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Pit-bull e molossoidi, sondaggio Anci Lombardia sul problema

Milano - Pit-bull e molossoidi: un sondaggio Anci Lombardia rileva le problematicità. È nei Comuni di maggiore dimensione dove si fa più sentire il problema della gestione dei cani di tipo pit-bull e molossoidi. Il dato emerge dalle risposte al sondaggio promosso tra maggio e giugno scorsi da Anci Lombardia con le ATS e le associazioni di volontariato che ha voluto monitorare le difficoltà riscontrate nei Comuni in merito a questa emergenza.

L’indagine ha visto rispondere 187 Comuni lombardi (il 12% del totale), un valore relativamente elevato considerata la ridotta propensione a rispondere ai sondaggi e il periodo preelettorale che interessava i due terzi degli enti. La distribuzione territoriale dei Comuni, abbastanza omogenea, si è concentrata sull’area della Città Metropolitana di Milano (circa il 26%) e, inoltre, ha evidenziato che il tema è particolarmente avvertito nei Comuni di maggiore dimensione: se si considerano i soli centri con popolazione superiore ai 10.000 abitanti, quelli che hanno risposto sono quasi un terzo del totale (55 su 191, 29%), mentre maggiore è la sensibilità dei Comuni con più di 50.000 abitanti, che hanno risposto in 8 su 15 (53%).

Le risposte dei Comuni
Il questionario ha in primo luogo valutato la sensazione dei Comuni rispetto alla frequenza di aggressioni da parte di cani pit-bull: circa un quarto dei rispondenti rileva un aumento delle aggressioni, anche se la percentuale sale al 44% nei Comuni con più di 10.000 abitanti. Tre domande hanno invece indagato le situazioni che portano l’attribuzione di animali tipo pitbull o molossoidi alla cura del Comune.

Un quinto degli enti (19%) segnala l’aumento dei casi in cui le famiglie consegnano al Comune animali che non sono più in grado di gestire; la percentuale sale al 40% nei centri più grandi. Analoga è la percentuale (20%) degli enti che evidenziano l’aumento delle situazioni di fragilità sociale (sfratti, sgomberi, persone senza fissa dimora) in cui l’intervento pubblico ha determinato lo spostamento a carico del Comune di animali di tipo pitbull; tale percentuale sale fino al 45% nelle città con più di 10.000 abitanti.
Sebbene quantitativamente ridotta (solo il 6% sul totale) si rileva che un Comune su 6 tra quelli più grandi (16%) segnala l’aumento dei casi in cui l’animale pericoloso perviene in capo al Comune a seguito di azioni di contrasto alla criminalità.

Un fenomeno in netto aumento è la segnalazione di detenzione inadeguata di cani pericolosi, che sono oggetto di maltrattamento oppure di allevamento abusivo; un terzo dei Comuni evidenzia l’aumento di questi fenomeni e la quota sale a più di metà (55%) nei Comuni più grandi.

L’accumularsi in canile di animali tipo pit-bull o molossoidi, considerando che non tutti i Comuni dispongono di canili propri o hanno convenzioni con privati, comporta, accanto a problemi operativi, due tipi di difficoltà: l’aumento dei costi di gestione (lo segnalano il 17% dei Comuni e il 40% dei centri più grandi) e la difficoltà di individuare soggetti che gestiscano il canile (lo dichiarano il 17% dei Comuni e quasi un terzo delle città più grandi – 29%).

Ipotesi operative

“Anci Lombardia, da alcuni anni, sta seguendo la questione, poiché la propensione etologica all’aggressività di questi cani porta spesso alla loro consegna ai canili. I Comuni, per legge obbligati a ospitare dei canili, si trovano pertanto a gestire un progressivo aumento di questi animali all’interno delle strutture. La maggiore partecipazione dei Comuni più grandi al sondaggio denota la connotazione tipicamente urbana della problematica dei cani tipo pit-bull e molossoidi, che interessa soprattutto le aree più popolose in cui è più frequente il contatto tra cani e persone estranee e maggiore è la presenza di fenomeni sociali che comportano un’inadeguata gestione degli animali; inoltre, sono soprattutto i Comuni più grossi a disporre di strutture di ricovero degli animali (canili-rifugio) e quindi su di essi gravano maggiormente le difficoltà nella gestione dei cani a maggiore aggressività”. Fabio Binelli, Coordinatore del Dipartimento Servizi Pubblici Locali - Ambiente - Politiche Agricole - Green Economy di Anci Lombardia.

“La ricettività nelle strutture comunali si sta riducendo sempre più: a fronte del fatto che il randagismo è stato quasi del tutto debellato ed è un fenomeno sotto controllo, assistiamo invece a un aumento di presenze di cani di tipo pit-bull o molossoidi a seguito di aggressioni o di veri e propri abbandoni, anche in casi in cui gli animali sono dotati di microchip per il riconoscimento. Si dovrebbe normare il percorso del possesso di queste tipologie di cani, promuovendo, per esempio, un patentino per i proprietari che preveda un percorso formativo che non trascuri anche le condizioni dell’abitazione dove l’animale è ospitato e la gestione del cane negli spazi pubblici. Una particolare attenzione deve essere riservata all’origine del cane, che spesso non arriva da allevamenti ma da cucciolate casalinghe dove si ha poca attenzione per la selezione e la riproduzione degli esemplari, oltre che per le garanzie igienico-sanitarie. La necessità di monitorare e normare la vicenda è fondamentale, perché da essa derivano questioni che incidono sui cittadini, come i costi, la sicurezza urbana e il benessere cittadino. Infine, non si deve trascurare il benessere del cane, sia nell’abitazione che nel canile, perché la sovrappopolazione di questi esemplari nelle strutture protette ha determinato l’aumento della necessità di gabbie singole per i cani al fine di evitare episodi di violenza, e la conseguente riduzione degli spazi di movimento, fenomeno che a lungo termine innesca difficoltà cognitive e l’inattività degli animali, portando alla loro morte”.

Elisa Cezza, Esperta del Dipartimento Servizi Pubblici Locali - Ambiente - Politiche Agricole - Green Economy di Anci Lombardia e rappresentante di Anci Lombardia nella Consulta regionale per la tutela degli animali d’affezione e per la prevenzione del randagismo.
Ultimo aggiornamento: 24/07/2024 05:59:14
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