In Provincia di Trento, ha aggiunto, con la legge 9 del 2018 il quadro delle interlocuzioni con il Ministero dell’Ambiente è cambiato notevolmente, c’è un’interlocuzione più diretta con Ispra. Rispetto alla rimozione di animali potenzialmente pericolosi ha ricordato lo studio di fattibilità per la reintroduzione dell’orso bruno svolto da Ispra, i cui principi contenuti furono integrati nel Pacobace e, in seguito,il rapporto Ispra-Muse 2021. Genovesi ha raccontato che nel rapporto erano previsti elementi aggiuntivi: la distinzione tra orsi potenzialmente pericolosi e ad alto rischio. Si chiarì, ha aggiunto, la necessità dei cassonetti anti-orso; infine il rapporto Ispra 2023 che contiene la stima di 8 come numero totale di individui prelevabili dalla popolazione senza compromettere lo stato di conservazione. Infine il riferimento al caso di M90: Ispra ha valutato i comportamenti dell’animale per valutare se la richiesta della Pat di rimozione fosse coerente con il Pacobace. Genovesi ha confermato la valutazione per la quale l’orso rientrava nella categoria “ad alto rischio”.
Groff: la dissuasione, le deroghe. Orsi pericolosi, in 10 anni 8 attacchi
Claudio Groff (coordinatore Settore grandi carnivori del Servizio Faunistico della Provincia di Trento) ha tenuto un intervento relativo all’organizzazione dell’amministrazione della Provincia, alle azioni prioritarie per ridurre i conflitti e allo strumento delle deroghe alla conservazione della specie stabilita dalla normativa Habitat. Viviamo in un ambiente antropizzato, ha premesso, e i conflitti possono essere limitati ma non azzerati. A livello organizzativo Groff ha tratteggiato un quadro delle risorse necessarie per la gestione dei grandi carnivori, a cui lavorano 5 persone a livello centrale (Settore grandi carnivori) e 70 a livello periferico (Corpo forestale trentino). Si spendono circa 500.000 euro all’anno (costi vivi, risorse Pat). Dal 2003, ha aggiunto, l’organizzazione delle emergenze prevede l’attività di Squadre di emergenza e dei coordinatori, di una Squadra catture/abbattimenti, di un Nucleo cinofilo e del Supporto veterinario. Tra le azioni prioritarie Groff ha collocato la comunicazione e l’informazione, la prevenzione e la dissuasione (con la rimozione di attrattivi quali rifiuti organici e l’uso dello spray in dotazione al corpo forestale, che per Groff dovrebbe però essere messo a disposizione di tutti coloro che frequentano i boschi). Gli orsi problematici, ha detto, sono in genere meno del 5% della popolazione. Gli orsi pericolosi: in 10 anni dal 2014 in Trentino si sono registrati 8 attacchi all’uomo, di cui uno mortale, e 16 falsi attacchi. Gli animali rimossi in 15 anni sono stati 8 (2 abbattuti, 5 captivati, 1 - Daniza - morì durante la cattura. In 4 casi molto confidenti e in 4 aggressivi), molti di più quelli nei confronti dei quali sono state fatte opere di dissuasione. Groff ha infine rimarcato la differenza tra ordinanze contingibili e urgenti e autorizzazioni parlando della differenza tra problematicità graduale e problematicità improvvisa degli animali.
Pedrotti: 24 anni di comunicazione, 693 comunicati stampa, 17.000 articoli pubblicati
Gianpaolo Pedrotti (capo Ufficio stampa della Provincia) ha proposto una ricognizione del materiale prodotto a partire dal 2000 in poi (il progetto Life Ursus è del 1999), 24 anni in cui - ha detto - si è assistito a una rivoluzione nella prospettiva della comunicazione. Ha parlato del Rapporto grandi carnivori che già a pagina 48 conteneva già un riassunto sulla comunicazione, e sottolineato la differenza tra informazione e comunicazione, quest’ultima più complicata: negli anni si è creato un inquinamento acustico sulla tematica, ha detto, si cerca di sviluppare strumenti per monitorare le opinioni che anche sui social determinano un’influenza determinante rispetto ai media tradizionali. Poi i numeri: dal 1999 l’Ufficio stampa della Provincia ha emesso oltre 693 comunicati stampa, erogati non solo alle testate ma disponibile anche sul sito dell’Ufficio stampa della Provincia, vera testata che conta 1,6-1,8 milioni di lettori all’anno. Il sito Grandi carnivori in Trentino, ha aggiunto, riporta un rapporto mensile e annuale, che riguarda anche il lupo, lo sciacallo dorato e la lince e ha registrato oltre 264.000 pagine visitate nel 2022. Sono stati censiti 17.000 articoli pubblicati sulla stampa locale e nazionale e servizi televisivi, ha proseguito Pedrotti. Sempre in tema di produzione cartacea, ha ricordato il supporto alla produzione di poster e materiale informativo: 20.000 poster, 168.000 opuscoli e depliant in italiano, inglese e tedesco. Infine il riferimento alla campagna “Impariamo a convivere con l’orso in sicurezza”, che ha visto l’utilizzo anche di canali alternativi tra cui ad esempio i circuiti interni della tratta Trento-Malè. Gli incontri informativi con la popolazione sono stati 205 dal 2006 (con la parentesi del Covid).
Redolfi: servono strumenti per continuare a vivere
Giacomo Redolfi (sindaco di Mezzana) si è dispiaciuto di aver sentito parlare poco di come la popolazione sta vivendo la reintroduzione dell’orso sul territorio. Le persone, ha dichiarato, vedono di giorno in giorno una compressione della loro libertà. Ha voluto sfatare alcuni elementi sull’episodio che ha visto inseguiti due ragazzi: si sono comportati perfettamente, non hanno avuto conseguenze fisiche, ma quelle psicologiche sui ragazzi e sulla comunità sono diffuse e trasversali, ha affermato. Alcune attività, ha ricordato il sindaco, non si fanno più. Serve, ha rilevato, una riflessione sugli strumenti da dare ai cittadini (che non sono un trend, ma famiglie con figli che diventa difficile o pauroso far uscire di casa). Nessuno vuole il sangue di nessuno, ha chiarito, ma servono strumenti per continuare a vivere e a esercitare le proprie attività che non finiscono nel monticare le malghe, ma che riguardano anche la possibilità di uscire di casa. Ha ricordato che non c’è ad oggi un protocollo per far lavorare i custodi forestali (che operano prevalentemente nel bosco) in sicurezza. L’alternativa di incorporarli nel corpo forestale trova difficoltà in relazione alla diversità di funzioni, ha spiegato.
Gentili: nel 2022 sono morti 825 capi di bestiame
Massimo Gentili (direttore della Federazione provinciale Allevatori) ha spiegato che l’allevamento in Trentino si concentra soprattutto su bovini (1.600 con 42.000 capi allevati con una media di 25 capi per allevamento ) e ovicaprini (1.760 allevamenti con 32.000 pecore e 10.000 capre. 1200 allevamenti piccoli, pochi quelli di una certa rilevanza). La zootecnia si svolge nelle valli più periferiche (ad eccezione del fondovalle della Valsugana e delle Giudicarie), in quota: si curano di 110.000 ettari di territorio sui 600.000 della provincia, 90.000 sono pascoli, gli altri 20.000 prati. Gentili ha ricordato che nel 2022 sono morti 825 capi di bestiame, 426 ovini e caprini, 19 cavalli e asini, 53 bovini. Ha ricordato la collaborazione con il servizio forestale e il tentativo di seguire le indicazioni per la prevenzione, che spesso si confronta però con difficoltà pratiche. Sono 600 le malghe su cui viene esercitata una custodia continua, ha ricordato. Ha parlato dei problemi legati al ricovero notturno, impossibile farlo in tutte le malghe e in tutti i piccoli. Ha trattato anche dei recinti elettrificati, che funzionano discretamente per il ricovero notturno di pecore. Sui cani da guardiania: si è iniziato a usare i pastori maremmano-abruzzesi, cani che sono anche aggressivi nei confronti dell’uomo. Due gli episodi di aggressione che ha ricordato si sono registrati ad ora, uno nei confronti di un tecnico e uno nei confronti di una turista. Va considerata per Gentili nei casi di orsi problematici la rimozione. Ha infine parlato dell’indennizzo previsto dalla Provincia: è vero che l’animale andrà prima o poi al macello, ma è anche vero che tra l’allevatore e l’animale si crea un rapporto emotivo, affettivo, ha detto. Gli indennizzi ripagano il valore economico dell’animale, ma rimangono esclusi i danni non quantificabili.
Boitani: serve un tavolo di concertazione allargato e indipendente
Luigi Boitani (professore emerito di zoologia dell’Università Sapienza di Roma, Presidente della Large carnivore iniziative for Europe) ha affermato che si parla di grandi carnivori mettendo assieme orso e lupo, che non hanno però nulla in comune, si rischia di fare torti trasportando possibili soluzioni da uno all’altro. Il lupo è una specie molto mobile sul territorio con grandi possibilità di dispersione, l’orso invece si sposta molto meno, in particolare le femmine, e l’espansione della specie è molto lenta. La gestione delle specie deve fare riferimento a una scala appropriata, molto locale per l’orso, allargata per il lupo. L’orso può far male tanto, causare anche problemi all’uomo, ogni anno in Romania ci sono 4-5 morti, ha aggiunto Boitani; del lupo invece non si ha preoccupazione perché non si conoscono danni e aggressioni mortali nei confronti dell’uomo negli ultimi 50-100 anni se non in casi rarissimissimi. Gli animali confidenti possono diventare problematici e questo è anche un elemento fondamentale anche nella prevenzione relativa al lupo.
In secondo luogo il professore ha approfondito il tema del monitoraggio: in Trentino è fatto bene, ha detto, ma significa monitorare una variabile nel tempo per verificarne i cambiamenti. È importante per Boitani, ma non esaurisce la necessità di informazione sulla biologia della specie, serve ricerca scientifica, più scienza nella gestione dell’orso. Ciò significa un uso più massiccio degli strumenti della tecnologia, radiocollari, genetica, fotocamere. Servono monitoraggio e ricerca, scienza. Gestire 100 orsi in un’area densamente popolata e la coesistenza per essere fattibile richiede interventi fini, delicati, attenti al dettaglio e per fare ciò serve un’informazione di dettaglio che al momento non c’è, ha proseguito.
Boitani ha ricordato che gestire il surplus della popolazione non è un’opzione, è una necessità: se si crede nel messaggio della coesistenza sicuramente bisogna entrare nell’ottica che in alcuni casi qualche animale va rimosso perché costituisce un problema aggiuntivo non risolvibile con gli strumenti che si posseggono. Ciò è chiaro, ha dichiarato il professore, a chi gestisce l’orso in provincia di Trento, ma non a determinati gruppi di interesse là fuori: serve quindi anche una comunicazione più robusta, la sensazione è che si faccia molta informazione top down, ma poca comunicazione che richiede un’interazione con chi riceve il messaggio.
Infine Boitani ha affermato che gestire una specie, come fare conservazione della natura, è politica informata dalla scienza. La politica è concertazione dei gruppi di interesse, ha ricordato: c’è la necessità non più rimandabile di ristabilire un tavolo di concertazione dove siano rappresentati tutti i gruppi di interesse del territorio, compreso il pubblico allargato dei cittadini. Il tavolo di concertazione non deve essere gestito dalla Provincia, ha precisato Boitani, deve essere autonomo e indipendente.
Cerne: in Slovenia un migliaio di esemplari di orso
Rok Cerne (responsabile gestione grandi carnivori per il servizio foreste della Slovenia) ha ricordato che l’orso è sempre stato presente in Slovenia, dal 1.900 erano presenti circa 40 animali, saliti a 160 dopo il 1950 e a oltre 500 nel 2010. Negli ultimi 20 anni la popolazione è raddoppiata raggiungendo il migliaio di esemplari. La popolazione di orso è presente soprattutto nella parte meridionale della Slovenia, la meno abitata, dove la densità abitativa è di 15 abitanti per chilometro quadrato. Il monitoraggio, ha raccontato, avviene con metodo genetico, tramite la gathering analysis e la conta diretta. Ha affermato che in Slovenia esiste una quota annuale di animali che viene abbattuta per controllo della popolazione, decisa annualmente dal Ministero per l’ambiente con il parere di esperti forestali e dell’Institute nature conservation. A realizzare gli abbattimenti possono essere anche i cacciatori e la priorità, negli abbattimenti, sono gli orsi problematici. Nel 2022 e nel 2023 si è registrata una mortalità di oltre 200 esemplari tra quelli morti e quelli abbattuti, ha ricordato, con queste quote si ritiene di mantenere la popolazione non oltre i circa 800 animali. L’abbattimento, ha spiegato Cerne, è possibile perché la popolazione è vitale e connessa con la popolazione delle Alpi dinariche, gli abbattimenti sono tollerati dall’Unione europea e l’eliminazione rapida dei problematici consente una riduzione del rischio e un'accettazione sociale. Gli attacchi agli uomini: 27 dal 2010, 4 nel 2023, 3 nel 2022, 2 nel 2021, 3 nel 2020 (con ferimenti non gravi nel 90% dei casi). La Slovenia ha una squadra di intervento, ma anche i cacciatori possono intervenire e abbattere gli animali, ha raccontato l’esperto. Si crede nella prevenzione dei danni, in collaborazione con gli agricoltori e gli allevatori. Cerne ha presentato il numero delle recinzioni elettriche distribuite negli ultimi 12 anni, circa 200 opere e ne ha illustrato le caratteristiche fondamentali e ricordato che l’indennizzo dei danni avviene solo se a carico di patrimoni che avevano attuato qualche forma di difesa.
Al termine dei lavori il presidente del Consiglio Claudio Soini ha ringraziato i relatori, ha parlato di un incontro estremamente utile, perché ha portato elementi nuovi e un approfondimento importante.