Infatti, Il piano ha introdotto una serie di obblighi in materia di recupero e di mitigazione ambientale anche a tutela della Rete Ecologica, in taluni casi anche nell’ottica della valorizzazione di aree verdi caratterizzanti il contesto.
Ha concluso Bontempi: “Abbiamo lavorato con la massima trasparenza e pubblicità possibile, con trasversalità di analisi e condivisione di richieste giunte dal mondo associazionistico, imprenditoriale ed ambientalista, nell’interesse dei territori e dell’economia lombarda”.
Approfondimento
Molte le novità presenti nel Piano ed illustrate dal consigliere regionale Bontempi: innanzitutto il piano stima il fabbisogno di inerti secondo modalità coerenti con i criteri regionali ed è in grado di garantire le richieste di mercato dei prossimi anni, anche in caso di congiunture espansive. Il dato finale dei volumi di sabbia e ghiaia da reperire è stimato in circa 43 milioni di metri cubi e non si discosta in termini significativi dai dati relativi agli inerti autorizzati e cavati negli anni di attuazione del precedente piano cave, pur contrassegnati da un lungo periodo di crisi.
Nella distribuzione di tale fabbisogno si è tenuto conto di vari elementi. Si è confermata la distribuzione territoriale precedente, che garantiva, attraverso l’individuazione degli ATE, un minimo di reperibilità di materiale anche in zone ove i giacimenti di qualità sono rari. Si è elaborata una modalità, il cosiddetto algoritmo matematico, che ha consentito di assegnare i volumi alle varie aree estrattive tenendo conto, oltre agli aspetti di carattere territoriale ed ambientale, delle attività imprenditoriali di cava svolte in attuazione del piano precedente, in un quadro teso a perseguire una distribuzione equilibrata e non parziale del fabbisogno, con attenzione anche ai piccoli-medi operatori.
In sintesi, il piano non prevede nuovi Ambiti Territoriali Estrattivi (ATE), anzi riduce di 15 il numero di quelli del precedente piano del 2005 (si passa da 53 a 38 ATE) e chiarisce cosa si deve intendere per "Riserve residue stimate": il significato di tale categoria è ricondotto a quello, meramente tecnico, di differenza fra volumi stimati come disponibili entro un giacimento e volumi di produzione prevista nel decennio. È stato quindi specificato che l'indicazione di tali “riserve” nella scheda degli ATE non pregiudica o precostituisce alcun orientamento o particolare aspettativa o affidamento rispetto alla futura pianificazione settoriale, che dovrà ovviamente tener conto delle esigenze territoriali ed ambientali del caso.
Degno di nota il fatto che il piano valorizza tali riserve, me nel senso di affermarne la potenziale utilizzabilità in caso di necessità, ossia laddove debbano attivarsi le "cave di riserva per opere pubbliche": la normativa di piano prevede che per limitare il più possibile il ricorso alle c.d. "Cave di prestito", nel caso di futura attivazione di opere pubbliche non previste al momento della stesura del Piano cave, gli inerti andranno reperiti prioritariamente entro gli ATE ove si riscontrino riserve residue, ovvero volumi di fatto maggiori di quelli assegnati dal piano per il soddisfacimento del fabbisogno ordinario.
Quanto alla destinazione finale degli ATE il Piano ha valorizzato l'uso naturalistico (talvolta accostandolo a quello a verde pubblico attrezzato o agricolo), prevedendo l’uso insediativo ove vi fosse un orientamento comunale favorevole.
Si è soppressa l'indicazione del possibile riempimento delle cave esaurite con materiali in quanto poteva essere intesa come preordinata a consentire in ogni caso il riempimento delle cave con rifiuti.
Per quanto attiene poi le Norme Tecniche di Attuazione, sono state apportate alcune novità di rilievo, come ad esempio: la tutela del Giacimento: i Comuni non possono rilasciare, anche a piano scaduto, autorizzazioni che prevedano la localizzazione di impianti sottoquotati con escavazione di materiale inerte; la possibilità di recupero delle cave mediante formazione di bacini irrigui/laminazione; la previsione di coltivazione della cava per lotti successivi, previo recupero del lotto precedente; monitoraggio e controllo dell'attività e dei recuperi ambientali ad opera dei Comuni integrando quest'ultima attività in quella di monitoraggio della VAS del Piano.
L'INTERVENTO DI FERRAZZI
Il Consigliere regionale Luca Ferrazzi ha chiesto quest’oggi in aula lo stralcio di 4 siti estrattivi (3 ricadenti nel territorio tutelato dal PTRA della Franciacorta -g05, g09, g10- ubicati nei comuni di Capriolo, Palazzolo sull'Oglio, Cazzago San Martino, Rovato, Paderno Franciacorta, ed il g15 ricadente nel confinante comune di Travagliato territorio devastato da una miriade di crateri e da numerose discariche.
A tal proposito il consigliere regionale Ferrazzi ricorda che il Piano Territoriale Regionale d'Area Franciacorta, approvato dalla stessa maggioranza nel 2017, è stato adottato come strumento di governance e programmazione territoriale per ridurre il del consumo di suolo, promuovere la rigenerazione urbana e la valorizzazione delle identità culturali e paesaggistiche per contrastare i processi in atto di banalizzazione del territorio e per proiettare le rilevanti potenzialità dell’area sugli scenari nazionali e internazionali”, ciò nonostante -ribadisce Ferrazzi-la maggioranza con l’approvazione di questo Piano cave ha mantenuto attivi 3 siti estrattivi in prossimità di vigneti DOCG Franciacorta (ate g05 Capriolo; ate g09 Cazzago San Martino – Rovato; ate g10 Paderno Franciacorta) smentendo se stessa e contravvenendo palesemente a quanto previsto dal PTRA approvato nel 2017.
Tra l’altro lo stralcio degli ate g05, g09, g10 e g15 – sottolinea Ferrazzi- non inciderebbe in modo significativo sui volumi complessivi previsti dal Piano cave, quindi appare davvero inconcepibile questo accanimento nei confronti di questi comuni.
Il consigliere Ferrazzi, nel ribadire che la Franciacorta è un’area territoriale di assoluto pregio ambientale e culturale, che la vite è una delle colture più pregiate e rende questo territorio strategicamente rilevante anche a livello internazionale; che proprio per volere di Regione Lombardia nel 2017 è stato approvato dal Consiglio di Regione Lombardia il PTRA Franciacorta e che conseguentemente i 22 comuni che ne fanno parte hanno dovuto adeguare i propri PGT nel rispetto delle disposizioni previste per la Salvaguardia delle colture di pregio e per la redazione dei PGT per la destinazioni d’uso agricolo.
È inammissibile, sottolinea Ferrazzi - che oggi lo stesso Consiglio regionale, con l’approvazione del nuovo Piano cave, smentisca il PTRA del 2017 autorizzando un indiscriminato consumo di suolo in un territorio che dovrebbe essere tutelato e valorizzato.
Infine - aggiunge Ferrazzi - è inammissibile, che nel Piano cave in discussione, non si sia neppure tenuto conto del “Rapporto Ambientale e Studio di Incidenza” della Provincia di Brescia che già nel 2021 aveva segnalato nei comuni di Travagliato, Capriolo, Palazzolo sull’Oglio, Cazzago San Martino, Rovato e Paderno Franciacorta una interferenza elevata con elementi di difesa del suolo e delle acque, una interferenza con elementi naturali paesaggistici nonché con gli insediamenti residenziali esistenti.