Brescia – L’export bresciano chiude il
2024 con una
contrazione annua del
-2,1%: si tratta di un dato meno negativo rispetto al forte calo registrato nell’anno 2023 (-7,5%), ma comunque non rassicurante. A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal
Centro Studi di Confindustria Brescia.
Per quanto riguarda il dettaglio del 4° trimestre 2024, le esportazioni bresciane segnano un valore pari a 5.092 milioni, con un'inversione di tendenza in confronto al trend negativo degli ultimi trimestri: la variazione delle vendite all’estero rispetto all’analogo periodo del 2024 è infatti pari a +2,5%, interrompendo così una serie di sei flessioni consecutive e mostrando una ripresa rispetto al trimestre precedente (-1,5%).
Al netto della performance trimestrale, nel confronto regionale e nazionale (per il dato annuale) Brescia appare più colpita. La Lombardia emerge invece come l’area meno penalizzata, evidenziando un aumento trimestrale del +3,2% e un incremento cumulato dello 0,6%. Anche l’Italia nel suo complesso mostra segni di ripresa, seppure più contenuti, con una crescita trimestrale dello 0,5% e una riduzione cumulata limitata al -0,4%.
“Le dinamiche dell’export bresciano mostrano segnali di recupero nel 4° trimestre del 2024 ma la performance complessiva dell’anno rimane ancora negativa – commenta
Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’Internazionalizzazione –
: si assiste a una manifattura locale ancora in affanno in un contesto nazionale e internazionale che rimane troppo fragile. Il Made in Brescia continua poi a risentire della sua forte esposizione verso la Germania, il cui settore produttivo rimane in difficoltà come indicato dall’indice PMI manifatturiero, che resta al di sotto della soglia di neutralità da oltre due anni. Questo legame penalizza in particolare i comparti orientati all’export verso l’area UE. Anche le oscillazioni dei prezzi delle materie prime, con andamenti contrastanti, continuano a influenzare i risultati dell’export bresciano; in particolare impatta la flessione del rottame ferroso, componente fondamentale per il comparto metallurgico locale.
Non dimentichiamo, in tutto ciò, anche l’attuale “tira e molla” sulla questione dazi, che sta alimentando l’inflazione statunitense, penalizzando anche le nostre imprese”.
Con una tendenza opposta alle esportazioni, le importazioni raggiungono nel 2024 un valore complessivo pari a 12.234 milioni, registrando un significativo incremento rispetto all’anno precedente (+6,5%). Tale evoluzione continua a limare il saldo commerciale bresciano, che passa da 9,1 miliardi nel 2023 a 7,9 miliardi nel 2024.
Sempre a livello annuale, l’analisi delle esportazioni per aree geografiche permette di comprendere più nel dettaglio la dinamica commerciale complessiva. Il calo è particolarmente evidente nei mercati tradizionalmente più rilevanti per l’economia locale, come l’Unione Europea (-4,0%), che rappresenta il 62,2% dell’export totale. Tra i principali partner europei si segnala la marcata flessione delle vendite verso la Germania (-10,3%), che continua a risentire della debolezza del proprio settore manifatturiero. Anche la Francia, secondo partner del continente, registra una contrazione non esigua (-4,0%). Guardando ai mercati extra-europei, si evidenzia un andamento più favorevole per l’America settentrionale (+4,7%), trainato principalmente dagli Stati Uniti (+5,4%). Fino ad ora la crescente domanda del mercato statunitense si è rivelata per Brescia un ottimo contrappeso – anche se non sufficiente – alla significativa crisi dello storico alleato tedesco. Uno scenario che potrebbe però cambiare rapidamente se eventuali dazi fossero applicati da parte del nuovo esecutivo di Washington. Di particolare rilievo è la crescita del mercato asiatico (+9,1%), con un incremento significativo delle esportazioni verso la Cina (+18,5%) e l’India (+14,0%).
Tra i beni venduti all’estero, il consistente calo nel 2024 dei prodotti della metallurgia (-8,2%) che pesano circa un quinto di tutto l’export bresciano, va inevitabilmente a impattare sulla performance complessiva. Contribuisce a tale dinamica anche la contrazione delle vendite di macchinari e apparecchiature (-3,8%) che vale più del 23% dell’intero flusso commerciale in uscita. In controtendenza, ma con pesi decisamente più modesti, i prodotti tessili e quelli chimici e farmaceutici (rispettivamente +6,6% e +6,1%).