Sondrio - La
Polizia di Stato di
Sondrio, nell’ambito delle attività volte al contrasto dell’immigrazione clandestina, ha denunciato
quattro persone per i reati di
favoreggiamento dell
’immigrazione clandestina e possesso e fabbricazione di documenti di i
dentificazione falsi, poiché destinatarie di documenti di identità falsi provenienti dalla Turchia, verosimilmente poi indirizzati a terzi soggetti al fine di favorire l’immigrazione irregolare.

L’attività d’indagine svolta dalla locale
Squadra Mobile, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Sondrio, ha avuto inizio nel
giugno 2024 a seguito di segnalazione pervenuta dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
In particolare, le autorità turche, nel corso di una recente operazione di polizia giudiziaria svolta nei confronti di un sodalizio criminale dedito al favoreggiamento all’immigrazione clandestina verso l’Italia ed altri paesi europei mediante la produzione di documenti falsi, oltre ad aver proceduto al sequestro di numerosi documenti (carte d’identità, patenti di guida, visti, carte di soggiorno, passaporti, sigilli doganali), hanno accertato la spedizione, già avvenuta, di documenti falsi verso l’Italia. Grazie alle ulteriori indagini svolte dagli investigatori della Squadra Mobile, consistite nell’analisi di tabulati di traffico telefonico e telematico e in reiterati servizi di osservazione controllo e pedinamento (che hanno dato riscontro all’iniziale ipotesi investigativa), è stato accertato che tra i diversi destinatari erano presenti tre soggetti residenti/dimoranti in provincia di Sondrio. Sulla base di quanto emerso dalle indagini sono state eseguiti, con la collaborazione della Squadra Mobile di L’Aquila, 4 decreti di perquisizioni domiciliari, veicolari, locali e personali emessi dall’autorità giudiziaria (tre in provincia di Sondrio ed una in provincia de L’Aquila) che hanno avuto esito positivo, permettendo di rinvenire un permesso di soggiorno falso, nonché, copiosa documentazione e dispositivi informatici tutt’ora al vaglio degli inquirenti.