Trento - "Quali sono le iniziative della Giunta che permettano ai trentini una maggiore consapevolezza sulle caratteristiche in agricoltura dei metodi di coltivazione biologico e di lotta integrata? Una partita tutta da giocare specie in una terra di montagna dove coltivare al di là del metodo utilizzato rimane comunque un'attività difficile da gestire".
Ecco il testo dell'interrogazione a firma dei consiglieri provinciali Michele Dallapiccola, Paola Demagri e Ugo Rossi:
"L’ultima edizione 2019 del rapporto “Sinab” del Ministero delle Politiche Agricole sullo stato dell’agricoltura biologica in Italia racconta che, con una superficie coltivata a biologico poco sopra il 4% del totale, il Trentino si colloca quasi in fondo alla classifica.
Gli ultimi dati utili nel solo 2018 rispetto all'anno precedente, parlano di una discreta crescita del biologico in Trentino. Il vicino Alto Adige (coltivazioni e morfologia del tutto simili alla nostra) ci doppia: 11.200 ettari ca. coltivati a biologico rispetto ai 9.200 circa del 2017. Però, gli operatori dedicati al biologico nella nostra provincia sono 1.200 ca, contro i 1.500 ca. dell’Alto Adige.
Per parlare di record, nel 2018 la Sicilia, svetta in classifica con 385mila ettari. Va osservato che questo vale per tutte le regioni del sud. Certifica che calore, sole e latitudine sono un ottimo aiuto ai fondi europei. PAC a dir poco molto generose - le 5 province più a Sud ricevono il 50% dell'intero PSR - hanno cambiato volto all'agricoltura dell’Italia meridionale.
Infine uno sguardo alle produzioni. Per quelle maggiormente presenti in Trentino, viti e frutta, la nostra provincia fa segnare valori in ettari, altalenanti:
viti biologiche: 1100 ca. in Trentino, 600 ca. in Alto Adige
frutticoltura (prevalentemente mele): 800 ca. in Trentino, 2800 ca. in Alto Adige.
Le iniziative del sistema
La provincia di Trento attraverso l'attuale PSR, proseguirà con l’applicazione delle vigenti norme fino al 2023. Grazie al cd. “trascinamento” si potranno finanziare iniziative nuove con fondi di derivazione della nuova PAC 21-28, utilizzando regole attuali. Sono quelle che hanno provocato un’impennata delle superfici e delle aziende bio negli ultimi anni. Il principio è stato quello di premiare con punteggi aggiuntivi chi attraverso la conversione o direttamente se di nuovo insediamento, trovassero iniziative di investimento su aziende Biologiche.
Altro sostanziale elemento che ciò porta ad esprimere positività rispetto un futuro sviluppo del biologico in trentino riguarda fatto che prima o poi - vista la sua ammissibilità - in Trentino si terrà il referendum relativo al dichiarare la Provincia sede di biodistretto. Indipendentemente dal risultato ci sarà un ottimo momento di promozione del valore del metodo bio che non farà altro che implementare interesse verso il settore sia da parte del mercato che di produttori.
Un esempio virtuoso, rimane l'impegno del consorzio Melinda. Già dal 2008 aveva iniziato a proporre ai propri soci un notevole Piano Bio con l’obiettivo di sostenere e incrementare la produzione di mele biologiche. Questo programma è stato in seguito rinnovato in successivi momenti, portando già oggi Melinda ad essere la realtà trentina con le maggiori superfici destinate al biologico. Il Piano Bio di Melinda prevede finanziamenti economici per i soci, per aggregare e creare veri e propri distretti di produzione biologica
Dunque non siamo messi poi così tanto male.
Ma allora adesso sarà più facile proseguire? Non proprio! Accanto a queste considerazioni di stimolo e al netto delle opinioni personali vanno presi in considerazione imprescindibili dati di contesto. Latitudine, fattori ambientali, oggettive difficoltà nell’applicare questi metodi in un clima continentale affliggono pesantemente la nostra agricoltura favorendo parassitosi e noxae di ogni ordine e grado.
I nostri agricoltori li combattono tenacemente.