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L'Agenda delle Valli

Contratto nazionale metalmeccanici: la protesta continua

22/04/2025 18:30 - 22/04/2025 21:00
Trento - La protesta di lavoratrici e lavoratori metalmeccanici non si ferma. Dopo la manifestazione dello scorso 28 marzo, proclamate a livello nazionale altre 8 ore di sciopero nel mese di aprile.
Le RSU stanno organizzando azienda per azienda le fermate in modo articolato, per massimizzare l’efficacia degli scioperi sulle produzioni. Nelle aziende meno sindacalizzate e in quelle che operano nei servizi essenziali è previsto uno sciopero per l’intera giornata di mercoledì 23 aprile.
Alle lavoratrici e lavoratori col contratto nazionale dell’Industria Metalmeccanica si sono aggiunti ora, nelle mobilitazioni, chi opera nelle aziende che applicano il ccnl della Piccola Industria Metalmeccanica: anche le parti datoriali della Piccola Industria, ossia Unionmeccanica e Confapi, infatti, hanno abbracciato la linea di Federmeccanica e Assistal, vale a dire la totale indisponibilità a discutere di salario nei rinnovi contrattuali.
Le Organizzazioni Sindacali di categoria, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, chiedono con forza che le aziende accantonino le posizioni provocatorie e ideologiche e che si apra una vera trattativa, per giungere a siglare un rinnovo contrattuale che garantisca aumenti certi del valore dei salari, riduzione del precariato e investimenti sulla prevenzione degli infortuni, nonché che si inizi a ragionare concretamente di riduzione dell’orario di lavoro.
Fermo e compatto il no di Fiom, Fim e Uilm alla proposta datoriale di un contratto che sancisca la permanente riduzione dei salari reali, rincorrendo al ribasso i Paesi più poveri e arretrati. Una posizione, oltreché di per sé inaccettabile, anche miope, poiché condannerebbe l’industria italiana al suicidio. Serve, al contrario, una decisa inversione di rotta rispetto alla china presa dall’Italia da ormai molti anni a questa parte.
La piattaforma unitaria chiede il giusto riconoscimento del valore e della dignità del lavoro, con un aumento in busta paga di 280 euro mensili; la riduzione del ricorso a forme di contratto precario in favore dei contratti a tempo indeterminato e di apprendistato; la riduzione progressiva della settimana lavorativa a 35 ore a parità di salario; maggiori investimenti su salute e sicurezza; investimenti sulla formazione permanente; la riduzione delle esternalizzazioni e degli appalti; contrasto alla disparità di genere e agevolazioni per la conciliazione lavoro-famiglia.
Fino ad oggi le proteste e le fermate – con quelle di aprile sono ormai 32 le ore di sciopero – hanno registrato una partecipazione straordinaria, ben oltre le attese, ma ciò non è ancora bastato a spingere le aziende a cambiare posizione: di qui la scelta di intensificare le lotte azienda per azienda, con una molteplicità di scioperi finalizzati a bloccare le produzioni e la fermata di 8 ore mercoledì 23 aprile nelle altre aziende.

 
Ultimo aggiornamento: 22/04/2025 18:27:00