Breno - Grande serata per il Club di Vallecamonica, con prestigiosi ospiti del basket internazionale e la presenza del Governatore Area2 Lombardia Attilio Belloli.
Introdotti dal presidente Bonino, i dirigenti e giocatori della Pallacanestro Brescia Germani Basket, hanno risposto alle domande del giornalista Roberto Goffi con puntualità e chiarezza, dimostrando tutta la passione e l’entusiasmo nella gestione di una prestigiosa società sportiva. Il primo intervistato è stato Marco De Benedetto, Direttore Generale della Pallacanestro Brescia, che inizialmente ha portato i saluti del presidente della Leonessa, cav. Mauro Ferrari, ed ha ringraziato per l’invito ‘a conoscere il nostro progetto di società sportiva che via via cresce ogni giorno’. ‘il presidente lo scorso anno ha affidato le chiavi del Club a me e al coach Alessandro Magro e adesso ci sono 40 giovani persone, 9 negli uffici, 17 nello staff sportivo tra atleti, tecnici, fisioterapisti e il resto nello staff dirigenziale che hanno l’obiettivo di riportare il sorriso e l’entusiasmo intorno al basket bresciano’.
De Benedetto ha poi snocciolato i risultati tecnici dello scorso anno, il terzo posto nella regular season, la final eight della Coppa Italia, i play off ma soprattutto ha sottolineato come l’evento più bello ed entusiasmante della stagione sia stata la festa finale quando i tifosi e gli sportivi bresciani hanno condiviso sorrisi e felicità con la squadra e i dirigenti. ‘Il basket è coinvolgente, lo spazio tra giocatore e pubblico è minimo, chi vede una partita di basket torna al palazzetto perché si è divertito’. Perché tanti giovani? ‘Io e il coach abbiamo circa 40 anni ma tanta esperienza maturata nel basket, è più facile il linguaggio con i giocatori, abbiamo un percorso comune da svolgere e stiamo lavorando bene’.
Le domande hanno poi coinvolto il Team Manager Alessandro Ferrone, 27 anni, proveniente da Roma, con esperienze maturate in giro per il mondo, una grande passione per il basket che ha praticato e del quale si ritiene innamorato. Perché proprio a Brescia? ‘E’ un bel progetto quello di Brescia, una piazza importante ma dove la gente ti lascia lavorare tranquillamente ma nello stesso tempo ci segue con passione ed entusiasmo. Il mio lavoro consiste nell’organizzazione logistica della squadra e dei giocatori cercando di risolvere i loro problemi e gestire al meglio le loro esigenze’. La palla poi è passata ai due giocatori presenti: prima Amedeo Della Valle, miglior realizzatore della scorsa stagione e poi Nikola Akele hanno risposto alle domande di Roberto Goffi. Come ci si rapporta a un team Manager molto giovane per te che sei un po’ la chioccia di questa squadra? ‘Alessandro è un ragazzo che sta lavorando decisamente bene, è il più richiesto da noi giocatori. Per quanto mi riguarda il rapporto con i più giovani è molto buono, sono un po’ il tramite tra giocatori americani e italiani, favorito dalle mie esperienze nei colleges e nella NCAA americana, dalla conoscenza dell’inglese, ma direi che ognuno è chioccia di se stesso’.
Della Valle ha poi parlato delle differenze tra basket USA e italiano: ‘C’è un abisso a livello di strutture, il college e l’università sono il top, molto diversa la cultura sportiva, il Fair Play del Panathlon in America è una costante in campo e in tribuna. La mia carriera in Italia è passata da Casale Monferrato a Milano a Brescia ma non c’è una squadra o una società che mi ha dato un’impronta, forse Reggio Emilia, ma mi piace sempre confrontarmi con me stesso. Ho incontrato i più grandi giocatori mondiali ed europei, ho indossato la maglia azzurra, ho vinto un Europeo Under 20 e con la nazionale si vivono emozioni indescrivibili, il club è il lavoro, la professione, la Nazionale è passione ed emozione. Lo scorso anno il terzo posto è stata una sorpresa per me e spero sia così anche quest’anno’. E’ stato poi il turno di Nikola Akele rispondere alle domande di Goffi; dapprima un po’ di storia, con la passione per il basket già emersa all’età di 6 anni a Montebelluna, ‘poi l’esperienza formativa sia per la mia vita che per lo sviluppo fisico e tecnico prima in America poi a Venezia. Negli States sei costretto a crescere in fretta, ad acquisire autonomia e responsabilità’.