Valle Camonica - Anche la Valle Camonica, che ha dedicato uno degli istituti scolastici più importanti, è coinvolta nella cerimonia di Beatificazione di Teresio Olivelli. A Incudine (Brescia) - opera dell'artista Edoardo Nonelli - nel 2016 una mostra raccontò personaggi e luoghi della Resistenza. Un viaggio che unisce l’Alta Valle Camonica: vennero scoperti volti e figure di primo piano della Resistenza da Teresio Olivelli (nella foto) a Raffaele Menici, da don Vittorio Bonomelli a don Carlo Comensoli.
Sabato 3 febbraio si terrà la cerimonia di Beatificazione di Teresio Olivelli al nuovo Palazzetto dello Sport di Vigevano. La celebrazione avrà luogo alle 10,30 e sarà presieduta da Sua Eminenza il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, concelebrata dal Vescovo di Vigevano, S.E. Mons. Maurizio Gervasoni, da altri Presuli e Sacerdoti.
Teresio Olivelli è nato il 7 gennaio 1916 a Bellagio (Como) e muore nel campo di concentramento e Hersbruck il 17 gennaio 1945. Olivelli vive i primi anni della sua infanzia a Tremezzo dove è Parroco lo zio. Nel 1923 si trasferisce con la famiglia a Zeme, dove riceve la prima comunione il 29 aprile 1925 e conclude le scuole elementari nel 1926. Nel 1926 la famiglia Olivelli si trasferisce definitivamente a Mortara, dove Teresio frequenta il ginnasio “Travelli”. Nel 1927 frequenta la sezione aspiranti del Circolo San Lorenzo, inserendosi sempre più attivamente nella vita ecclesiale. Dal 1931 al 1934 frequenta il liceo classico Cairoli di Vigevano, conseguendo il diploma di maturità classica; in quegli anni entra a far parte della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, dove svolge un'intensa attività caritativa, e si iscrive all'Azione Cattolica Italiana. Si mostra samaritano per i compagni in difficoltà, che aiuta a scuola e nelle ripetizioni pomeridiane. Negli anni del liceo ama il gioco ed è sempre lui che seda le liti e difende i perdenti.
Alunno del collegio universitario “Ghislieri” di Pavia - Dal 1934 al 1938 frequenta il Collegio Universitario “Ghislieri” di Pavia; immatricolatosi nella facoltà di giurisprudenza il 13 novembre 1934, consegue la laurea in giurisprudenza il 23 novembre 1938. Gli anni universitari segnano il periodo della scelta consapevole e testimoniata del Cristo come maestro di verità e lampada che illumina la vita. La lettura attenta del Vangelo, delle Lettere degli Apostoli, l’assimilazione devota del Magistero e l’approfondimento della filosofia tomista, lo convincono a realizzare in ogni momento una socialità ispirata al cristianesimo e fondata sull’amore. È un membro attivo della FUCI, partecipando a ritiri, incontri, conferenze, attività, e distinguendosi per la sua fede e per la sua carità, soprattutto verso i poveri, che visita con una certa frequenza. Si priva del cibo per i poveri che visita in catapecchie cupe, sporche, dove sono miseria e malattia. Una sera, unico tra i collegiali, difende con energia uno studente ebreo vittima di uno scherzo goliardico che offende la sua fede religiosa. Nell’ambiente del collegio, caratterizzato da marcato laicismo è difficile comportarsi da veri discepoli del Signore tanto che i ferventi cattolici nel collegio Ghislieri si contano sulla punta delle dita. Da parte sua, Olivelli assume atteggiamenti virtuosi, specialmente in ordine alla fede e alla carità, che non si riscontrano in nessun altro studente. Egli, nell’ambiente del collegio, costituisce un unicum; infatti sono ricorrenti le espressioni dei testimoni: “si distingueva”, “spiccava” “emergeva”, per la fede e la carità. Nel 1939 è nominato assistente effettivo della Cattedra di Diritto Amministrativo all'Università di Torino. Il 22 maggio 1940 venne chiamato a Roma presso l'Istituto Nazionale di Cultura nell'Ufficio Studi e Legislazione.
Inizia una stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo incessante di inserirsi criticamente all’interno del fascismo, con il proposito di influirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il fascismo è finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la costruzione di una società migliore.
La Guerra – Ufficiale degli Alpini – La campagna di Russia - E’ in corso una guerra imposta al Paese, il quale deve subire; Teresio non vuole considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la maturazione degli eventi, ma desidera inserirsi in essi, con eroica abnegazione. In particolare, è fermamente determinato a stare con i soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popolo italiano in lotta. Allo scoppio della guerra il suo pensiero è sempre rivolto agli ultimi e agli umili. Tra questi ci sono i soldati impegnati nella campagna di Russia, dove l’Italia sta subendo perdite consistenti. Chiede di andarci per solidarietà con i più esposti del popolo costretti alla guerra dalla stoltezza di Mussolini. È l’amore per i fratelli più esposti al rischio che determina la sua decisione di partire sul fronte della guerra: come sempre, preferisce agire nei luoghi e nei tempi della sofferenza e dell’insuccesso, piuttosto che in quelli della tranquillità e del successo.