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Trento, Giornata mondiale della Pace: messaggio del vescovo Tisi

Tema scelto da Papa Francesco: "Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace"

Trento - 1° gennaio 2025, la Chiesa celebra l’avvio del nuovo anno con la solennità di Maria Madre di Dio, nella 58esima Giornata mondiale della Pace. Il tema scelto da Papa Francesco è “Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace“.

L’arcivescovo Lauro ha presieduto la Santa Messa, animata dalla Cappella musicale del Duomo. Nell’omelia, monsignor Tisi ha posto l'accento sullo “stato d’animo di moltissimi, almeno in Occidente, che da tempo hanno rinunciato a mettere in agenda la possibilità di trovare in Dio un alleato per affrontare la vita”. Anzi, di fronte “agli sconvolgimenti climatici, alle guerre, alle violenze di ogni genere”, pongono “Dio sul banco degli imputati sorvolando alla grande sulle responsabilità dell’uomo”. “Abbiamo concluso – osserva l’Arcivescovo che Dio non c’è e se c’è è totalmente assente dalla partita della vita”.

In verità, “violenza, guerra, fame, povertà non sono – denuncia monsignor Tisi – segno dell’assenza Dio, ma indice che il grande assente dalla partita della vita è proprio l’uomo. Ad essere morto – incalza l’Arcivescovo – non è Dio, ma l’uomo”.

Citando San Paolo VI e la sua lode del “silenzio” come antidoto alla “tumultuosa vita del nostro tempo”, don Lauro invita a riscoprire, grazie al silenzio, la “forza straordinaria presente nel volto di Dio che si fa bambino” e “ti mette al corrente – annota – che la gioia è far vivere, non rubare vita. Questa è la via della pace suggerita dal Principe della Pace”.

“La pace – argomenta Tisi , non va cercata semplicemente in ragione del fatto che ci sono le guerre, è una necessità esistenziale di cui tutti abbiamo bisogno per poter gustare la vita. Essa altro non è che rinunciare a vivere per sé stessi”. E grazie a questa meravigliosa scoperta – conclude l’Arcivescovo di Trento – potremmo contribuire a porre fine ai grandi mali denunciati da papa Francesco nel Messaggio per la Giornata odierna: disparità di ogni sorta, trattamento disumano riservato alle persone migranti, degrado ambientale, confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, rigetto di ogni tipo di dialogo, cospicui finanziamenti dell’industria militare”.

Omelia di monsignor Tisi
"Lo stolto pensa: “Dio non c’è.” (Sal 14,1). Le parole del salmista ben si addicono a descrivere il disincanto e la rassegnazione con cui molti si accingono a iniziare l’anno nuovo. Nello stesso tempo interpretano lo stato d’animo di moltissimi, almeno in Occidente, che da tempo hanno rinunciato a mettere in agenda la possibilità di trovare in Dio un alleato per affrontare la vita con tutte le sue variabili.

Davanti agli sconvolgimenti climatici, alle guerre che insanguinano il mondo, alle violenze di ogni genere che segnano il nostro quotidiano, dopo aver fatto salire per anni Dio sul banco degli imputati sorvolando alla grande sulle responsabilità dell’uomo, abbiamo concluso che Dio non c’è e se c’è è totalmente assente dalla partita della vita.
La violenza, la guerra, la fame, la povertà non sono segno dell’assenza Dio, ma sono indice che il grande assente dalla partita della vita è proprio l’uomo. Ad essere morto non è Dio, ma l’uomo.
Faccio mie le parole di Paolo VI nel suo splendido discorso a Nazareth: “Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo”.
Grazie al silenzio, passaggio decisivo per abitare l’umano, abbiamo la possibilità di scoprire la formidabile opportunità di ritrovare come i pastori la forza straordinaria presente nel volto di Dio che si fa bambino.

Il Bambino di Betlemme racconta un Dio incredibile, bellissimo, un Dio, per dirlo con le parole dei Filippesi, che “spogliò sé stesso assumendo la condizione di servo”. (Fil 2,7) Questo è il racconto dei pastori che sorprende e stupisce coloro che li ascoltano. Lo stupore dei pastori, di Maria e Giuseppe può divenire anche il nostro. Se grazie al silenzio scendiamo nelle profondità del nostro cuore troviamo un groviglio di desideri. Tra essi alcuni mirano a possedere l’altro, a farlo vivere per te, a portarlo nei tuoi recinti esistenziali, a farlo essere un tuo clone.

Il Bambino di Betlemme racconta tutt’altro a riguardo di Dio. Egli si ritrae perché tu abbia spazio, possa vivere. Vive per te, ti mette al corrente che la gioia è far vivere, non rubare vita. Questa è la via della pace suggerita dal Principe della Pace. Se come Maria riusciamo a custodire nel cuore il Bambino adagiato nella mangiatoia, potremmo con meraviglia accorgerci che la speranza abita la storia, visto che in mezzo alle macerie della storia, nelle nostre case e famiglie continuano ad esserci uomini e donne che asciugano lacrime, vivono per gli altri, perdonano, servono.

È questo il messaggio forte dell’odierna Giornata mondiale di preghiera per la pace: “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. Non lasciarci in preda alla depressione, a causa delle nostre ombre e inconsistenze, prendi per mano la nostra vita e falla diventare un dono, un regalo, di lì passa la gioia e la vita.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace (Nm 22,26)

L’augurio del testo dei Numeri è di un’attualità impressionante. La pace, infatti, non va cercata semplicemente in ragione del fatto che ci sono le guerre, è una necessità esistenziale di cui tutti abbiamo bisogno per poter gustare la vita. Essa altro non è che rinunciare a vivere per sé stessi. Maranatha, Vieni Signore Gesù, nostra Pace. Grazie a questa meravigliosa scoperta potremmo contribuire a porre fine ai grandi mali denunciati da papa Francesco nel Messaggio per la Giornata odierna. “Mi riferisco – scrive il Papa – alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare”. Potremmo, allora, gustare la dolce presenza in noi dello Spirito che grida: “Abbà! Padre! Per scoprirci semplicemente fratelli e sorelle".
Ultimo aggiornamento: 01/01/2025 16:07:23
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