Trento - Sostenere una politica industriale che innovi il settore e favorisca la crescita dell’indotto, ma soprattutto che si metta al centro il lavoro, in termini di qualità dell’occupazione, di garanzie del posto di lavoro e di sostegno alle retribuzioni. Sono questi i
due paletti che secondo la
Cgil del
Trentino dovrebbero essere inclusi nella nuova normativa provinciale sugli
impianti a fune. Le osservazioni e le proposte del sindacato di Via Muredei sono state illustrate oggi in
III Commissione dal segretario generale
Andrea Grosselli.
I

l
sindacato, comprendendo le perplessità già espresse dal Consiglio delle Autonomia Locali, ha sottolineato dunque l’opportunità che il disegno di legge firmato dall’assessore Failoni diventi anche un’opportunità sia in termini di sviluppo del territorio sia dell’occupazione.
“Dal nostro punto di vista la legge dovrà favorire la definizione di politiche industriali che incentivino l’investimento in innovazione delle società che gestiranno gli impianti di risalita, anche in termini di sostenibilità ambientale - ha detto Grosselli -. Allo stesso tempo, visto che parliamo di un’autorizzazione pubblica, è importante che si mettano in campo delle strategie industriali che sostengano anche lo sviluppo delle imprese dell’indotto, sia riguardo alla fornitura di servizi, sia nel turismo e nel commercio. Solo in questo modo si potrà favorire, come avvenuto in Alto Adige, la crescita dell’economia dell’intero territorio di valle”.
La Cgil ha puntato anche l’accento sulla questione lavoro. “La nuova legge può essere uno strumento per qualificare anche l’occupazione – ha chiarito Grosselli -. Chiediamo, in buona sostanza, che la norma metta nero su bianco l’obbligo dell’adozione dei contratti nazionali firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, che si prevedano misure per incentivare la contrattazione di secondo livello per le realtà che non ce l’hanno e infine che si prevedano garanzie di continuità occupazionale. Pensiamo ad una sorta di clausola sociale che tuteli i lavoratori a tempo indeterminato e stagionali di lungo corso in caso di venir meno del regime autorizzativo”.