Questa interpretazione inoltre sminuisce e snatura l’identità trentina (e in parte sudtirolese) che, basandosi su motivazioni storico-culturali e non linguistiche, viene completamente esclusa da questo provvedimento" (nella foto a lato Simone Marchiori).

E - secondo il PATT - questo non è per volontà della Provincia autonoma di Trento o della Regione autonoma Trentino - Alto Adige Südtirol (che anzi in questi anni anche grazie al lavoro del presidente Ugo Rossi hanno continuamente arricchito con nuovi progetti le occasioni di affermazione del livello euroregionale) ma solamente del Governo austriaco.
Che senso ha concedere la doppia cittadinanza solo a determinate categorie di persone? Non erano cittadini austro-ungarici anche i nostri nonni, sudditi anch’essi dell’imperatore, morti a migliaia nella prima guerra mondiale fra le fila dell’esercito di Francesco Giuseppe? Il Trentino non è stato per secoli parte integrante del sistema politico tirolese, esempio di convivenza pacifica fra lingue diverse, ponte fra la cultura mitteleuropea e quella mediterranea? Ecco le domande poste dal PATT.
Ma altre domande ci sorgono spontanee: il movimento di Kaswalder, Chilovi e Corona che tanto strumentalizza la causa della doppia cittadinanza, come giustifica l’alleanza riproposta anche a livello provinciale con movimenti politici dichiaratamente nazionalisti (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi per l’Italia), capeggiati da leader espressamente contrari a questa possibilità (Meloni, Biancofiore )? E come giustificano il loro appoggio alla Lega che nel suo governo nazionale sostiene ministri come Riccardo Fraccaro che afferma “Il doppio passaporto sarebbe un atto ostile, che intendiamo respingere con fermezza”?
"La realtà dei fatti - proseguono Masera e Marchiori - è che dietro le sterili prese di posizione di qualcuno non c’è visione, ma solo il tentativo di racimolare un po’ di voti in vista del prossimo ottobre. Il provvedimento al vaglio del governo austriaco, se confermato, va certamente nella direzione di riconoscere l’appartenenza storica di tutti i tirolesi, ma non ci può soddisfare".
"Il nostro appello - sostengono - come autonomisti del PATT è che vengano inseriti in questo provvedimento tutti i discendenti austro-ungarici residenti nella nostra Regione, senza inutili e antistoriche esclusioni. Ma siamo anche fermamente convinti che se volessimo far prevalere gli aspetti innovativi dell’Impero austro-ungarico, che rappresentano ancora oggi una visione di futuro in grado di dare speranza alle nuove generazioni, l’unica proposta attualmente in grado di andare verso quello spirito europeo che anima gli autonomisti, in grado di rafforzare l’Euregio eliminando nazionalismi e divisioni è quella della cittadinanza europea".
"Per questo obiettivo – concludono Masera e Marchiori - il PATT è da sempre in prima linea e continuerà anche in futuro ad impegnarsi".