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L'Agenda delle Valli

25 aprile, messaggio presidente Soini

25/04/2025 12:00 - 25/04/2025 13:00
Trento - A seguire il pensiero del presidente del Consiglio Provinciale, Claudio Soini, in occasione della Festa della Liberazione che si celebra domani. Soini prenderà parte al programma previsto nella città di Trento.




In un tempo in cui i venti di guerra tornano a soffiare in Europa e nel mondo, risuonano per me ancora più forti gli appelli di Papa Francesco per la pace e l’amicizia tra i popoli. Sono giorni di lutto per la scomparsa del Pontefice, una coincidenza di eventi che ci dà la possibilità di arricchire di un messaggio profondo e quanto mai attuale il ricordo del 25 aprile, festa della Liberazione, e delle vicende che segnarono profondamente anche il nostro Trentino.

Il 25 aprile è stato scelto, nel 1946, come data simbolica per commemorare l’insurrezione proclamata dal Comitato nazionale di liberazione Alta Italia. Ma in Trentino, quel giorno non segnò ancora la fine della guerra.

Mentre a Milano sfilavano le formazioni partigiane e i carri armati alleati, la nostra provincia era ancora nella morsa della ritirata tedesca. Una morsa che dalle ultime giornate di aprile al 6 maggio stritolò 120 vite. Hitler e Mussolini erano morti, ma per la nostra gente la coda della guerra fu terribile. Si aprì un periodo tragico che si concluse con le stragi naziste di Ziano, il 2 – 3 maggio del 1945, e di Stramentizzo il 3 – 4 maggio. Le ultime due rappresaglie delle SS in Italia che costarono la vita a 45 persone. A Torbole dal 29 aprile al 2 maggio tedeschi e americani si scontrarono nella cosiddetta Battaglia delle gallerie, una delle ultime combattute in Italia e che provocò perdite pesanti da entrambe le parti. Nelle stesse giornate a Riva del Garda i partigiani della Garibaldi attaccarono i tedeschi per facilitare l’avanzata delle truppe americane, una battaglia che costò la vita a otto patrioti.

La ritirata della Wehrmacht e delle SS lungo le nostre valli fu funestata da una lunga scia di uccisioni di civili, anche di sacerdoti, o soldati che si rifiutavano di sparare a innocenti. È in questo contesto che si colloca la vicenda emblematica di don Domenico Mercante e Leonardo Dallasega, uccisi ad Ala il 27 aprile 1945. Commentando proprio questa particolare e tragica vicenda, Papa Francesco ci aiuta però a ritrovarne il senso profondo: “La violenza e la morte vengono sconfitte dall’amore e dal dono di sé. (…) La pace è artigianale: non la costruiscono solo i potenti con le loro scelte e i loro trattati internazionali, che restano scelte politiche quanto mai importanti e urgenti. La pace la costruiamo noi, nelle nostre case, in famiglia, tra vicini di casa, nei luoghi dove lavoriamo, nei quartieri dove abitiamo.”

Per questo, oggi che ricordiamo gli ottant’anni dal 25 aprile 1945 e la fine della Seconda Guerra mondiale il 2 maggio, voglio dedicare un pensiero commosso a questi civili e soldati sfortunati che morirono all’alba della pace. Il loro sacrificio è stato l’inizio di una storia nuova.

 
Ultimo aggiornamento: 24/04/2025 20:09:31