Trento - La notizia è ancora fresca e pare addolcire questo travagliato periodo di scontri che affliggono la nostra società.
"Il Senato ha finalmente approvato il provvedimento di legge che dovrebbe colmare le falle della legge 833 del 1978. Ingeneroso invero definirle così, stante l’importanza del provvedimento voluto e caparbiamente ottenuto dalla parlamentare Lina Merlin, la quale, in un periodo parimenti burrascoso, in un’Italia sconvolta dal rapimento Moro e sull’orlo di una crisi istituzionale senza precedenti, seppe dare vita al nostro sistema sanitario, basato sull’equità e l’universalità delle cure. L’ obiettivo era quello di riuscire a garantire cure gratuite alla popolazione, che avrebbe dunque usufruito delle strutture d’assistenza pubbliche tramite il solo pagamento delle tasse. Era un fine nobile e per certi versi il principio, seppur tra innumerevoli difficoltà, non è ancora stato tradito.
A rimarcare la volontà di credere in una sanità pubblica, capillare, di livello e cosa più importante, universale, è proprio la votazione all’unanimità del provvedimento che mira a correggere l’articolo 19, comma terzo, della succitata legge, togliendo in sostanza l’obbligo di residenza per poter essere assistito da un medico di medicina generale (MMG). Anche i senza fissa dimora avranno il diritto, se la sperimentazione avrà successo, al MMG, cosa finora impossibile stante l’obbligo di residenza. Attualmente essi sono obbligati a usufruire del pronto soccorso, unico modo per ottenere le cure necessitate essendo privi dei requisiti richiesti.
Sicuramente questo provvedimento denota un impegno da parte della politica, che dimostra di credere ancora e investire sulla sanità universale.
Il messaggio parrebbe chiaro, soprattutto in un momento di profonda crisi del settore. Certamente le valutazioni andranno eseguire a posteriori, a sperimentazione avanzata, ma il passo segna quantomeno un’intenzione positiva. Si parla di medicina generale sia per gli adulti sia per i più piccini, dunque il dispositivo tocca anche la pediatria di base.
La risoluzione, a lungo attesa, può prendersi a guisa di grimaldello per scardinare l’immobilismo del settore, portando alla ribalta la necessità di riforma della medicina di base in toto, facendole riacquisire quell’ importante ruolo di raccordo tra territorio e struttura ospedaliera che pare aver gradualmente perduto.
Vero è che tale sperimentazione è rivolta alle aree metropolitane ma la sfida potrebbe porsi dinnanzi anche al Comune di Trento, città principale di una provincia autonoma che dovrebbe spingere sempre lo sguardo oltre il confine dell’ordinario, cercando la chiave di lettura delle problematiche nell’ambito delle proprie molte possibilità d’azione per garantire sempre il meglio ai proprio cittadini.
Trento vanta una lunga, fervida, consolidata e produttiva rete assistenziale che coinvolge non solo professionisti, ma anche molte associazioni di volontariato e cooperative. Per questo il progetto potrebbe poi essere inserito in un più ampio iter di integrazione e recupero delle fasce più deboli. Una società in grado di coinvolgere la popolazione in grandi numeri si dimostra sana, anche perché maggiore è il grado di salute delle persone più queste ultime risultano produttive, dunque, come sempre, anche l’aspetto più meramente economico e produttivo verrebbe investito da oggettivabile vantaggio", sottolineano Alberto Pattini e Federico Busetti, del gruppo Autonomisti per Trento