori. Tra i gruppi occupazionali spiccano gli artigiani, i quali si sostengono molto a vicenda (78 punti), mentre gli operatori di impianti e macchinari e gli operai specializzati dell'agricoltura raggiungono i 73 punti. È incoraggiante notare come uomini e donne si sentano supportati con la stessa frequenza, ma non si riscontrano grandi differenze né tra i diversi settori economici né tra persone con titoli di studio diversi. A giocare un ruolo importante sembra invece essere l’età: i dipendenti sotto i 35 anni si sentono aiutati molto più spesso di quelli sopra i 50. Questo potrebbe avere ragioni strutturali, in quanto i dipendenti più anziani sono più spesso manager con compiti che non implicano l’aiuto di qualcuno, oppure derivare dal fatto che questi siano considerati più esperti e di conseguenza meno bisognosi d’aiuto.


I dati della discriminazione
Con 'discriminazioni' si intendono comportamenti socialmente dannosi come insulti, minacce, avances sessuali indesiderate, bullismo e violenza. Possono provenire da superiori o colleghi di lavoro, ma anche da clienti, alunni o pazienti. Con poco meno di una persona colpita ogni dieci dipendenti (9%), nel complesso l’Euregio è quasi alla pari con la media UE del 10% (anche per Austria e Italia). Tra le tre regioni, il Tirolo spicca con il 15%. Riguardo ai comportamenti più aggressivi subiti dalle donne sul lavoro rispetto agli uomini, all'interno dell’Euregio si nota ancora una volta un divario nord-sud. Tobias Hölbling, ricercatore IPL e psicologo del lavoro, che ha analizzato nel dettaglio i dati, a riguardo afferma: “Potrebbe essere che in Tirolo la situazione sul lavoro sia più difficile che a sud del Brennero, ma anche che lì vi sia una maggiore consapevolezza del fatto che certi comportamenti non vanno bene, il che sarebbe positivo”.


Cosa c'è dietro alle differenze
Alla base dei risultati diversi dello studio per i tre territori ci sono diverse ipotesi, la prima delle quali è che esistano effettivamente delle differenze nel comportamento sociale. Secondo questo ragionamento, l'ambiente di lavoro nel Tirolo avrebbe in genere abitudini e toni più rudi rispetto all'Alto Adige o al Trentino, il che si rifletterebbe di conseguenza nella valutazione.

La seconda ipotesi è che la diversa valutazione si basi principalmente sui diversi livelli di sensibilità: è proprio nelle società in cui la prevenzione della discriminazione e della penalizzazione è molto diffusa e la consapevolezza a questo proposito è rafforzata anche dai media, che insulti e molestie di vario tipo sarebbero percepiti come un problema notevole. Tuttavia “anche se si utilizza questo modello di spiegazione, il dato del Tirolo, con il 15% di lavoratori con esperienze di discriminazione, è superiore alla media austriaca del 10%, il che è motivo di preoccupazione”, afferma il presidente della Camera del Lavoro Erwin Zangerl. Al di là delle interpretazioni che possono emergere dalla lettura dei dati, è utile domandarsi se le aziende o le organizzazioni possano permettersi un comportamento discriminatorio tra i propri dipendenti o da parte del management. “Se un comportamento discriminatorio - afferma Tobias Hölbing - si verifica nella forza lavoro per un periodo di tempo prolungato, ciò ha un impatto negativo sulle prestazioni dell'azienda o dell'organizzazione. Questo diventa comprensibile se si considera che i dipendenti colpiti devono utilizzare risorse mentali come l'attenzione o la concentrazione, che in realtà dovrebbero essere utilizzate per svolgere compiti nell'interesse dell'azienda, per regolare le proprie emozioni. Il risultato è che le assenze per malattia diventano più frequenti e i dipendenti sono più propensi a cambiare lavoro, con conseguenti costi per l'azienda”. Secondo Camera del Lavoro del Tirolo, Istituto Promozione Lavoratori e Agenzia del lavoro, i datori di lavoro sia del settore privato che di quello pubblico dovrebbero, nel loro stesso interesse, sforzarsi di creare un clima che promuova il sostegno reciproco e limiti il più possibile i comportamenti penalizzanti.


Discriminazione sul lavoro. In Trentino ridotta percezione del problema Cgil Cisl Uil: non siamo un’isola felice, da noi più debole la sensibilità verso molestie e discriminazioni.
In Trentino discriminazioni e minacce non sarebbero un problema per le lavoratrici e i lavoratori. Meno che in Alto Adige e in Tirolo. Almeno stando ai risultati dell’indagine sul clima lavorativo nell’Euregio, presentati stamane a Innsbruck e realizzata all'interno della European Working Condition Survey. Dallo studio emerge, infatti, che nella nostra provincia solo il 3% degli intervistati dichiara di avere subito minacce o maltrattamenti verbali nell’ultimo mese contro il 7% dell’Alto Adige e il 13% del Tirolo.
Una dinamica che si conferma anche riguardo alla discriminazione: nella nostra provincia appena il 3% delle lavoratrici e dei lavoratori non qualificati si dichiara vittima di discriminazioni sul luogo di lavoro, la percentuale sale al 4% nel caso degli addetti a servizi e commercio, al 6% tra i professionisti e si attesta al 3% tra di dirigenti. Dati decisamente più bassi di quelli registrati in Tirolo dove le percentuali sono rispettivamente del 24% tra i non qualificati, del 19% tra addetti a servizi e commercio, del 18% per i professionisti e del 14% tra i dirigenti.
Solo l' 8% delle lavoratrici trentine intervistate dichiara di avere subito una discriminazione di genere, percentuale che scende alla metà tra gli uomini mentre in Tirolo si attesta al 15% per entrambi i generi.
La percentuale di quanti hanno subito attenzioni sessuali non richieste in Trentino è dell’1%, contro il 3% del Tirolo. In tutta l’analisi l’Alto Adige si colloca a metà strada tra gli altri due territori. “La fotografia fornita dall’indagine rimanda un’immagine positiva e migliore per il Trentino – fanno notare i tre segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti oggi presenti ad Innsbruck -. Come hanno messo in luce gli stessi ricercatori, però, alla base di questo scarto nella percezione tra i tre territori c’è una diversa sensibilità legata ad una differenza culturale. Sarebbe bellissimo se in Trentino non esistesse il problema delle discriminazioni nei luoghi di lavoro, ma purtroppo sappiamo che non è così. Quel che certo è che in Tirolo c’è una maggiore facilità a far emergere queste situazioni anche perché le Camere del Lavoro dispongono di sportelli dedicati alla discriminazione e questi punti di riferimento aiutano le lavoratrici e i lavoratori a prendere coscienza e li sostengono. In Trentino, invece, andrebbe valorizzato e diffusol'accesso ai servizi offerti dal Consigliere di parità con maggior raccordo con i centri per l'impiego. Ma per farlo serve aumentare il personale dedicato a questi temi e andrebbe valorizzata l’educazione culturale proprio per favorire la consapevolezza delle discriminazioni e degli strumenti per contrastarle. Una società in cui le discriminazioni vengono negate, riduce la capacità di migliorare il clima nei contesti occupazionali e di rendere più attrattivo il mondo del lavoro, in particolare verso la componente femminile, che è centrale per aumentare i tassi di partecipazione al mercato del lavoro”.
Cgil Cisl Uil hanno sottolineato dunque la validità dell’analisi comparata tra i tre mercati del lavoro e hanno ribadito la necessità che studi come quello promosso a livello europeo da Eurofound, diventino strutturali nel tempo all’interno dell’Euregio.

Ultimo aggiornamento: 20/11/2023 19:45:23
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