La quota maggiore è da attribuire ai “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (21,2%), seguiti da “macchinari ed apparecchi” (18,4%), “mezzi di trasporto” (10,2%) e “sostanze e prodotti chimici” (8,2%).
La criticità del momento ha penalizzato in particolare le vendite all’estero di “macchinari ed apparecchi” (-74 milioni), di “mezzi di trasporto” (-84 milioni) e, in termini relativi, di “articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici” (-12 milioni pari a -79%). Mostrano ancora segnali di tenuta le esportazioni di produzioni agricole non trasformate, di prodotti del settore estrattivo e quelle della filiera alimentare e delle bevande.
Sempre nel periodo aprile-giugno 2020, il valore delle importazioni di merci in Trentino è risultato pari a 449 milioni di euro, registrando un calo del 33,5% (-226 milioni) rispetto al secondo trimestre 2019; il calo registrato è particolarmente intenso nelle forniture provenienti dai Paesi europei (-36,5%); risulta invece più contenuto il calo dell’import dai Paesi extra-Ue (-21,4%) sul quale incide, in controtendenza, il deciso balzo delle importazioni dalla Cina (+41,2%), che diventa il terzo Paese fornitore della nostra provincia. Tra le categorie merceologiche importate, al primo posto si collocano “legno, prodotti in legno, carta e stampa” (14,6% dell’import complessivo) e i “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (12,5%).
“I dati che abbiamo di fronte – ha commentato Giovanni Bort, presidente della Camera di Commercio di Trento – ci forniscono un quadro inquietante per il drastico calo subìto dall’interscambio tra la nostra provincia e i nostri partner commerciali. Si tratta di dati attesi e ampiamente previsti, che però sollevano preoccupazioni allarmanti per la loro consistenza. Nel registrare la discontinuità delle importazioni dalla Cina, che quasi raddoppiano per entità, è importante rivolgere la massima attenzione alle dinamiche in atto e lavorare per ristabilire al più presto le condizioni necessarie alla ripresa dei rapporti commerciali con il resto del mondo”.