Trento - Agenzia per la Famiglia e Università degli studi di Trento insieme per rendere più attrattivo e competitivo il territorio trentino sfruttando l'esistente e generando nuove opportunità per la comunità. Relatori di questo incontro, Luciano Malfer, dirigente generale Agenzia per la famiglia, natalità e politiche giovanili, Carlo Buzzi del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell'Università degli Studi di Trento, Giovanna Fambri dirigente Istituto Statistica e Tiziano Salvaterra Dipartimento Economia e Management Università di Trento. Il tema è incentrato sulla sfida che l'economia della saturazione pone nell'era post Covid.
Il primo intervento, del professor Carlo Buzzi, ha messo in rilievo quanto e come la questione demografica influisca sul territorio Trentino. "La situazione in Trentino, già prima del Covid, era molto compromessa. Il movimento naturale della popolazione negli ultimi dieci - quindici anni la dice lunga: le nascite nel 2015 sono pari ai decessi, mentre dopo le morti cominciano ad essere molto più numerose delle nascite. - ha detto Buzzi- Il Trentino, dal punto di vista naturale non perde residenti perché le migrazioni compensano in parte queste mancanze".
Dal punto di vista demografico in Trentino diventa sempre più complicato. Diminuiscono i bambini e gli anziani hanno raggiunto all'inizio del 2020 il 22% della popolazione. Il paradosso demografico del nostro territorio: i nati nel 2019 sono 4204, i 54enni sono 9012, gli 80enni sono oltre 4250, cioè superiori ai nati. "La pandemia, peggiorerà ulteriormente, questa situazione" ha sottolineato Carlo Buzzi. Perché avviene tutto questo? Le donne oggi fanno i figli in età sempre più avanzata, il parto avviene in età molto più avanzata che in passato. Poi c'è l'aspetto della diminuzione delle madri potenziali. Sono le mamme del 1985/1990 che hanno ridotto molto la fecondità e le loro figlie stanno dimostrando una tendenza a fare loro stese meno figlie. Ci sono poi sempre più donne che non fanno figli. Concorrono anche la crisi dei matrimoni e i fallimenti familiari. In Trentino poi, ci sono parecchie famiglie informali, cioè determinate da convivenze, lo conosciamo da figli nati da genitori non coniugati, 39 bambini su cento, oggi, nascono da una mamma non coniugata. La crisi economica agisce in maniera rilevante in tutto questo", ha concluso il professor Buzzi.
La parola è poi passata a Giovanna Fambri che ha illustrato gli indicatori socio-economici in Trentino misurati tramite il Pil procapite. "La società trentina sta invecchiando ma se guardiamo al Trentino come ricchezza, il nostro territorio ha una ricchezza economica molto elevata, tra le prime 50 regioni europee più ricche, superiore al Nord Est d'Italia e superiore alla Germania e alla Svezia - ha esordito la dirigente Fambri - Ma questa misura è stata recentemente messa in discussione perché ritenuta non rappresentativa del benessere della vita. Istat e Cnel hanno elaborato un insieme di indicatori per rappresentare un benessere eco-sostenibile che, per essere raccontato deve esprimere tutto quello che interessa il soggetto a 360°. Il Trentino, nella media delle regioni del nord Italia e dell'Italia in generale, si colloca ai vertici insieme alla Provincia autonoma di Bolzano. Il benessere evolve con l'evolvere della società, dal 2010 in poi, il Trentino ha fatto progressi in alcuni ambiti, in altri, invece, è regredito (es. relazioni sociali). Alcuni indicatori in progresso sono, per esempio, l'istruzione che lamenta, però, un ritardo nelle risorse umane. Il tasso di occupazione ci posiziona bene nell'ambito europeo ma in svantaggio rispetto alle regioni di Arge Alp.