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Trento, la seconda edizione del Forum per la Ricerca

Trento - Si è aperta con il saluto dell’assessore provinciale allo Sviluppo economico, lavoro, università e ricerca Achille Spinelli, la seconda edizione del Forum per la Ricerca. La tre giorni, organizzata dalla Provincia autonoma di Trento con il supporto di Trentino Sviluppo, si compone di incontri, confronti e scambi di buone pratiche tra 15 esperti provenienti da tutta Italia e oltre 30 esponenti degli enti di ricerca trentini, dell'università, delle categorie economiche, delle rappresentanze sindacali, e della cooperazione ed enti di ricerca trentini. I lavori, che si tengono presso l’ITAS Forum di Trento, sono diretti dal coordinatore scientifico Emiliano Audisio, di Wired Italia.

Quali sono le traiettorie strategiche per la ricerca e l'innovazione per lo sviluppo del Trentino del futuro? Come reinterpretare le naturali vocazioni del territorio in chiave innovativa? E come rafforzare le sinergie tra il sistema della ricerca e il mondo delle imprese? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che verranno affrontati da oggi, giovedì 30 gennaio, a sabato 1° febbraio all’ITAS Forum di Trento, nell’ambito del Forum per la Ricerca “Trentino Research Habitat”.
"Considerati i risultati molto positivi riscontrati dalla prima edizione, organizzata nel 2019, abbiamo deciso – spiega Achille Spinelli, assessore provinciale allo Sviluppo economico, lavoro, università e ricerca, promotore dell’iniziativa – di proporre un aggiornamento dell’iniziativa, sempre nell’ottica di ascoltare il territorio e farci supportare da professionisti di comprovata esperienza nell’ambito delle nuove tecnologie, della medicina, dell’economia, dell’ingegneria, del machine learning e della decarbonizzazione per favorire un dialogo costruttivo tra accademia, istituzioni, organismi di ricerca e soggetti economici finalizzato a identificare le priorità strategiche di medio periodo per la ricerca e l’innovazione per il Trentino".

Gli esiti del confronto verranno raccolti in un report finale, che sarà presentato in primavera e contribuirà all’elaborazione del nuovo Programma Pluriennale della Ricerca della Provincia autonoma di Trento.

Il coordinamento e direzione scientifica dell’iniziativa sono affidate ad Emiliano Audisio, responsabile eventi di Wired Italia, che osserva: «Si tratta di un'opportunità unica per indirizzare l’innovazione verso le reali esigenze del territorio. Lo scenario globale è profondamente mutato rispetto al primo Forum del 2019: la pandemia, le nuove tensioni geopolitiche, l’ascesa dell'intelligenza artificiale generativa, l’accelerazione della transizione energetica impongono strategie capaci di coniugare collaborazione e competizione tra imprese, istituzioni e comunità scientifica. Solo attraverso questa sintesi è oggi possibile creare valore, rafforzare la competitività e affrontare con lucidità i cambiamenti in corso».

La tre giorni si articola in diversi momenti: sarà l’occasione per aggiornare la “fotografia” dello status quo, per promuovere lo scambio di buone pratiche e l’elaborazione delle nuove linee di sviluppo, che verranno poi presentate in un evento pubblico in primavera. La prima fase, che si svolgerà tra oggi e domani, prevede l’ascolto degli esponenti delle realtà di ricerca , dell'università, delle categorie economiche e delle rappresentanze sindacali per un totale di circa 30 audizioni. Venerdì pomeriggio, quindi, gli esperti inizieranno poi a gettare le basi per un percorso di prospettiva.

Il pool di esperti è composto da: Giulia Baccarin, laureata in Ingegneria biomedica, co-founder e managing director di Mipu, Luca Benini, Professore di Ingegneria Elettronica all’Università di Bologna, attualmente visiting professor alla Stanford University, Andrea Bonaccorsi, Ordinario di Ingegneria Gestionale all’Università di Pisa, Viviana Cigolotti, Head of Division of Technologies and Vectors for Decarbonization, Francesco Crespi, Ordinario di Economia all’Università Roma Tre, Antonio Esposito, Ordinario di Radiologia e vicedirettore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, Francesco Frati, Ordinario di Zoologia all’Università di Siena, Massimo Labra, Ordinario di Botanica all’Università degli Studi Milano-Bicocca, Yassine Laknech, Presidente dell’Università di Grenoble Alpes, Gaudenzio Meneghesso, Ordinario all’Università di Padova, Emilio Merl Pich, neurologo e neurofarmacologo, Paolo Oliva, Head of Research Technology Management and 3D Innovation Lab dell’Ospedale Humanitas di Milano, Marcello Restelli, professore associato di machine learning del Politecnico di Milano, Francesco Tafuri, Ordinario all’Università Federico II di Napoli, alla guida del suo Centro di computazione quantistica superconduttiva, Viola Schiaffonati, professoressa associata di logica e filosofia della scienza al Politecnico di Milano e direttrice del laboratorio nazionale di Informatica e Società del Consorzio Nazionale Italiano di Informatica.

Maggiori informazioni sul profilo degli esperti e sull’articolazione dei lavori sono disponibili sul sito https://forumperlaricerca.provincia.tn.it/

PROPOSTE DEI SINDACATI CIGL, CISL, UIL
Egregio Signor
dott. EMILIANO AUDISIO
Coordinatore scientifico del Forum per la Ricerca della Provincia Autonoma di Trento
Oggetto: documento unitario per il Forum per la ricerca 2025
Gentilissimo dottor Audisio,
coerentemente con l’approccio tenuto in occasione della prima edizione del Forum per la ricerca di sei anni fa, crediamo utile far pervenire un breve documento unitario con le priorità per il rafforzamento dell’efficacia del sistema della ricerca, degli strumenti di trasferimento tecnologico e delle politiche industriali per l’innovazione con un focus specifico sulle dinamiche del mercato del lavoro locale e sulle azioni per qualificare il capitale umano e sociale locale al fine di rendere più attrattivo e competitivo il Trentino e gestire con successo le sfide della transizione digitale, ambientale e demografica al fine di rendere la nostra comunità resiliente e adattiva anche rispetto ai mutamenti di un quadro geopolitico internazionale in profondo mutamento.
Il contesto trentino
Demografia. Se l’Italia ha continuato a perdere abitanti anche nel corso del 2024, il Trentino insieme a poche altre regioni del Nord (tra cui Alto Adige, Lombardia ed Emilia Romagna) resta attrattivo. Secondo gli ultimi dati utili forniti dall’Istat (ottobre 2024) i residenti in provincia sono circa 546.500, superando così dopo cinque anni i livelli del 2019 e mettendosi alle spalle definitivamente la contrazione demografica registrata a partire dalla crisi pandemica del biennio 2020-2021. Il risultato è l’effetto di un saldo naturale costantemente negativo e di una tenuta del saldo migratorio interno. Ma in assenza del saldo migratorio estero, oggi ampiamente positivo, la popolazione trentina registrerebbe una significativa decrescita.

Tutto questo non ferma il progressivo invecchiamento della popolazione. Dal 2010 il tasso di dipendenza dagli anziani è salito dal 29,7% al 37,4% del 2023, mentre nello stesso periodo il rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 15 (indice di vecchiaia) è passato dal 125% al 179,2%, frutto anche del progressivo ridursi del tasso di fecondità totale. Nel 2010 infatti il numero di figli per donna in Trentino aveva raggiunto l’indice di 1,65 tra i più alti d’Italia mentre nel 2023 era crollato a 1,28, avvicinandosi pericolosamente alla media italiana (1,20).
Offerta di lavoro. Ciò avrà inevitabili conseguenze anche sull’offerta di lavoro. Secondo le proiezioni Istat, la popolazione tra 15 e 64 anni ha raggiunto il suo picco nel corso del 2020, pari a 346.400 persone potenzialmente attive sul mercato del lavoro (63,3% della popolazione totale). Nel 2030 si prevede una contrazione di questa fascia di popolazione di ben 3.500 persone, un calo rispetto al picco che nel 2040 diventerà addirittura di 23.600 persone. I pensionamenti dei baby boomers e l’aumento dell’investimento dei giovani nell’istruzione terziaria acuirà quindi le difficoltà delle imprese di reperire la forza lavoro. In generale si assiste anche in Trentino ad un sensibile invecchiamento della forza lavoro.
Anche sotto la spinta di questi lenti ma inesorabili processi demografici, il mercato del lavoro trentino, soprattutto nel periodo del rimbalzo economico post-pandemia, ha migliorato tutte le proprie performance fino a raggiungere nella rilevazione Istat delle forze di lavoro del terzo trimestre del 2024 livelli record sia nel tasso di attività (74,6%) che nel tasso di occupazione (72,9%), riducendo ulteriormente il tasso di disoccupazione (2,3%). In controtendenza a questi dati cresce il tasso di inattività della componente femminile tra 15 e 64 anni di età (32,7%). Se le coorti femminili tra 25 e 44 anni, registrano tassi di inattività relativamente bassi tra il 19 e il 20% (dati 2023), sulla popolazione complessiva in età da lavoro la distanza con i Paesi del Nord Europa dove si registrano tassi di partecipazione complessivi delle donne al mercato del lavoro superiori al 75%, resta ancora ampia.
Va segnalato un fenomeno inedito e particolarmente preoccupante, non tanto nei numeri assoluti, ma nella sua tendenza, ossia il crescente numero di giovani con livelli di istruzione particolarmente elevati che emigra all’estero dove trova per lo più condizioni professionali, di carriera e di lavoro più stimolanti.
Domanda di lavoro. In Trentino purtroppo non si registra un miglioramento della qualità della domanda di lavoro delle imprese. Accanto ai dati Inps sull’andamento delle retribuzioni medie ancora oggi più basse di quelle del Nordest, lo testimoniano in particolare i dati della ricerca Excelsior per il 2024 che confermano come anche nella nostra provincia le difficoltà di reperimento della manodopera da parte delle imprese crescano in tutti i settori, anche tra le professionalità meno elevate. Ma dimostrano anche che le tipologie contrattuali offerte ai potenziali candidati nell’88,8% dei casi sono precarie, stagionali e a tempo determinato, mentre, d'altra parte, i profili professionali ricercati per il 61% sono in ambiti economici a bassa qualificazione e bassa produttività ossia pubblici esercizi, ristorazione, pulimento, commercio, logistica. Di contro le imprese trentine cercano laureati solo nel 9,3% dei casi (meno della metà delle occupazioni disponibili a chi invece ha solo la scuola dell'obbligo), mentre i nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato sono solo l’11,2% del totale (in Alto Adige sono il 24,6% e in Italia il 18,6%).
Investimenti privati. A provocare questa scarsa qualificazione della domanda di lavoro è anche la bassa propensione delle imprese private ad investire in ricerca e sviluppo. L’Istat infatti certifica che nel 2013 la spesa in progetti di innovazione delle aziende in Trentino fu pari a 152 milioni di euro, corrispondenti al 45% degli investimenti totali comprensivi di quelli di università e centri di ricerca pubblici. Dieci anni dopo, nel 2022, in una fase di forte ripresa dell’economia, le imprese in Trentino hanno investito circa 142 milioni, il 4,5% in meno, in una lenta ma costante riduzione della quota di investimenti privati che oggi corrispondono a poco più del 41% di tutta la spesa in ricerca e sviluppo sul territorio provinciale.
Il confronto con le regioni a noi più vicine rischia di diventare impietoso. Tra il 2013 e il 2022, per esempio, gli investimenti privati in innovazione sono cresciuti del 20% in Friuli, del 26% in Lombardia, del 35% in Veneto, del 58% in Alto Adige e di ben il 69% in Emilia Romagna. In tutte queste regioni la maggioranza degli investimenti derivano dalla spesa delle imprese (dal 54% del Friuli al 74% della Lombardia).
Se poi si amplia lo sguardo all’Europa il quadro peggiore. Secondo Eurostat, nel 2021 per quanto riguarda gli investimenti in innovazione dei settori privati per abitante, la nostra Provincia risulta al 103esimo posto tra le regioni europee (NUTS 2) con 248 euro ad abitante. In Tirolo, solo per citare una regione a noi molto vicina, le aziende private investono più del triplo con 890 euro ad abitante.
Dinamica della produttività. Tutto questo ha un inevitabile impatto sulla produttività del lavoro che non cresce come potrebbe. Come dimostrato dallo studio di Ocse intitolato “Rimettere in carreggiata la crescita della produttività del Trentino”, rispetto alle regioni europee prese a riferimento, la produttività del lavoro, calcolata come Pil pro capite, è rimasta stagnante almeno a partire dai primi anni del secondo millennio e fino al 2017 nonostante l’andamento dell’occupazione sia stato nello stesso periodo del tutto simile a quello dei territori presi a riferimento. Quindi la bassa crescita del Pil pro capite non è stata provocata da una limitata partecipazione al mercato del lavoro, che invece è cresciuta in linea con quella delle altre regioni europee.
La stagnazione della produttività non dipende quindi da una mancata partecipazione al mercato del lavoro, ma dalla composizione delle vocazioni economiche nel mix produttivo territoriale e dalla debolezza relativa di alcuni settori che sarebbero maggiormente vocati all’innovazione e agli investimenti tecnologici.
Infatti, nonostante il valore aggiunto per lavoratore nell’industria sia aumentato nel periodo preso a riferimento da Ocse, rispetto alla contestuale contrazione della produttività nel sistema commerciale e ricettivo, la dinamica della produttività del settore secondario è stata decisamente migliore nelle regioni europee di riferimento dove il valore aggiunto dell'industria non solo è aumentato più degli andamenti degli altri settori, ma ha anche allargato il proprio peso sul totale dell’economia, trascinando con sé anche un altro settore fondamentale in una moderna economia terziarizzata, quella dei servizi evoluti alle imprese.
Il terziario avanzato dei servizi scientifici e professionali in Trentino ha visto invece non solo una riduzione del valore aggiunto per addetto, ma ha anche ridotto significativamente il proprio peso nell’economia trentina. Si tratta di un’involuzione preoccupante perché in netta controtendenza rispetto alle regioni europee prese a riferimento nello studio Ocse dove sempre più il processo di terziarizzazione dell’economia coinvolge anche il settore industriale e gli ambiti legati ai settori investiti dalle transizioni digitale ed ecologica.
In generale la riduzione del perimetro del comparto industriale in Trentino, su cui oggi pesa l’incertezza degli scenari internazionali, viene però da più lontano considerato che, a partire dagli anni 2000, l’industria manifatturiera ha registrato una progressiva contrazione sotto diversi punti di analisi.
Istruzione e ricerca. La qualità del sistema scientifico ed educativo del Trentino è unanimemente riconosciuta, a partire dalle istituzioni scolastiche e della formazione professionale provinciale (anche se negli anni gli esiti delle prove Invalsi e le indagini Ocse Pisa registrano un progressivo peggioramento degli apprendimenti), proseguendo con l’ottimo posizionamento dell’Ateneo trentino sia sul fronte della didattica e della ricerca e, infine, grazie alla presenza di istituti di ricerca scientifica e tecnologica inseriti in reti internazionali autorevoli e di prestigio.
I livelli di partecipazione dei giovani al sistema di istruzione sono elevati.
Si sconta ancora un gap significativo rispetto al quadro europeo nei laureati con un’età compresa tra 25 e 34 anni che nel 2023 risultano il 34,1% contro una media UE pari a 43,1%. Anche i laureati in materie STEM sono meno di quelli registrati nei territori limitrofi. Nel 2021 i residenti in Trentino che si sono laureati nell’anno in queste discipline sono stati l’1,4% di tutti i giovani tra 20 e 29 anni, contro una media del Nordest pari all’1,7% e dell’Italia pari all’1,8%. Buona resta invece la percentuale di partecipazione degli occupati con almeno 25 anni a percorsi di formazione continua che risultano essere quasi il 17% del totale nel 2021, anche se si sconta ancora un differenziale negativo rispetto ai paesi del Nord Europa dove la media supera il 25% e in alcuni casi sfiora il 40%.
Una Agenda integrata per l’innovazione in Trentino
Confermiamo la bontà delle priorità individuate dalla Provincia autonoma di Trento per la ricerca e contenuti nella strategia di specializzazione intelligente (S3) 2021-2027. Considerato però che molte delle sfide che il Trentino dovrà affrontare riguardano anche le evoluzioni socio-demografiche e quelle tecnologiche, sia sul fronte dell’innovazione dell’ICT e dell’AI, sia su quello della transizione energetica e ambientale, è opportuno rafforzare gli strumenti di analisi e di intervento sugli assetti istituzionali del mercato del lavoro, sul sistema di istruzione provinciale e sulle politiche industriali e di sviluppo e in generale sull’evoluzione demografica. Il tutto con l’obiettivo di definire un set di misure coordinate da implementare durante la XVII legislatura dalle istituzioni dell’Autonomia (Provincia, enti locali, enti strumentali e agenzie, società partecipate, terzo settore e stakeholder) per aumentare la competitività, l’adattabilità e l’innovazione del sistema produttivo locale. Nessuna singola misura presa da sola può permettere al Trentino di vincere le sfide che ha davanti a sé, men che meno le politiche economiche tradizionali fondate su interventi congiunturali. Ciascuna misura deve essere pensata come il tassello di un mosaico più ampio: è solo attraverso l’integrazione delle diverse politiche che si può definire un quadro complessivocapacedi elevareiltassodiinnovazioneinTrentinocheoggidovrebbeessereilvero focus delle politiche pubbliche.
Il Trentino, anche sulla stregua dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dovrebbe darsi una propria Agenda integrata per l’innovazione territoriale, mutuando con i necessari adattamenti e realizzando su scala ridotta gli obiettivi e le strategie contenute nel “Rapporto sul futuro della competitività europea” elaborato da Mario Draghi che proprio ieri la Commissione Europea ha tradotto in una prima serie di azioni attuative per il biennio 2025-2026 con la comunicazione “A Competitiveness Compass for the EU”.
Proposte operative sul fronte della ricerca
1. Osservatorio sull’impatto dell’AI sul mercato del lavoro e sulla produttività delle imprese. Come Cgil Cisl Uil del Trentino nel corso del G7 dell’intelligenza artificiale tenutosi a Trento il 15 marzo di un anno fa, abbiamo lanciato la proposta di istituire in provincia un osservatorio nazionale sull’impatto dell’AI sul mercato del lavoro. Confidando che queste tecnologie non aumentino solo i processi di automazione, ma rilancino la produttività marginale creando così nuovi posti di lavoro qualificati (vedi D. Acemoğlu, S. Johnson “Power and Progress” 2023), il tema è quello di anticipare i possibili mismatch tra domanda e offerta di lavoro, analizzando la domanda di lavoro delle imprese e approntando sistemi di formazione continua del personale a rischio di espulsione dal mercato del lavoro.
A questo proposito Cgil del Trentino, d’accordo con Cisl e Uil del Trentino, ha finanziato un dottorato di ricerca Pnrr del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, avviato a novembre 2024, dal titolo “Technological change: Impact on workers’ skills/tasks, firms’ and labor productivity, and income inequalities. A comparative and territorial study”.
Questa proposta è coerente e integrata alla richiesta già avanzata durante il Primo Forum per la Ricerca del 2019 di realizzare l’organismo per l’analisi dei fabbisogni occupazionali previsto all’articolo 6.1 della legge provinciale sul lavoro n. 19 del 16 giugno 1983 e di rendere strutturale la ricerca campionaria EWCS di Eurofound specificatamente dedicata al mercato del lavoro di Euregio Trentino-Alto Adige-Tirolo che la cui seconda edizione territoriale dovrebbe svolgersi nel corso di quest’anno.
2. Centro di ricerca dedicato all’analisi dei fenomeni demografici. I Paesi che negli anni passati si sono dotati di strutture di ricerca ed analisi delle dinamiche demografiche al fine di sostenere l’efficacia di politiche pubbliche nel campo della natalità, della gestione dell’invecchiamento della popolazione, dell’integrazione dei cittadini stranieri, dei livelli di istruzione, etc. sono quelli che più di altri hanno un migliore equilibrio relativo nella propria popolazione. Bisogna quindi superare la logica di analisi spot al fine di individuare misure contingenti. Serve uno strumento di analisi continua che aiuti i decisori politici ad assumere decisioni ponderate e scientificamente avvalorate in quanto i mutamenti demografici avvengono sul lungo periodo e le scelte di oggi avranno conseguenze, nel bene e nel male, sulla prossima generazione.
3. Facoltà di scienze della formazione all’interno dell’Università degli studi di Trento. L’ipotesi già contenuta nel programma elettorale del presidente della Giunta Provinciale Fugatti, va realizzata rapidamente non solo con lo scopo di garantire una qualificazione del personale docente della scuola (che in Trentino è dipendente non statale della Provincia autonoma di Trento con contrattazione collettiva di primo livello), ma anche per migliorare l’assetto del sistema di formazione continua in stretto raccordo con le istituzioni locali del mercato del lavoro, in particolare Agenzia del Lavoro, ente tripartito chiamato a gestire i centri per l'impiego, le politiche attive del lavoro, l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e l'analisi del mercato del lavoro.
Nel frattempo potrebbe essere utile lanciare un momento di riflessione collettivo, nella forma degli Stati generali della Scuola, per permettere a tutti gli attori del sistema di istruzione a livello provinciale di analizzare le migliori.
4. Potenziamento della valutazione delle politiche pubbliche a partire dai sussidi alle imprese. Fin dal varo della legge quadro sugli incentivi alle imprese (legge provinciale 6/1999) erano previsti meccanismi di valutazione di impatto che non sono mai stati attuati. Con la riforma varata durante la XVI legislatura, la nuova legge per l’economia (legge provinciale 6/2023) è stata adottata senza che venisse effettuata una analisi complessiva delle politiche di incentivo attuate fino ad allora, sia attraverso contributi diretti, sia attraverso gli sgravi fiscali. Per superare questo limite, si propone di costituire un fondo annuale da destinare all’analisi di impatto dei sistemi di sussidio alle imprese pari allo 0,5% delle risorse stanziate e impegnate dalla Giunta provinciale sotto forma di contributi alle imprese e sgravi fiscali al fine di finanziare i progetti di ricerca degli istituti di ricerca locali (Irvapp, Unitn, etc.) proprio nel campo della programmazione, dell’attuazione e della disseminazione della valutazione e dei suoi esiti a vantaggio dei decisori politici e del confronto tra le parti sociali.
5. Rafforzamento del Comitato provinciale per la competitività e la produttività. Nato anche su spinta delle organizzazioni sindacali, il Comitato oggi coordinato da Ocse Trento rappresenta un unicum nel panorama scientifico nazionale e forse internazionale in quanto strumento territoriale di analisi delle dinamiche della produttività ed è stato precursore della scelta del Governo di dare finalmente vita in seno al Cnel ad un comitato nazionale sulla produttività come auspicato dalla Commissione Europea. Serve però potenziarne la struttura e quindi la capacità di analisi e ricerca nel campo della spatial productivity e della geografia dello sviluppo, aumentando il budget che oggi la Provincia autonoma di Trento destina al suo finanziamento.
Proposte operative sul fronte dell’innovazione
1. Programma straordinario di formazione continua e per le politiche attive del lavoro. Anche a fronte delle dinamiche demografiche in atto, è indispensabile garantire la possibilità a lavoratrici e lavoratori, di tutte le età, disoccupati e occupati di tutti i settori, di cogliere le opportunità che auspicabilmente si dovrebbero creare all’interno di un mercato del lavoro in progressiva trasformazione anche grazie ai processi di innovazione e di trasferimento tecnologico. Sulla base dell’esperienza nazionale di GOL (Garanzia occupabilità lavoratori) finanziata con le risorse Pnrr, va ora consolidata e meglio coordinata l’offerta di percorsi di formazione continua e di politica attiva del lavoro a livello locale. Un programma straordinario di formazione continua dovrebbe avere alcune caratteristiche precipue:
● essere predisposto, adottato e aggiornato con la partecipazione delle associazioni di rappresentanza delle imprese e delle organizzazioni sindacali, affinché possa coinvolgere, anche per il suo finanziamento, gli strumenti della bilateralità (fondi interprofessionali, enti bilaterali, Fondo di solidarietà del Trentino) e si possa agevolmente tradurre anche in buone pratiche contrattuali a livello territoriale ed aziendale nella promozione e nell’accesso ai percorsi condivisi;
● essere articolato su percorsi di formazione professionalizzante tale da garantire la copertura delle vacancies e migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro a livello territoriale;
● prevedere comunque, a fianco dei percorsi professionalizzanti, moduli formativi dedicati alle soft skill e alle competenze chiave e servizi specialistici come il bilancio delle competenze e l’orientamento professionale;
● qualificare il personale addetto alla formazione di adulti ed adottare forme innovative nell’offerta formativa a partire della Fad;
● essere dotato, anche attraverso la bilateralità territoriale, di un finanziamento non ordinario e pluriennale per poterne misurare gli effetti su più anni adottando modalità di valutazione scientificamente riconosciute.
2. Potenziamento dei servizi pubblici per l’impiego. Proprio per sostenere lo sforzo di migliorare i servizi di incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche attraverso il miglioramento dei supporti informatici e digitali e di potenziare e rendere sempre più efficaci gli strumenti di politica del lavoro è essenziale allargare e qualificare la pianta organica dei servizi pubblici per l’impiego con un aumento del personale con titoli di studi elevati di almeno 45 unità come concordato con la Giunta provinciale nel corso del 2023. Il piano di potenziamento fino ad oggi non è ancora stato attuato sebbene dovesse essere compiuto entro il 2025.
3. Introduzione del sistema di apprendistato duale nell’istruzione terziaria. Tra le diverse misure potenzialmente utili a superare la bassa domanda di laureati da parte delle imprese locali, il non ottimale investimento del sistema produttivo sul capitale umano e le difficoltà delle PMI a relazionarsi con il sistema della ricerca, si potrebbe prendere in considerazione quella di realizzare un piano pluriennale per la diffusione dell’apprendistato duale nell’istruzione terziaria, anche in coerenza con la revisione dei curricula universitari e l'introduzione delle lauree professionalizzanti. Sul medio periodo il sistema duale potrebbe rendere più facile l’inserimento di studenti universitari/laureati/dottorandi nel tessuto
produttivo, migliorarne le condizioni professionali e di carriera, rafforzare il legame anche delle piccole imprese con l’università e i centri di ricerca e contribuire ad elevare il capitale umano impiegato delle aziende trentine.
4. Adozione di una norma di attuazione sulla gestione dei dati. Attraverso il meccanismo delle norme di attuazione previsto dallo Statuto di Autonomia regionale è possibile disciplinare le competenze della Provincia autonoma di Trento. A questo proposito sarebbe utile negoziare con il Governo una specifica norma di attuazione che permetta alle pubbliche amministrazioni dell’Autonomia di accedere ai dati dei residenti in Trentino oggi gestiti esclusivamente da database statali così da permettere l'evoluzione di servizi sempre più evoluti anche da parte della PA trentina. Allo stesso tempo si potrebbe sperimentare un modello di ecosistema locale di dati come bene comune che, nel rispetto delle normative sulla privacy, possano essere utilizzati a fini di ricerca e di sviluppo economico e sociale.
5. Superamento dei sussidi a pioggia alle imprese. Il Trentino deve eliminare i meccanismi di sostegno delle imprese non selettivi, a partire dagli sgravi Irap a pioggia - unici per dimensione finanziaria a livello nazionale - che, a più di dieci anni dallo loro introduzione, hanno dimostrato di non avere alcun effetto sulla capacità di aumentare gli investimenti in innovazione. Le risorse pubbliche vanno concentrate nei settori e negli ambiti dove maggiori sono i ritorni in termini di valore aggiunto e innovazione per il sistema economico locale.
6. Due diligence della domanda pubblica di beni e servizi. Per stimolare l’innovazione del sistema economico il sistema pubblico deve essere il primo a rivedere le proprie politiche di investimento. Accanto agli incentivi alle imprese e agli sgravi fiscali, la domanda pubblica di beni e servizi è un tassello essenziale per sostenere l’innovazione del sistema economico locale. In questi ultimi anni la Provincia autonoma di Trento sta puntando sulla qualificazione della dotazione di infrastrutture materiali e sul comparto del commercio e del turismo, attraverso uno stimolo agli investimenti privati in questi settori. Purtroppo questa strategia di investimento non è certo ottimale se l’obiettivo è quello di aumentare la capacità di innovazione delle imprese.
In alcuni casi, non si tratta neppure di orientare in maniera più efficace le risorse pubbliche, ma sarebbe sufficiente migliorare il disegno e l’architettura tecnologica dei servizi richiesti ed affidati a soggetti privati. Solo per fare un esempio nel settore no profit dell’assistenza troppo spesso i bandi replicano servizi a basso contenuto tecnologico che potrebbero essere invece facilmente integrati producendo un immediato aumento degli investimenti in innovazione da parte delle imprese affidatarie di servizi pubblici (vedi superamento della separazione tra servizio di assistenza domiciliare agli anziani e teleassistenza).
In questa opera di riorganizzazione, debbono essere coinvolte non solo le PA provinciale e locale, ma anche le agenzie, gli enti strumentali e le società a partecipazione pubblica di tutti i settori - logistico, energetico, finanziario e di servizio - che possono fungere da soggetti capaci di trascinare a loro volta un ecosistema di fornitori locali nello sforzo di aumentare gli investimenti in innovazione e in nuova attività economico per esempio nel campo dei servizi digitali e ambientali. Sempre di più infatti il valore aggiunto prodotto anche dalle attività economiche più tradizionali deve essere reinvestito sul territorio in attività a più alta produttività.
7. Stimolare la contrattazione collettiva decentrata e partecipativa. Anche a quest’ultimo scopo vanno individuati meccanismi di incentivo dello sviluppo della contrattazione collettiva di lavoro a livello decentrato di secondo livello. La contrattazione territoriale e aziendale, a maggior ragione quella che sviluppa modelli partecipativi per il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti, riesce infatti ad adattarsi meglio alle condizioni di settori e filiere produttive omogenee o alle condizioni congiunturali delle singole imprese, stimolando gli investimenti e la crescita della produttività. Anche per questo si chiede di mutuare quanto deciso dalla Provincia autonoma di Bolzano che ha vincolato l’accesso agli sgravi Irap alle sole imprese che scommettono sulla contrattazione decentrata.

Ultimo aggiornamento: 30/01/2025 17:02:08
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