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Scuola e alunni dimenticati, seimila trentini bocciano la politica: "Quando i bambini non hanno sindacato"

Trento - La petizione sottoscritta da oltre 6000 cittadini trentini, consegnata al presidente del Consiglio Provinciale Walter Kaswalder, lo scorso 3 giugno scorso (nella foto da sinistra Chiara Agostini e Walter Kaswalder) chiedeva una scuola reale. La realtà che si presenta in Trentino e a livello nazionale è però ben diversa, e da quanto appare dalle scelte del ministro Azzolina e della diverse autorità gli alunni sembrano relegati in secondo piano. "In Italia non si investe nell'istuzione", è il messaggio che emerge dalla scelte. La scuola è l'ultima (forse) a ripartire e le incertezze per settembre sono ancora tante, nonostante i proclami.


OLYMPUS DIGITAL CAMERA"Dal 3 giugno - afferma Chiara Agostini - abbiamo fatto molti incontri con vari rappresentanti del mondo politico, tuttavia sentiamo ancora poco la voce dei bambini e l’impressione è quella che si parli di molte istanze che riguardano il mondo adulto, poco invece quello dei minori".


Ecco l'intervento
QUANDO I BAMBINI NON HANNO UN SINDACATO
"A proposito di una Scuola Reale
Si parla spesso del ritorno a scuola previsto per settembre. Tanti attendono il resoconto degli incontri tra le persone che hanno il potere di decidere per tutti, e che rappresentano molte istanze, ma spesso non quelle dei bambini.


Si parla degli insegnanti, dei dirigenti, degli istituti scolastici, dei sindacati, perfino delle famiglie, dimenticando che alla fin fine, quelli maggiormente coinvolti da queste decisioni e a cui dovrebbe essere rivolta l’attenzione primaria, sono i bambini, unici veri fruitori del servizio scolastico, quelli per cui la scuola stessa è nata e per cui dovrebbe continuare ad esistere.


Ma chi ha interesse a salvaguardare gli interessi dei bambini? Chi si ricorda veramente di loro e dei loro diritti? “La scuola deve aprire in sicurezza”, sentiamo dire in ogni dove, “occorre ripartire solo se le condizioni lo permetteranno”.


Nel frattempo, tutte le attività sono ripartite, ma non la scuola, le cui porte sono rimaste precluse ai bambini a partire da quel lontano 6 marzo, durante il quale gli studenti hanno frequentato il loro ultimo giorno dell’anno scolastico 2019/2020, senza sapere che fosse l’ultimo, per alcuni di loro addirittura l’ultimo di un ciclo intero, che si è concluso senza un saluto che si possa ritenere
degno di tale nome.


La Convenzione sui Diritti dell’infanzia recita all’art. 3 “in tutte le decisioni relative ai fanciulli di competenza delle istituzioni pubbliche o private (…) l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”, e all’art.

12 “Gli Stati garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa”.


Mi chiedo dove e quando siano state prese in considerazione le opinioni dei minori sulla questione rientro a scuola. Nessun bambino chiederebbe mai un “rientro in sicurezza”, queste sono le richieste degli adulti, che hanno a che fare con le paure da cui si lasciano pervadere.


I bambini chiedono semplicemente di poter rivedere i loro amici, le loro maestre, le loro aule. Chiedono di poter giocare e continuare ad imparare senza rinunciare alla loro allegria e al loro modo spontaneo e naturale di rapportarsi con gli altri. Nessun bambino chiederebbe mai “la distanza di sicurezza”, se non perché indottrinato da adulti ignari del grave danno che subisce un bambino privato del contatto fisico.


Abbiamo raccolto 6000 firme in 15 giorni e il 3 giugno le abbiamo consegnate al Presidente del Consiglio Provinciale per chiedere una scuola reale, una scuola che non trasmetta paura, e che mantenga il valore della relazione come primaria fonte di apprendimento. Una scuola che si basi su relazione, contatto, umanità. Abbiamo accompagnato la nostra petizione con contenuti medici, pedagogici e di spessore umano, oltre che sociale. Chiunque li può consultare nel sito che abbiamo appositamente costruito (www.scuolareale.org).


A partire da quel 3 giugno abbiamo avviato una serie di incontri con consiglieri provinciali, gruppi politici, commissioni e infine anche con l’assessore all’istruzione. Nessuno degli organi che ci ha incontrato ha negato che le nostre richieste siano legittime e condivisibili.


I bambini hanno diritto ad una scuola reale, la chiedono e la meritano. Sono quelli che hanno maggiormente pagato il prezzo delle misure di sicurezza imposte per contrastare un virus, che in gran parte non li ha riguardati. Oggi a noi adulti è richiesto di fermarci, ascoltarci ed assumerci la responsabilità delle scelte che prendiamo e che inevitabilmente avranno a che fare con il mondo che vogliamo costruire per domani.


Noi vogliamo un mondo di speranza e di coraggio, perché questo è l’unico modo in cui riusciamo a guardare al futuro. La nostra petizione ha il merito di aver raccolto l’adesione di insegnanti, educatori, medici, genitori, nonni, che senza essere uniti da nessun movimento, associazione, sindacato o partito politico, hanno voluto far sentir la loro voce forte e chiara, nell’unico interesse di salvaguardare i diritti dei bambini. Questo dovrebbe fare un sindacato dei bambini, se esistesse.


Purtroppo, leggendo il piano di rientro a scuola previsto per settembre, uscito ieri dopo numerose sollecitazioni, scopriamo che la nostra richiesta sarà accolta solo in caso di un numero di contagi pari a ZERO, un’eventualità molto remota. Una scelta che, ancora una volta, penalizza il mondo della scuola e non tiene in considerazione i bisogni dei bambini, né la richiesta di oltre 6000 cittadini.


Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini” scriveva il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer in tempi non molto lontani. Se questo è vero, occorre iniziare a rivedere le nostre politiche, a partire da quelle sul rientro a scuola".
Chiara Agostini, prima firmataria della petizione a favore di una scuola reale.

Ultimo aggiornamento: 18/07/2020 18:16:42
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