Informativa

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per le finalità di esperienza, misurazione e marketing (con annunci personalizzati) come specificato nella cookie policy. Il rifiuto del consenso può rendere non disponibili le relative funzioni.
Usa il pulsante “Accetta” per acconsentire. Usa il pulsante “Rifiuta” per continuare senza accettare.

-

Il Trentino ha poca ‘fame’, serve più voglia di creare e fare impresa

Presentazione del secondo rapporto OCSE con le proposte di azione

Trento - Sfruttare il potenziale di crescita di tutte le aziende, ad esempio agendo sugli incentivi per aiutare le imprese a crescere e consolidarsi, anche aumentando la quota di “scaler”, cioè delle realtà che fanno il salto dimensionale oltre la fase di start-up. Nel settore della ricerca, favorire le collaborazioni e definire al meglio le aree di maggior interesse per le imprese trentine. Riguardo all’internazionalizzazione, si può fare leva sulla diversificazione dei mercati di sbocco, la riduzione della dipendenza da aree a rischio geopolitico, la crescita internazionale del commercio dei servizi. Decisivo anche l’impulso positivo al mercato del lavoro: occorre infatti ridurre le barriere fisiche e immateriali alla mobilità dei lavoratori (casa, pendolarismo, smartworking), garantire maggiore stabilità lavorativa ai giovani, offrire più servizi per l’infanzia. Con l’obiettivo di favorire la partecipazione femminile e l’incremento del tasso di natalità, nonché nel breve periodo l’attrazione di famiglie con figli. Tutto questo per allineare l’offerta e la domanda di lavoro, favorendo il potenziale di crescita e di innovazione dell’economia locale.

Sono alcune delle proposte per rilanciare la competitività del Trentino contenute nel secondo rapporto sulla Produttività Territoriale del Trentino presentato in Sala Belli in occasione dell’incontro sul Tavolo sulla produttività. “Grazie al lavoro di Ocse, Provincia, Camera di commercio e di tutti gli attori di ricerca del territorio, abbiamo un quadro di analisi ancora più definito e una base molto utile e concreta di proposte di politica economica per affinare le azioni volte a rilanciare la produttività del nostro territorio” le parole dell’assessore provinciale allo sviluppo economico, università, ricerca e lavoro Achille Spinelli, che sul tema della produttività ha dato una vera e propria “scossa” chiedendo l’impegno di tutti gli attori del territorio.

“Un lavoro, quello del Tavolo - ha aggiunto Spinelli - che certamente proseguirà sulla valutazione dell’impatto delle politiche economiche pubbliche, una priorità per la Giunta che ha l’obiettivo di migliorare e correggere le azioni di incentivazione, nell’ottica di un crescente sostegno allo sviluppo e alla qualità del lavoro. I temi posti dal rapporto sono centrali, pensiamo all’affinamento degli incentivi, al potenziamento della ricerca privata, alla casa oppure al tema degli affitti brevi, che per tanti rappresenta un’opportunità di guadagno sul territorio, ma che se guardiamo in un quadro generale rappresenta una scorciatoia, che contribuisce a togliere la ‘fame’, la voglia di intraprendere, di creare impresa e sviluppo, che è un fattore presente in regioni vicine come il Veneto e che invece è meno forte nel nostro territorio. Dobbiamo invece dare tutti un impulso determinante alla crescita d’impresa. Ogni attore e categoria economica deve credere nell’innovazione, deve guardare al futuro coltivando la voglia di investire, innovare, creare valore, dando anche un esempio ai giovani. Gli strumenti e incentivi ci sono. Lavoriamo per migliorarli anche alla luce degli importanti spunti emersi nel rapporto, ma occorre l’impegno davvero condiviso per la crescita, altrimenti avremo rischi di prospettiva per il Trentino”.

Il rapporto è stato illustrato dell’incontro sul Tavolo sulla produttività che ha visto assieme Ocse, Provincia autonoma di Trento, Camera di commercio, Università, Agenzia del Lavoro, FBK-IRVAPP, enti di ricerca.
I lavori, arricchiti nella parte di dibattito degli interventi dei rappresentanti delle associazioni di categoria, dei sindacati e del presidente di Agenzia del Lavoro Riccardo Salomone, sono stati introdotti da Laura Pedron, dirigente generale del dipartimento sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia.

A presentare il secondo rapporto sulla produttività territoriale del Trentino Alessandra Proto, responsabile del Centro Ocse di Trento, assieme a Carlo Menon, responsabile del Laboratorio per la produttività territoriale di Ocse Trento.

Il secondo rapporto, ha precisato Proto prima di lasciare l’illustrazione nel dettaglio al collega Menon, è più tematico rispetto al primo, che ha avuto uno scopo più generale di indagare l’economia generale del Trentino, e quindi contiene approfondimenti specifici sui temi evidenziati: le microimprese (fino a 10 addetti), che sono una parte del tessuto produttivo molto importante del Trentino, visto che coprono oltre il 40% dell’occupazione, l’internazionalizzazione, seguita dall’approfondimento sui rapporti tra ricerca e sviluppo anche in relazione alle esigenze delle industrie e dalle imprese trentine, comprese le micro e le PMI. C’è poi un’ultima parte sul mercato del lavoro e quindi sulla qualità del lavoro. La responsabile del Centro Ocse ha sottolineato come in questo periodo in Trentino abbia sostanzialmente una piena occupazione, ma il quadro ha di fronte una prospettiva di complicazione dovuta al cambiamento della demografia e della partecipazione al mercato del lavoro. Da considerare, ha aggiunto, anche il tema rilevante dello ‘skills mismatch’, ovvero della combinazione tra competenze possedute dai lavoratori e quelle richieste dalle imprese che in questo momento fanno fatica a combaciare.

Nel rapporto è stata inoltre evidenziata la capacità attrattiva di fondi Ue del Trentino, il ruolo di eccellenza dei partner della rete della ricerca come FBK, il potenziale di crescita nel commercio dei servizi.

Proprio su quest’ultimo punto, il commercio internazionale di servizi (manutenzione, assistenza post vendita, progettazione e via dicendo) Matteo Degasperi, direttore ufficio studi e ricerche della Camera di commercio di Trento, ha presentato l’approfondimento sviluppato assieme a Ocse. Si tratta di una prima indagine, ha spiegato, che vuole esplorare un mondo, finora poco conosciuto, in crescita anche in Trentino. L’indagine realizzata assieme all’Ocse evidenzia come oltre il 7% delle imprese trentine sia esportatore di servizi, il doppio rispetto alla quota di imprese che esporta beni, ad esempio in campo assicurativo, di progettazione, assistenza o nei servizi pre e post vendita. Questo è quindi un ambito, ha aggiunto Degasperi, che può dare un apporto crescente all’economia territoriale, considerando la digitalizzazione e la progressiva terziarizzazione di settori quali l’industria.

Il prossimo appuntamento sarà la conferenza internazionale il 5-6 giugno su “Come le politiche locali possono rilanciare la produttività”. Nel corso dell’incontro è stato condiviso l’impegno a proseguire l’attività del Tavolo sulla produttività per focalizzare i temi strategici e di attualità per l’economia provinciale.

IL COMMENTO DEI SINDACATI
Molte conferme e poche novità. Si potrebbe sintetizzare così quanto emerge dal II Rapporto sulla produttività del Trentino presentato questa mattina. Lo studio, di cui Cgil Cisl Uil hanno apprezzato la profondità e il rigore dell’analisi, offre ancora una volta spunti interessanti per provare a risolvere alcune delle criticità del sistema economico provinciale. “Il punto è cogliere questi suggerimenti e trasformarli in linee guida per le politiche industriali e di sviluppo del Trentino”, fanno notare i tre segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Largher, senza nascondere la delusione per i pochi passi avanti compiuti nell’ultimo anno. L’analisi, infatti, sottolinea ancora una volta la necessità – condivisa dai sindacati confederali – di investire in innovazione, sostenendo la crescita dei settori a più alto valore aggiunto quali l’industria e il terziario avanzato e comunque tutti quei comparti che investono in ricerca e sviluppo, contribuendo alla competitività del sistema produttivo locale. Un’altra importante conferma, legata a filo doppio alla prima considerazione, è la dinamica salariale insoddisfacente del Trentino che continua ad avere retribuzioni più basse del vicino Alto Adige e sotto la media del nordest. Una questione che dipende dalla composizione del tessuto produttivo. “Il Trentino ha una dinamica salariale, al netto dell’inflazione, simile alla media italiana. Siamo arretrati rispetto a qualche anno fa quando eravamo allineati con Bolzano alle regioni europee più avanzate. E’ a quelle che bisogna tornare a guardare per ridare slancio alla nostra crescita. L’Italia è il Paese tra quelli del G20 che ha avuto la perdita più forte del potere d’acquisto dei salari dal 2008. Il parametro trentino non può essere questo. Bisogna riposizionare l’asticella verso l’alto”. Per farlo Cgil Cisl e Uil insistono sulla necessità di politiche industriali che favoriscano la crescita della produttività e dei salari, vale a dire incentivi alle imprese legati agli investimenti in innovazione, sgravi fiscali vincolati alla contrattazione di secondo livello per favorire gli aumenti in busta paga e un welfare provinciale che ampli le misure conciliative favorendo l’ingresso e la permanenza delle donne sul mercato del lavoro, misure per la casa e sostegno alle famiglie. “Bisogna puntare alla crescita del lavoro di qualità, alla valorizzazione delle competenze dei nostri giovani e alla stabilità occupazionale”, concludono i tre segretari.
Ultimo aggiornamento: 27/03/2025 10:14:51
POTREBBE INTERESSARTI
ULTIME NOTIZIE