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Variante al Pup: discussione abbinata degli ordini del giorno

Trento - Variante al Pup, iniziata la discussione abbinata degli ordini del giorno. Dopo la sospensione per la riunione di maggioranza i lavori in emiciclo relativi ddl 37 di variante al Pup sono ripresi con la trattazione delle proposte di ordini del giorno.

Il primo a prendere la parola è stato Roberto Paccher (Lega) che ha affermato di ritenere che non venga interpretato correttamente il regolamento perché i 5 minuti dati per le dichiarazioni di voto in questi giorni non sono i 10 minuti previsti dall’articolo 75 applicato, ma quelli previsti dall’articolo 160. Si è detto convinto in questo senso che anche la dichiarazione di voto debba essere accorpata. Ha chiesto al presidente del Consiglio un approfondimento in questo senso: anche in questo modo si avrebbero 20 giorni di discussioni e non si lede il diritto delle minoranze di poter presentare le proprie argomentazioni. La richiesta, ha precisato, viene avanzata per evitare di paralizzare i lavori: altrimenti se passa il principio, viene minata la capacità di poter governare di chi vince le elezioni.

Il presidente Soini ha ricordato che il punto è stato sollevato anche da Claudio Cia (Misto) nella capigruppo e ha ricordato che si sta parlando dell’articolo 109 bis comma 9, che rimanda la discussione abbinata all’articolo 161 e non al 160, e del 75. Francesco Valduga (Campobase) ha detto di tenere buona l’interpretazione espressa nella Capigruppo. Ha ricordato che in minoranza si è detto che si prende atto della decisione inappellabile del presidente e che, pur nella voglia di poter fare discussioni separate, si procederà con alcune discussioni accorpate e che per il resto si procede come si è detto in Capigruppo. Si è riservato diverse valutazioni sull’ordine dei lavori qualora l’interpretazione cambiasse rispetto a ciò che è stato detto in Capigruppo. Il consigliere non si è detto poi d’accordo nel ridurre la fatica della democrazia: governare è fatica, ma la si deve sopportare perché è la miglior forma di governo possibile, vincere le elezioni non significa fare quello che si vuole sul territorio con una delega in bianco.
Claudio Cia ha ricordato di aver presentato il medesimo argomento di Paccher in Capigruppo: quando si parla di accorpare decine e decine di ordini del giorno ritenuti essere identici, non si può non riconoscere che non ci possa essere un’unica dichiarazione di voto. Non una forzatura quella dell’abbinamento, per il
consigliere del Misto, ma una possibilità prevista dal regolamento, come quella della dichiarazione di voto unica. Ha detto di contestare l’interpretazione data che
rischia di paralizzare i futuri lavori di oggi e di chi governerà anche domani e ha sperato ci sia il coraggio di rivedere l’interpretazione data oggi. Chiunque governa
questa Provincia deve essere messo in condizione di governare, ha detto. Il presidente Soini ha assicurato di aver preso nota delle istanze di tutti e affermato di ritenere di aver creato un precedente che va ad alleggerire i lavori d’Aula, positivo. Ha detto di preferire il termine “abbinare” e non “accorpare”: si è creato un precedente positivo, non negativo per i lavori d’Aula, ha ribadito.
Mirko Bisesti (Lega) ha parlato di una questione di democrazia, non di fatica: in qualsiasi Parlamento il Governo può portare un atto e avere il modo di votarlo, qui
no perché non si può porre la fiducia. Ha ripreso l’appello lanciato in Capigruppo di un approfondimento sul regolamento. Il confronto non può precludere la
possibilità che una maggioranza, che ha ricevuto un mandato democratico e trasparente, possa portare a compimento una decisione: altrimenti non è democrazia.
Per il consigliere ci deve essere la possibilità di arrivare a un punto di fine: chi presiede l’Aula deve fare in modo che l’Aula possa lavorare e legiferare.
Lucia Maestri (Pd) ha ricordato nella sua esperienza d’Aula da consigliera di non essersi mai trovata dopo una Capigruppo con consiglieri di maggioranza che
contestavano in Aula le decisioni insindacabili del presidente: uno sfregio alla figura del presidente. Ha riconosciuto lo stress a cui è sottoposto il presidente
nell’essere chiamato a garantire minoranza e minoranza: la minoranza rispetta questo stress e dovrebbe farlo anche la maggioranza. Si è sentita per Maestri
questo pomeriggio in Aula una sorta di lamentatio che non ha soluzione se non nella revisione del regolamento che deve trovare 24 mani alzate, ma la maggioranza ha solo 21 mani. Lo stesso strumento è stato usato da Fugatti con 20.000 emendamenti: smettiamola con la lamentatio, ha concluso.
Christian Girardi (FdI) ha parlato dell’ostruzionismo in aula di questi giorni e ha ricordato che non basta dire che si è nel parlamento della democrazia, la
democrazia si costruisce con le azioni che ogni giorno si mettono in campo.
Nessuno qui dentro, ha aggiunto, è contro l’ostruzionismo legittimo, ma si propone che questo ostruzionismo abbia una fine: non si vuole limitare il potere di
controllo delle minoranze, ma in tutti i luoghi della democrazia del mondo i regolamenti prevedono che, dopo un tempo opportuno dedicato al dibattito e
all’espressione delle opinioni, si permetta a qualcuno di assumersi la responsabilità di decidere e a qualcuno di contestarla sui territori. Quando si dice che si può
bloccare i lavori di un’Aula il messaggio che esce è che si ha un’idea strana di democrazia, ha concluso. Luca Guglielmi (Fassa) ha ricordato la vicenda della
mozione di sfiducia della scorsa legislatura e che non è vero che non è mai successo che un capogruppo abbia messo in discussione le scelte del presidente
del Consiglio. Poi: i consiglieri Paccher e Cia hanno proposto un’ulteriore richiesta di valutazione al presidente del Consiglio, ma non ci si spaventa a rimanere qui 130 giorni e lo si farà, come si è fatto con il primo assestamento di bilancio della scorsa legislatura, si sono votati uno su uno gli emendamenti mentre molti delle
minoranze il venerdì hanno preso la borsa e sono andati al lago. Se si può fare economia dei lavori il presidente può decidere inappellabilmente e il regolamento
lo prevede, ha aggiunto. Mai è successo che si presentasse una tale mole di ordini del giorno, ha concluso.
Valduga ha voluto precisare che non è normale per la minoranza presentare 1.939 ordini del giorno, ma la situazione è assolutamente particolare. Paolo Zanella (Pd) si è detto basito a sentire che la minoranza è quella che ostacola la democrazia: c’è poca memoria storica. Ha ricordato che nella legislatura 2013-2018 l’allora minoranza si oppose in Aula a un ddl contro le discriminazioni con 20.000 emendamenti e un dibattito riportato a livello nazionale per la trivialità del
dibattito in aula, appositamente svilendo una proposta di legge che per la maggioranza di allora aveva un peso e che parlava di discriminazioni e non di strade. Si usano oggi gli strumenti che il regolamento concede come allora. Era democrazia anche allora e lo è anche ora. Guglielmi ha precisato che l’iniziativa era consiliare e che questa è tecnica e che viene dalla Giunta.
Vanessa Masè (La Civica) ha sottolineato che il ddl 37 è frutto di un iter procedurale rafforzato e partecipativo: al di là della democrazia dell’Aula non si dimentichi che l’iter del ddl è di tre anni e mezzo perché iniziato nella scorsa legislatura dall’allora assessore all’Urbanistica Tonina, con un passaggio in Terzacommissione e una delibera di approvazione del ddl della scorsa legislatura. Tutti i documenti fanno parte del fascicolo di questo disegno di legge che non è un ddl normale: si tratta di una variante al Pup non emendabile, una partita completamente diversa da quella della scorsa legislatura e di altri ddl.
Terminato il dibattito sull’ordine dei lavori, il focus è tornato sulle proposte di ordine del giorno. Sono state abbinate le discussioni generali delle proposte dalla
60 alla 81 e dalla 99 alla 151.
Si riprende domani mattina dalle 10 alle 13. L’orario del pomeriggio è invece dalle 14.30 alle 18.
Ultimo aggiornamento: 10/10/2024 23:33:30
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