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Frontalieri, approvata mozione sull'accordo tra Italia e Svizzera

Chiavenna (Sondrio) - Frontalieri, approvata mozione per l’interpretazione dell’accordo tra Italia e Svizzera. È stata approvata dall’aula del Consiglio regionale della Lombardia la mozione, a sostegno del Governo già impegnato nella soluzione delle discrasie interpretative riguardanti la definizione dei "Comuni di confine" e la platea di soggetti che rientreranno nel "regime transitorio" previsto dal nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri.


"Il tema - dichiara la prima firmataria Silvana Snider - è molto sentito sui territori di confine, in particolare dai cittadini che lavorano da sempre quali frontalieri in Svizzera ma si vedono oggi non considerati tali per una interpretazione diversa tra Stati. Nello specifico, attraverso questa mozione, chiediamo di salvaguardare il corretto status di lavoratore frontaliere e la corretta definizione dei comuni di frontiera”.


“La maggioranza di centrodestra lavora compatta e ha integrato e migliorato ulteriormente la mozione affiancando le associazioni sindacali nel sostenere la necessità di convocazione del tavolo interministeriale per discutere di queste tematiche. La volontà della Lega è stata quella di avere la più ampia condivisione possibile del testo vista l’importanza del tema e dei rapporti storici tra Regione Lombardia e Confederazione Svizzera”, lo afferma Silvana Snider, consigliere regionale della Lega membro della Commissione speciale “Rapporti tra Lombardia e Confederazione Svizzera”.


LA DECISIONE DEL CONSIGLIO REGIONALE SUGLI ACCORDI ITALIA-SVIZZERA
Evitare “l’uniformità dei provvedimenti su tutto il territorio europeo” nonché prevedere una “radicale modifica” di diversi dossier, tra i quali quelli riguardanti ambiente, qualità dell’aria e agricoltura, affinché non vengano fissati “target rigidi e astratti che spesso appaiono dettati da una impostazione ideologica e non da evidenze tecnico-scientifiche”. E’ la richiesta rivolta all’Unione europea dalla Risoluzione sulle politiche Ue, il documento approvato oggi a larga maggioranza (47 voti a favore e 22 contrari) dal Consiglio regionale nella Sessione europea, la particolare seduta che annualmente viene dedicata agli indirizzi della Regione sulle tematiche europee.


In un lungo e articolato testo il documento rivendica l’urgenza di un “maggiore e migliore coinvolgimento delle Regioni e delle comunità locali alla fase ascendente del processo decisionale dell’Unione”, concorrendo così a realizzare “l’idea originaria dell’Europa delle regioni, dei popoli e delle comunità”. Il modello di governance da perseguire, viene ulteriormente precisato, deve avere una configurazione multilivello fondata sul principio di sussidiarietà e quindi sulla valorizzazione delle istituzioni vicine ai territori e alle comunità.


Illustrata in Aula da Silvana Snider (Lega), la Risoluzione affronta punto per punto i numerosi temi legati alle competenze delle politiche europee, soffermandosi in particolare sulla necessità di una revisione delle politiche su immigrazione e asilo, riguardanti l’agricoltura e sulla prestazione energetica dell’edilizia. Viene anche ribadita l’importanza di perseguire il principio della neutralità tecnologica, che attribuisca pari dignità a tutte le soluzioni industriali e intraprenda la strada del nucleare di terza e quarta generazione.


Prima del voto finale sono stati respinti gli emendamenti che proponevano due proposte interamente sostitutive della Risoluzione di maggioranza: una sottoscritta dai Consiglieri PD e Azione-ItaliaViva e l’altra sottoscritta dai Consiglieri M5Stelle e AVS. Approvata invece una serie di emendamenti con modifiche al testo proposti dal Gruppo consiliare Lombardia Migliore. Tra questi anche la richiesta di promuovere “presso tutte le istituzioni europee ogni iniziativa finalizzata al raggiungimento della pace”. Sono stati respinti infine i sette ordini del giorno presentati dal Gruppo consiliare Patto Civico.


La discussione e il voto di oggi hanno concluso un lungo iter che ha coinvolto tutte le Commissioni consiliari, ognuna delle quali nelle scorse settimane aveva approfondito gli argomenti di propria competenza e avanzato specifiche proposte. Sono stati anche ascoltati il Sottosegretario alle Relazioni europee, i parlamentari europei eletti in Lombardia, rappresentanti degli uffici di Milano delle istituzioni europee e stakeholders in ambito economico e sociale.


Le dichiarazioni di voto
Christian Garavaglia (FDI) ha sottolineato come “il documento si occupa in modo efficace delle situazioni che affliggono i cittadini. Intende generare politiche di sviluppo e crescita. I risultati non si raggiungono con dichiarazioni generiche o ideologiche ma ponendosi obiettivi concreti. L’Europa deve essere fonte di opportunità e non di vincoli”.


Giudizio positivo anche dal capogruppo della Lega Alessandro Corbetta: “Con questo documento vogliamo dare voce ai problemi reali dei cittadini: immigrazione, ambiente, difesa del nostro tessuto produttivo, della casa, del lavoro, valorizzazione della nostra agricoltura e tutela dei prodotti tipici”. Per Corbetta si tratta di un documento equilibrato, che fa sintesi con le varie sensibilità rappresentate nella maggioranza di questa Aula unite dal principio di volere “più Lombardia in Europa”.


Fabrizio Figini (Forza Italia) ha spiegato che “il rapporto con l’Europa va implementato per far fronte alle sfide che ci aspettano e la risoluzione va in questa direzione: l’Europa deve parlare con una sola voce, in politica estera e con una difesa comune, a tutela degli interessi dei cittadini e allo stesso tempo preservando le diversità territoriali”.


Nicolas Gallizzi (Noi Moderati) nell’annunciare il voto positivo del suo gruppo si è soffermato sull’urgenza di lavorare per la pace in Ucraina auspicando un ruolo più incisivo su questa partita da parte dell’Unione Europea. Anche sul tema dell’immigrazione secondo Gallizzi è necessaria un’iniziativa coordinata a livello europeo, “iniziativa che finora è mancata scaricando il problema sui Paesi mediterranei e segnatamente sull’Italia”.


Parere negativo sulla risoluzione è stata espresso da Pierfrancesco Majorino (PD): “Un documento che manca di coerenza. Non possiamo non guardare a quel che succede fuori dalla Lombardia, se vogliamo essere un’istituzione dentro al mondo. Non possiamo far finta di nulla: per noi l’Europa è una prospettiva politica da costruire, non certo da frenare.

A partire dal tema della transizione ecologica che va affrontato con grande attenzione, insieme ai temi economici e del lavoro”.


Per Martina Sassoli (Lombardia Migliore) “la risoluzione è stata migliorata grazie anche alle nostre indicazioni e il suo contenuto è fortemente ancorato alla realtà del territorio lombardo. Il nostro giudizio è assolutamente positivo”.


Onorio Rosati (Alleanza Verdi e Sinistra) nella sua dichiarazione di voto ha precisato che la posizione sostenuta dal proprio gruppo in questa sessione europea è del tutto coerente con le battaglie condotte a livello parlamentare insieme al Movimento5Stelle su ambiente, immigrazione, giustizia sociale e pacifismo. “Alleanza Verdi e Sinistra – ha annunciato Rosati - voterà contro la risoluzione della maggioranza che tace sul grande tema della pace: per noi l’Unione Europea deve svolgere una funzione proattiva sulla gestione dei conflitti in Europa, quello che la Presidente von der Leyen non ha fatto in questi due anni di conflitto in Ucraina”. Rosati ha concluso proponendo di svolgere in un prossimo futuro una discussione in Consiglio regionale su quale tipo di Europa la Lombardia auspica.


Luca Paladini (Patto Civico) ha richiamato i grandi padri fondatori dell’Europa come Altiero Spinelli, Sandro Pertini e Umberto Terracini. “L’Europa – ha ricordato Paladini - è nata per costruire un futuro di pace, libertà, tolleranza e democrazia. Nel testo proposto dalla maggioranza e che noi non voteremo non c’è nulla di tutto ciò ma al contrario rinveniamo i segni del negazionismo ambientale, della chiusura preconcetta all’immigrazione, nella compressione dei diritti civili per le minoranze LGBT. Abbiamo proposto sette ordini del giorno su temi centrali come la povertà, la pace e l’ambiente che sono stati tutti bocciati. Nel complesso dunque questo dibattito è stata un’occasione persa”.


Anche Massimo Vizzardi (Azione-Italia Viva) ha preso atto con dispiacere che il Consiglio non sia riuscito a trovare un punto di equilibrio condiviso su un tema così importante come le politiche europee. “Regione Lombardia – ha precisato Vizzardi – ha la forza e il peso politico per gestire e non subire i condizionamenti delle lobbies e della grande finanza europea. Nel documento proposto dalla maggioranza non troviamo rispecchiata questa visione alta e ambiziosa e per questo motivo votiamo contro”.


Nicola Di Marco (Movimento5Stelle) ha esordito annunciando il voto contrario del suo gruppo alla risoluzione proposta dalla maggioranza. “Non era possibile migliorare quel testo – ha precisato Di Marco – sia per l’eccessiva stringatezza sia per i contenuti che ci trovano in gran parte contrari come sul tema ambientale dove auspichiamo che Regione Lombardia si adegui alle politiche europee sul green deal e la transizione energetica o come sul tema della pace sul quale non condividiamo la totale passività dell’Unione Europea che in questi due anni non ha fatto nulla perché si avviasse un vero negoziato tra le parti in conflitto”.


APPROVAZIONE


Ulteriori chiarimenti sul nuovo Accordo tra Italia e Confederazione elvetica e convocazione del Tavolo interministeriale presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Questi gli impegni al centro della nuova richiesta per il riconoscimento dei "Comuni di confine" e di “lavoratore frontaliere” contenuti in una mozione, prima firmataria la Consigliera Silvana Snider (Lega) e poi condivisa dal gruppo consiliare Fratelli d’Italia, approvata oggi all’unanimità dal Consiglio regionale della Lombardia.


Il documento, pur nella consapevolezza che il tema riguarda Accordi bilaterali per cui è necessario dialogare con le autorità svizzere, impegna il Presidente della Giunta e l’Assessore delegato a interagire con il Governo italiano affinché si faccia parte attiva con la Confederazione elvetica per chiarire le discrasie interpretative tra le Autorità fiscali di Italia e Svizzera, circa la corretta definizione dei “Comuni di confine” e della platea di soggetti che avranno diritto a le disposizioni del “regime transitorio”.


Il tema - dichiara la prima firmataria Silvana Snider, che è anche componente della Commissione speciale “Rapporti tra Lombardia e Confederazione elvetica” - è molto sentito sui territori di confine, in particolare dai cittadini che lavorano da sempre quali frontalieri in Svizzera ma si vedono oggi non considerati tali per una interpretazione diversa tra Stati. Nello specifico, attraverso questa mozione, chiediamo di salvaguardare il corretto status di lavoratore frontaliere e la corretta definizione dei Comuni di frontiera. La maggioranza di centrodestra ha lavorato compatta e ha integrato e migliorato ulteriormente la mozione, affiancando le associazioni sindacali nel sostenere la necessità di convocazione del Tavolo interministeriale per discutere di queste tematiche, vista l’importanza del tema e dei rapporti storici tra Regione Lombardia e Confederazione elvetica”.


A favore del documento si è espresso anche Giacomo Zamperini (FdI), Presidente della Commissione speciale Rapporti con la Confederazione elvetica. “Si tratta – ha dichiarato - di un tema importante che si gioca sulla pelle dei cittadini di 103 Comuni lombardi, non solo della provincia di Sondrio, ma anche delle province di Varese, Como, Lecco, Monza e Brianza, Bergamo e di Brescia. Anche grazie al nostro contributo vogliamo offrire una soluzione al problema, chiedendo la convocazione del Tavolo interministeriale, organismo utile per risolvere tutte le problematiche di applicazione del nuovo Accordo bilaterale, facendo chiarezza in una situazione di incertezza interpretativa sui Comuni di confine”.


Appoggio alla mozione anche da parte dei Consiglieri Giuseppe Licata (Azione – Italia viva) che ha auspicato “che la Regione convochi un tavolo sulla tassa sulla salute, imposta dalla Legge di bilancio ai lavoratori frontalieri”.
A fianco dei lavoratori frontalieri anche il PD per mezzo del Consigliere Angelo Orsenigo, e la Consigliera Paola Pollini (M5Stelle).


In dichiarazione di voto sono intervenuti Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega, che ha ricordato come l’applicazione del nuovo accordo riguarda anche 9 Comuni della Provincia di Monza e Brianza, e il capogruppo di Fratelli d’Italia Christian Garavaglia.


Una regola transitoria presente nel nuovo accordo, e che rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2033, stabilisce che i Cantoni Vallese, Ticino e Grigioni continueranno a versare, come hanno fatto fino ad ora, ai Comuni di confine una compensazione finanziaria sulla remunerazione dei vecchi frontalieri, ovvero il 40% delle imposte prelevate nella Confederazione, meglio conosciuti come ristorni.


Dopo tale data, se ci saranno ancora vecchi frontalieri, questi ultimi continueranno a essere tassati al 100% in Svizzera e la Confederazione potrà trattenere la totalità del gettito fiscale. Quindi, non ci saranno più ristorni all’Italia. Per l’anno fiscale 2022, il Ticino ha versato ai Comuni di confine circa 107,5 milioni di franchi.

Ultimo aggiornamento: 26/03/2024 17:35:27
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