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Incontro alla Rsa "Villa Alpina" di Montagnaga di Piné

Visita dell'assessore provinciale Tonina all'APSP "Civica di Trento"

Montagnaga di Pinè (Trento) - Proseguono le visite alle Aziende pubbliche di servizi alla persona del Trentino a cura dell'assessore provinciale alla salute e politiche sociali: oggi pomeriggio è stata la volta della Rsa "Villa Alpina" di Montagnaga di Piné.

La struttura, gestita dalla Cooperativa sociale Spes di Trento, ospita 63 posti letto accreditati, 56 convenzionati di cui uno di sollievo, è stata ristrutturata alla fine degli anni '90 ed è entrata in funzione nel 2001.

Accolto dalla direttrice Kati Espen, dalla presidente di Spes Paola Maccani e dal personale della struttura, presenti anche gli amministratori locali e il sindaco, l'assessore era affiancato dalla dirigente del Servizio provinciale politiche sanitarie e per la non autosufficienza Monica Zambotti e, per l'Apss, dal direttore del Supporto clinico organizzativo alle Rsa Sergio Minervini e da Salvatore Piazzese dell'U.O. Cure primarie - Distretto est.

Nel corso della visita, l'assessore provinciale ha espresso la propria volontà all'ascolto e alla conoscenza delle diverse realtà del Trentino, elogiando questa piccola struttura di eccellenza, che ha saputo costruire reti stabili con la comunità di riferimento, gli amministratori locali e il territorio. Senza dimenticare l'impegno e la dedizione dei tanti professionisti che, quotidianamente, operano per dare il massimo alle persone più fragili, per farli sentire accolti, promuovendo al contempo la loro dignità e autonomia. Tracciando un quadro sulle future emergenze che andranno affrontate al più presto con programmazione, fra cui la denatalità e l'invecchiamento della popolazione, l'assessore alla salute e politiche sociali ha spiegato come il Trentino, sotto il profilo delle residenze rivolte agli anziani, si qualifichi rispetto ad altri territori, come testimonia appunto la Villa Alpina di Montagnaga di Piné.

La direttrice ha quindi spiegato come gli ospiti siano suddivisi su tre piani in altrettanti nuclei distinti, organizzati il più possibile per tipologia di residenti, dove all'ultimo piano ci sono gli ospiti più autosufficienti.

Il periodo pandemico ha poi contribuito a rivoluzionare l'organizzazione, spingendo a sfruttare i piani in maniera diversa e portando anche un miglioramento nella qualità del servizio, con una diminuzione dei tempi di spostamento. In questo senso uno dei prossimi obiettivi sarà quello di ampliare l'infermeria. Forte è poi il legame della Rsa col territorio di riferimento, fatto anche di una collaborazione sinergica con il tessuto associativo, che si esplica in numerose iniziative e anche in un piccolo orto a disposizione degli ospiti. Strategico infine il rapporto con le famiglie: uno dei punti di forza della struttura è l'incontro con i familiari prima dell'ingresso, proprio per comprendere il vissuto e accogliere al meglio il nuovo ospite.

Fra le esigenze, la necessità di potenziare il personale infermieristico, anche in prospettiva di poter riaprire il punto prelievi della zona, che si trovava presso la Rsa ma che è stato chiuso durante il covid.

L'assessore alla salute all'APSP "Civica di Trento"
Capire i reali bisogni del territorio e le esigenze delle diverse Aziende pubbliche di servizi alla persona, impostare una strategia condivisa per affrontare varie questioni che si presentano nelle strutture e avere un quadro completo delle realtà locali: sono alcune delle motivazioni che portano l’assessore alla salute, politiche sociali e cooperazione in visita alle APSP trentine. Ieri l'assessore era alla “Civica di Trento”, che ha sede presso la RSA San Bartolomeo di Via della Malpensada, dove ha incontrato il Cda guidato da Michela Chiogna, presidente anche di Upipa, la direttrice Francesca Galeaz, il personale, gli ospiti e i rappresentanti delle famiglie delle quattro strutture che fanno capo all'APSP.
All'incontro ha partecipato anche il sindaco di Trento.
L'assessore ha sottolineato l'importanza di poter analizzare le problematiche delle varie strutture che sta visitando dall'inizio della Legislatura, per poi condividere un percorso e pianificare interventi in relazione alle necessità e ai bisogni che sono stati presentati nella fase di ascolto. Ha poi evidenziato il valore delle competenze dei dipendenti, ricordando anche coloro che si sono prestati con spirito di servizio durante il difficile periodo del Covid e la chiusura dell'accordo con i sindacati, che prevede complessivamente 3 milioni di euro per un riconoscimento a tutto il personale. Nel suo discorso l'assessore ha toccato i temi più urgenti che riguardano il settore dell'assistenza e della società in generale, come il calo delle nascite e l'invecchiamento della popolazione: per affrontarli è necessario saper guardare in prospettiva e le politiche portate avanti finora, grazie alla speciale Autonomia del Trentino, hanno permesso di poter garantire migliori condizioni e alta qualità di vita negli anziani, ma è soprattutto per i giovani che bisogna agire. Per questo bisogna fare di più nell'ambito della prevenzione. La politica ci deve credere, deve saper lavorare in modo trasversale e proprio l'Autonomia può aiutare a realizzare questa visione, anche come forma di riconoscenza verso tutte quelle persone, ora anziane, che hanno contribuito alla rinascita del nostro territorio nel Dopoguerra e alla crescita del Trentino.

L'assessore ha inoltre ricordato come un terzo delle risorse del bilancio provinciale sia destinato alla sanità e alle politiche sociali e il ruolo importantissimo dei medici di medicina generale, anche nella strutturazione che la sanità trentina vorrà darsi nel prossimo futuro, con l'implementazione delle Case della salute.
Ad accompagnare l’assessore, la direttrice per l’integrazione socio sanitaria dell’Apss Elena Bravi, il direttore per il supporto clinico organizzativo alle RSA Sergio Minervini, la dirigente del servizio Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza Monica Zambotti, la direttrice dell'Ufficio politiche a favore delle persone non autosufficienti Micaele Gilli del Dipartimento salute e politiche sociali PAT con il geometra Marcello Guidi.

La “Civica di Trento” gestisce, come detto, quattro RSA per complessivi 358 posti letto, tutti convenzionati con l’Azienda provinciale per i Servizi Sanitari: la RSA S. Bartolomeo che ha 124 posti, di cui 20 del nucleo per demenza e 20 del nucleo sanitario, la RSA Angeli Custodi, 108 posti, la RSA di Gabbiolo, una struttura non più adeguata alle esigenze attuali, che sarà dismessa una volta completati i lavori di ampliamento della S. Bartolomeo e la RSA di Gardolo, 70 posti. L’Azienda pubblica gestisce inoltre un centro diurno Alzheimer, anch’esso destinato ad essere ospitato nella rinnovata struttura S. Bartolomeo, 20 appartamenti per alloggi protetti e un centro servizi (mensa aperta, cura e igiene). L'Azienda fornisce inoltre pasti a domicilio in convenzione con il Comune di Trento ed è stata coinvolta come pilota nel progetto provinciale di revisione dei nuclei demenza concluso a fine 2023. La progettazione di ampliamento della struttura di S.Bartolomeo è in fase esecutiva.

È stato presentato il progetto “Green Center”, che vuole offrire risposte alle persone con iniziali segni di decadimento cognitivo, prive di una diagnosi specifica di demenza e ancora sostanzialmente autonome. Partner di quest'ultimo progetto, che ha permesso di avviare una proficua rete di collaborazione fra diverse realtà, Spazio Argento, Apss – CDCD, Associazione Alzheimer Trento, UISP, Associazione ReAct, Federazione Trentina Cooperative, Re-Move. Del progetto ne ha parlato diffusamente nel corso dell'incontro la direttrice Francesca Galeaz, sottolineando che l'iniziativa intende dare risposte strutturate da parte di professionisti ed essere al contempo uno spazio aperto alla comunità, un segno di inclusione anche per il superamento dello stigma legato alle problematiche della demenza.

Michela Chiogna ha evidenziato come gli anziani residenti in RSA oggi presentino un grado elevato di compromissione della salute e siano in crescita le patologie con sviluppi psichiatrici e legate alla demenza, per cui diventa sempre più difficile dare risposte a bisogni così diversi in uno stesso ambiente di vita. Vi è poi il costo del personale a carico dell'APSP, che conta anche un elevato numero di dipendenti in fascia di età prossima alla pensione, con le conseguenze che questo comporta anche in merito alle condizioni di salute dei dipendenti stessi. La continuità del servizio, infatti, viene evidenziata come un elemento importantissimo in questi contesti.
Ultimo aggiornamento: 29/05/2024 19:14:03
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