In quasi 30 anni Comunità Lautari ha aiutato migliaia di persone a ritrovare la voglia di vivere in modo sano e libero, senza chiedere alcun aiuto economico.
"Da sempre il nostro interesse prioritario è tutelare i nostri ospiti e la loro salute - ha commentato Bonomelli -. Fin dalla fine di febbraio 2020, quando ancora non erano state adottate specifiche restrizioni a livello nazionale, gli operatori si erano imposti alcune buone prassi: riduzione dei contatti con il mondo esterno alla Comunità, uscite da casa solo per esigenze di vita come la spesa, di lavoro e di salute. Per questo si è deciso per la sospensione di tutte le attività delle Cooperative di lavoro come: falegnameria, cantiere edile, scuderia, attività vitivinicola, officina, eventi, attività di prevenzione e informazione che garantivano la sussistenza del fabbisogno della struttura e chiusura totale della Comunità agli esterni tre cui familiari, collaboratori e nuovi ingressi". Una chiusura totale delle sedi di Bedizzole, Pozzolengo, Como, Pordenone, Firenze e Roma. "Abbiamo organizzato la turnazione degli operatori, smart working laddove possibile, presenza oraria ridotta ma garantita in casi di urgenza e necessità e sanificazione approfondita degli ambienti di lavoro - ha rimarcato il presidente Bonomelli -. Parallelamente, al fine di garantire i servizi minimi essenziali (vitto e alloggio), è stato chiesto un aiuto economico alle famiglie, per la prima volta nella storia della Comunità. Da 2 mesi, la Comunità non ha entrate, se non quelle derivanti dall’aiuto di famigliari, amici, Associazioni, Parrocchie che, per quanto apprezzabili e gradite, non sono sufficienti a mantenere i costi di tutta la struttura".
Da qui l'organizzazione di diverse iniziative solidali, come la vendita a domicilio di spiedo fatto dai giovani del Lautari (trecento porzioni vendute in tre giorni dal primo Maggio). "Ma ora con la riapertura paradossalmente abbiamo paura - ha concluso Bonomelli -. Per due mesi abbiamo evitato il virus, ma la fase due permetterà di ampliare i contatti esterni. La comunità dovrà riaprire gradualmente le sue porte anche per sopravvivere e garantire il giusto sostegno ai suoi ospiti".