Trento -
Caporalato e
immigrazione clandestina, i
finanzieri del comando provinciale di
Trento hanno sequestrato beni e disponibilità finanziarie per oltre
521mila euro, nei confronti di
sette persone, di cui
sei di nazionalità
pakistana ed un’
italiana, per l’ipotesi di reato di
intermediazione illecita e
sfruttamento della manodopera e di violazione delle norme sull’
immigrazione.
![](https://www.gazzettadellevalli.it/upload/2022/06/Guardia-di-Finanza-Trento.jpg)
Le
indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Trento e coordinate dalla Procura della Repubblica di Rovereto, sono scaturite a seguito di autonoma attività investigativa delle Fiamme Gialle ed hanno messo in luce, allo stato degli atti, gravi irregolarità penali e giuslavoristiche poste in essere, dal
2021 al
2023, da una società con sede in
Vallagarina, operante nel settore della produzione di
carta e
cartone e gestita da soggetti di nazionalità
pakistana.
Secondo la ricostruzione delle indagini, questi ultimi, abusando dello stato di bisogno di diversi dipendenti connazionali, determinato dalla necessità per gli stessi di ottenere un permesso di soggiorno per motivi lavorativi e riuscire a mantenere in
Pakistan la propria famiglia di origine, li hanno sottoposti in condizioni di sfruttamento sul lavoro.
Dalle complesse investigazioni – eseguite mediante attività tecniche, mirati accessi e perquisizioni, escussione in atti di diversi testimoni ed indagini finanziarie – emerge che, benché i lavoratori risultassero assunti mediante contratti part–time, in realtà erano costretti ad accettare turni lavorativi, dalle 9 alle 13 ore giornaliere, di gran lunga superiori sia al limite legale delle 48 ore settimanali sia a quello delle 250 ore di straordinario annuo.
Il rinvenimento di un “libro mastro” e della copiosa documentazione extracontabile tenuti dagli indagati, ha permesso di ricostruire una serie di numerose irregolarità.
Infatti, a fronte di una busta paga formalmente corretta riportante una retribuzione mensile variabile dalle 1.000 alle 1.800 euro, i dipendenti, dopo aver ricevuto l’accredito, erano costretti a retrocedere in contanti, ai datori di lavoro, gran parte del salario.
In diversi casi, sulla base delle attività finora ricostruite, veniva anche chiesto ai lavoratori di recarsi presso i “money transfer” per effettuare rimesse di denaro all’estero (Pakistan) nei confronti di soggetti sconosciuti ma indicati dagli stessi datori di lavoro. Gli accertamenti esperiti nei confronti dei “money transfer” hanno permesso di accertare che, nell’arco di un solo anno, sono stati trasferiti all’estero, illegalmente, oltre 102.000 euro.
Dalla ricostruzione dei dati contabili acquisiti, i Finanzieri hanno accertato che i dipendenti, di fatto, percepivano un compenso variabile dalle 500 alle 700 euro mensili, pari ad una paga oraria effettiva di 4 - 5 euro l’ora.
Nel corso dell’attività di servizio, è stato appurato che agli impiegati non venivano consegnati né il contratto né le buste paga, in modo da renderli ignari sia dei propri diritti sia delle proprie spettanze.
Secondo le indagini, i predetti cedolini paga venivano artatamente modificati in maniera tale da non riportare, da un lato, l’effettivo numero di ore lavorate, dall’altro, l’indicazione fittizia di permessi, di ferie, della tredicesima e dei ratei del trattamento di fine rapporto.
Inoltre, nonostante la società dichiarasse la disponibilità per i dipendenti di alloggi e di buoni pasto, quali fringebenefit, per usufruire di tali utilità i lavoratori dovevano corrispondere “in nero” un importo mensile fino a 200 euro per il posto letto (in alloggio con altri 10/15 connazionali) nonché erano obbligati a effettuare la spesa alimentare, per circa 150 euro al mese, presso un negozio riconducibile ad alcuni indagati, ove, nell’arco di tre anni, gli stessi hanno “posto all’incasso” quasi 22.000 buoni pasto elettronici, pari ad oltre 152.000 euro.
Tutto ciò consentiva all’impresa indagata il beneficio fiscale dato dalla deduzione dei predetti costi e, pertanto, di abbassare gli importi da versare allo Stato, tramite F24, sia a titolo di imposte sia a titolo di contributi a suo carico.
Di pari passo, l’esecuzione di ulteriori controlli – operati dai Finanzieri congiuntamente ai Vigili del Fuoco ed al personale dell’Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Uopsal) dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della P.A.T. – ha portato alla luce numerose violazioni alle norme in maeria di sicurezza e di igiene sul luogo di lavoro.
Allo stato degli atti. le condotte sopra indicate, consentendo un rilevante risparmio di costi del personale e sulla sicurezza del lavoro, permettevano all’impresa una posizione di vantaggio concorrenziale e di offrire ai propri clienti prezzi molto competitivi rispetto al mercato.
Nell’ambito del contesto operativo, le Fiamme Gialle hanno scoperto che gli indagati, a vario titolo, al fine di favorire la permanenza irregolare sul territorio dello Stato di alcuni cittadini pakistani, approfittando della sanatoria per l’emersione dei rapporti di lavoro - riservata ai lavoratori domestici - inducevano alcuni dipendenti della società ad assumere, quali collaboratori familiari, i predetti stranieri dietro pagamento da parte degli stessi di un corrispettivo pari a 6.000,00 euro.
Tenuto conto del quadro probatorio acquisito e delle responsabilità emerse a carico degli indagati, la Procura della Repubblica di Rovereto ha richiesto ed ottenuto dal Gip del locale Tribunale il sequestro preventivo frutto dell’attività illecita conseguito dalla società, pari agli stipendi non versati ai lavoratori ed all’indebito correlato risparmio contributivo.
In fase di esecuzione del provvedimento giudiziario, le Fiamme Gialle trentine hanno, quindi, eseguito il sequestro di 8 unità immobiliari e un terreno, tutti siti in Rovereto, 3 autoveicoli, quote societarie e disponibilità finanziarie depositate sui conti correnti della società e degli indagati. All’esito delle investigazioni l’autorità giudiziaria ha emesso l’avviso di chiusura delle indagini preliminari ed ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio.
La posizione del sindacato
Dichiarazioni del segretario generale Andrea Grosselli e Norma Marighetti, segretaria generale di Slc del Trentino: “Il quadro di sfruttamento ai danni di lavoratori pakistani che emerge dalle indagine della Guardia di Finanza desta rabbia e sconcerto e ci restituisce, purtroppo, l’immagine di un Trentino dove il caporalato è una realtà con cui fare i conti. Anche questa volta le vittime sono stati lavoratori fragili, non regolari, in condizione di bisogno che con il ricatto di un possibile permesso di soggiorno venivano sottopagati e fatti lavorare per ore e ore. E purtroppo questi episodi gravissimi non appartengono solo al resto del Paese, ma anche ad un territorio che per anni ha potuto vantare qualità del lavoro e l’accoglienza tra i propri punti di forza. Alcuni di questi lavoratori si sono rivolti anche ai nostri uffici, ma purtroppo sono poi spariti. Ci siamo messi a disposizione dei lavoratori, ma purtroppo non avevano possibilità di denuncia non solo per paura, ma anche perché i datori di lavoro avevano sequestrato loro anche i documenti e molte volte li hanno minacciati di ritorsione sui familiari nel loro paese.
Per questa ragione vista la totale impotenza in cui si trovano restiamo convinti che questi fenomeni si contrastino rafforzando i controlli e per questa ragione siamo grati alla Guardia di finanza per l’operazione condotta in Vallagarina. Non è però sufficiente. Serve un monitoraggio continuo che diventa possibile solo rafforzando il personale del Servizio Lavoro della Provincia, oggi sotto-organico.
Bisogna allo stesso tempo agire sul fronte della regolarizzazione dei cittadini stranieri e delle politiche di accoglienza. Fino a quando si preferirà trattare l’immigrazione solo come un problema di ordine pubblico da agitare solo per convenienza politica si continuerà anche ad alimentare queste sacche di emarginazione dove è facile trovare e ricattare persone da sfruttare solo allo scopo di arricchirsi, calpestando ogni diritto. In questo senso ribadiamo con convinzione che le politiche condotte dalla giunta Fugatti, in linea con le scelte del governo Meloni, in tema di immigrazione sono totalmente sbagliate.
Cgil del Trentino sabato 6 luglio sarà con una propria delegazione alla manifestazione nazionale di Latina organizzata da Cgil, assieme alle associazioni della società civile, contro il sistema del caporalato e dello sfruttamento”.