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L'Agenda delle Valli

Trentino, dibattito Sesta Commissione

23/04/2025 23:00 - 23/04/2025 23:30
È iniziato l’esame del testo del Governo di modifica dello Statuto speciale regionale. La Sesta commissione presieduta da Walter Kaswalder ha inserito stamane un punto aggiuntivo alla convocazione già programmata perché chiamata ad esprimere un parere favorevole o contrario sull’intero testo (con o senza osservazioni). Kaswalder ha ricordato che proprio oggi è prevista a Bolzano la seduta della Commissione speciale per proposte di modifica dello Statuto. In presenza del presidente della Provincia Maurizio Fugatti l’organismo, dopo ampia discussione, ha deciso di aggiornarsi alla prossima settimana per approfondimenti ed audizioni chieste dai consiglieri Francesco Valduga e Francesca Parolari. Il PD ha depositato un documento di osservazioni, nel quale si avanzano richieste di chiarimenti su alcune “zone d’ombra”. La consigliera Eleonora Angeli, presidente della Terza Commissione regionale, ha ricordato che il 5 maggio prossimo si svolgerà presso l’organismo da lei presieduto, una seduta di audizione sul tema con Francesco Palermo, Oscar Peterlini, Gianfranco Postal e Roberto Toniatti. La convocazione sarà aperta a tutti. 

Fugatti: soddisfazione per il percorso, una mediazione senz’altro soddisfacente
Maurizio Fugatti ha delineato le modifiche contenute nella proposta alla cui redazione hanno contribuito entrambe le province autonome, richiamando  l’impegno mantenuto dal governo sul ripristino delle competenze. I risultati vanno però oltre questo iniziale obiettivo, ha argomentato il presidente, intervenendo su altri aspetti. Il risultato è di mediazione (non tutte le richieste sono state accolte), tuttavia la mediazione è senz’altro soddisfacente, ha dichiarato. Non siamo di fronte al terzo statuto come qualcuno ha osservato: non stiamo parlando di una revisione complessiva, ma di una modifica importante e non scontata. Nel merito e nei contenuti. 
Fugatti ha quindi illustrato puntualmente i passaggi contenuti nella proposta, All’articolo 4 dello Statuto scompare il limite riferito alle “norme fondamentali delle riforme economico-sociali della Repubblica”. Il limite dei principi dell’ordinamento giuridico della Repubblica sarà contenuto ai soli “principi generali”. Rimangono inalterati gli altri limiti: ordinamento dell’Unione europea, obblighi internazionali e anche l’”interesse nazionale”.
 Il limite dei “principi stabiliti dalle leggi dello Stato” (art. 5 dello Statuto) viene circoscritto ai soli “principi fondamentali”. Nell’ambito dell’ordinamento degli uffici e del personale provinciale, la competenza viene espressamente estesa a disciplina del rapporto di lavoro e della relativa contrattazione collettiva. La competenza su urbanistica e piani regolatori viene specificata in governo del territorio, ivi compresa urbanistica, edilizia e piani regolatori.
La competenza sui servizi pubblici viene meglio specificata ed espressamente estesa a “gestione del ciclo dei rifiuti”. Si assegna la competenza su “piccole e medie derivazioni a scopo idroelettrico”. Si assegna la competenza su “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema di interesse provinciale, compresa la gestione della fauna selvatica” e affidamento dei poteri nella gestione ai presidenti delle Province “ad eccezione della disciplina delle armi e munizioni, all’attività di autorizzazione e sanzionatoria”. Sulla fauna selvatica, Fugatti ha definito le modifiche “idonee a superare il quadro molto complesso” perché ampliano le competenze provinciali. Infine, si promuove la competenza da secondaria a esclusiva sul commercio. La competenza esclusiva, ha aggiunto il presidente, si ritiene che permetterà l’intervento in tema di orari, nel rispetto della concorrenza.
Future modifiche dello Statuto dovranno passare per una “intesa” adottata a maggioranza assoluta dal Consiglio regionale e dai due Consigli provinciali, sul testo approvato dalle Camere dopo la prima delle due deliberazioni previste dalla procedura tipica delle leggi di livello costituzionale. Se entro 60 giorni l’intesa non viene raggiunta, le Camere potranno ugualmente approvare il testo in via definitiva, ma solo a maggioranza assoluta dei propri componenti e “fermi restando i livelli di autonomia già riconosciuti”.
La modifica dell’articolo 107 dello Statuto riguarda disposizioni sugli spazi legislativi: la commissione dei 12 nella sua funzione pattizia vengono ad avere una funzione di “armonizzazione” tra leggi provinciali e statali: “un’innovazione”, l’ha definita il presidente,  la cui portata si valuterà, ma che potrebbe comportare risultati importanti nei livelli di autogoverno. Un intervento che si potrebbe rivelare cruciale anche nella riduzione dei contenziosi.
Quanto al tema cruciale dell’intesa la proposta è meno incisiva rispetto alle richieste, ma comunque rappresenta un passo avanti importante, fermo restando che le camere “possono” deliberare in modo diverso, quindi è un’opzione, una possibilità che in ipotesi, di fronte a tre consigli contrari all’intesa, comporterebbe un serio problema istituzionale e politico.
Infine, il richiamo alla tutela dei livelli di autonomia già riconosciuti: una condizione orientativa importante per il legislatore, un aspetto indubbiamente rafforzativo dell’autonomia, che ha fatto parte delle ultimissime trattative con il governo.
In linea generale, Fugatti ha manifestato soddisfazione per il percorso fatto. In primis, in ordine di priorità, per il ripristino delle competenze. In secondo luogo per gli ulteriori, importanti risultati raggiunti. Detto questo si poteva fare di più, ma l’introduzione dell’intesa, seppur non nella forma auspicata, è comunque un passaggio importante. La storia insegna che occorre procedere per obiettivi successivi. Per la prima volta il meccanismo dell’intesa viene inserito nello Statuto. La prossima volta magari si potranno fare ulteriori passi. 
Abbiamo sicuramente aumentato il livello di autogoverno dei consigli provinciali, ha concluso. 

Valduga: serve un supplemento di approfondimento
Francesco Valduga (Campobase) ha espresso l’esigenza di un “tempo fisiologico” di approfondimento e di confronto. Pare che la Presidente Meloni abbia mantenuto l’impegno, ma ci sono comunque una serie d temi che andrebbero approfonditi: ad esempio, sono davvero le modifiche al titolo V responsabili dell’erosione delle competenze o piuttosto non ci sono delle concorrenze a livello europeo? Possiamo davvero dire di fare dei passi avanti sulla gestione delle fauna selvatica oppure sui rifiuti? E sul tema dell’idroelettrico possiamo sentirci rassicurati? Sull’intesa c’è sicuramente un’operazione di tipo estetico. Alla luce di queste perplessità, Valduga ha rappresentato la richiesta di un ulteriore momento di confronto, ampliando un parterre importante di pareri per esprimere un parere nei tempi stretti che sappiamo.

Angeli: audizioni presso la terza Commissione regionale il 5 maggio
La consigliera Eleonora Angeli (Lista Fugatti), presidente della Terza Commissione regionale è intervenuta a questo proposito per ricordare che il 5 maggio prossimo si svolgerà presso l’organismo da lei presieduto una seduta di audizione sul tema, aperta a tutti, che prevede l’ascolto di Francesco Palermo, Oscar Peterlini, Gianfranco Postal e Roberto Toniatti.

Parolari: zone d’ombra che vanno dipanate
Francesca Parolari (PD) ha annunciato a nome del PD il deposito di una relazione di commento ed ha ribadito la riserva iniziale sul metodo con cui si è arrivati a questo esito, rilevando l’incongruenza tra la rivendicazione di maggiore autonomia e la capacità di incidere a livello legislativo. Ci sono poi alcuni aspetti giudicati positivamente, ma permangono alcune zone d’ombra su cui chiediamo chiarimenti, ha detto. Nello specifico:
-si chiede se la modifica abbia la valenza di risolvere e dar per esaurita la modifica statutaria prevista dalla clausola di maggior favore o se rimangano margini per ulteriori adeguamenti;
-sul tema delle competenze esclusive relative alle cosiddette opere idrauliche ci si chiede come e quanto la modifica proposta possa generare interpretazioni regressive escludendo le opere idrauliche di prima e seconda categoria;
-c’è poca chiarezza anche sulle competenze relative alle grandi derivazioni a scopo idroelettrico dove alcuni termini lessicali rischiano di innestare dei cortocircuiti interpretativi;
-rimane la locuzione “interessi nazionali” e questo è un aspetto importante perché nella versione originaria era assente. Una dicitura, tra l’altro, utilizzata spesso dalla Corte costituzionale per abrogare normative regionali e che dunque può incidere in maniera pesante sul grado di condizionamento della nostra autonomia;
-sorge spontaneo l’interrogativo sulla finalità della previsione sull’ordinamento degli uffici regionali e provinciali dato che la contrattazione collettiva è in vigore dal ‘93 e ci sono delle restrizioni civilistiche importanti;
-il tema dell’armonizzazione di cui all’articolo 107 pone il rischio che il termine possa essere associato a “uniformare”;
-ci sono dubbi e perplessità sulla modifica dell’articolo 103 dello Statuto, ovvero l’intesa così come formulata che prevede l’invio dei testi approvati ai Consigli locali: questi ultimi possono intervenire a modificare il testo già approvato? Se il testo non fosse emendabile sarebbe una prospettiva regressiva; il contenuto giuridico dell’intesa interviene sul contenuto semantico: per come qui è concepita, l’intesa è molto più simile al parere (che sarebbe espresso su un testo in costruzione e non già approvato). Una formulazione che declassa il termine stesso “intesa” che non demanda più ad una dinamica pattizia, ma ad una relazione con lo Stato che da orizzontale diventa verticale.
Infine, sui livelli di autonomia, ha concluso Parolari, pur alla luce delle rassicurazioni, riteniamo che ci siano degli aspetti poco chiari, molte ombre che in una futura prassi applicativa potrebbero diventare dei grimaldelli.

La consigliera Angeli ha replicato che il principio dell’intesa non è inserito da un punto di vista estetico perché implica un accordo pattizio, non una posizione unilaterale. Dal punto di vista sostanziale, è una assunzione di responsabilità politica del Parlamento che non inficerebbe le competenze già riconosciute.
Concluso il dibattito, la Commissione ha convenuto di ascoltare, la prossima settimana (lunedì o martedì pomeriggio) un rappresentante dell’università di Trento e il dott. Fabio Scalet per la lunga esperienza maturata nella Commissione dei 12. 
Il presidente Walter Kaswalder ha definito molto positivo il lavoro svolto che ha portato alla stesura di una proposta che ha coinvolto il presidente Kompatscher e il presidente Fugatti. Ha giudicato le modifiche una partenza molto buona dichiarandosi rassicurato dal protagonismo del ministro Calderoli, che si è reso garante di questo percorso.


In Sesta commissione le audizioni
sul programma di lavoro COM 2025


Cisl: documento di intenti che ci vede allineati sui principi
Il segretario della Cisl Michele Bezzi ha detto che sui principi la Cisl è allineata: il programma è di intenti, ha precisato. Ha apprezzato l’attenzione alla sostenibilità, alla semplificazione, verso il mercato unico in Europa. Perplessità ci sono quando si parla di startup e scaleup, ha affermato: ci sono 17 regimi giuridici distinti, se ne vuole aggiungere? Sarebbe interessante cercare di capire come fare a dare delle regole comuni a tutte le imprese, ha affermato: questo il primo passo verso l’obiettivo di un’unità Europea con regole univoche in tutti i Paesi che facilitino i mercati e la circolazione del personale. Bezzi ha posto l’attenzione sulla formazione permanente, ha apprezzato l’attenzione verso le nuove tecnologie e l’IA che, ha dichiarato, vanno normate. Va valorizzata la volontà di sentire le parti sociali nel percorso (una cosa che si apprezza), ha aggiunto. Attenzione a proteggere i diritti e difendere i valori della democrazia: questo il vero compito per Bezzi per l’Unione Europea. Le istituzioni fanno il loro, ha aggiunto, poi ogni singola nazione deve intervenire e i cittadini devono sentirsi cittadini della Comunità d’Europa. Diritti comuni, un sistema di welfare comune e non solo difesa comune, ha indicato: l’obiettivo è non lasciare indietro nessuno. Si spera che al di là delle intenzioni ci siano azioni, ha proseguito il segretario. Per fare ciò che è stato descritto serve un sistema di tassazione unico. Un programma impegnativo che per avere un valore deve avere un riconoscimento politico.
Francesca Parolari (Pd) ha chiesto un intervento sulla carenza della manodopera, legato al tema della denatalità. Non si può affrontare il tema  dicendo solo che si deve puntare sulle competenze: bisogna porsi il tema in modo serio anche in termini di immigrazione. Bezzi ha risposto che il tema della manodopera è centrale: qui si vede un’attenzione alla qualità dell’offerta. Ovvio è che ciò non risolve i problemi, si pone anche il tema dell’impatto dell’IA. Chiaro comunque che c’è la necessità di avere personale e per averne bisogna riuscire a permettere l’ingresso di persone da altre nazioni: ciò significa regolamentare l’immigrazione. Un tema per tutta Europa assieme a quello della natalità.

Scuola di studi internazionali: temi trasversali e di rilevanza anche locale
Stefano Schiavo, direttore Scuola di studi internazionali, ha presentato un documento (in allegato sul sito del Consiglio). Ha parlato di un contesto europeo mutato, un assetto che impone a von der Leyen di scegliere le battaglie, un aspetto che si riflette nel documento. Il piano sviluppa le linee politiche generali presentate a luglio 2024 su 4 ambiti, ha ricordato, prosperità e competitività sostenibili; difesa e sicurezza; democrazia ed equità sociale; ruolo dell’Europa nel mondo. Il tema trasversale che si pone è quello della semplificazione normativa, ha detto, che quest’anno viene inserito nel titolo con la consapevolezza che è necessario ridurre il carico burocratico-amministrativo su cittadini e imprese. Tra i temi trasversali Schiavo ha posto poi la prosperità sostenibile e competitività e il conseguente focus sull’innovazione. Ancora: la riduzione delle dipendenze dalle forniture straniere (negli ambiti di difesa, sanità e tecnologie). Tra i temi di particolare interesse per il territorio il direttore della Scuola ha sottolineato ancora lo sforzo di semplificazione normativa soprattutto per le Pmi, la partecipazione alla raccolta di segnalazioni, l’enfasi sulla competitività che richiama il lavoro del Coordinamento provinciale sulla competitività. Ancora, le iniziative europee offrono opportunità per rafforzare la competitività delle imprese locali; Schiavo ha indicato un potenziale di crescita nei settori dell’economia circolare, del digitale, dell’IA. Bene l’Unione delle competenze.
Francesco Valduga (Campobase) ha parlato dell’importanza dell’Università per il territorio: ha ringraziato per la lettura sulle dinamiche globali e per la sottolineatura sulle ricadute locali su cui insistere per migliorare la comunità trentina. Questo il senso dell’istituzione della Sesta commissione, ha ricordato il consigliere e ha sperato che questo intervento possa essere il primum movens di un rapporto che continua. Nell’ascoltare le ricadute locali di ciò che accade a livello europeo non si può non pensare al tema della revisione dello Statuto e delle competenze, ha aggiunto: il tema della concorrenza europea su alcuni temi è un tema su cui bisogna lavorare e approfondire e l’Università per ciò che ha prodotto e può produrre in Commissione è un punto di riferimento fondamentale. Ha ricordato che il tema dell’idroelettrico va approfondito.
Mirko Bisesti (Lega) ha ringraziato il direttore e affermato che Consiglio, Commissione e Università potrebbero lavorare congiuntamente per strutturare degli input nel senso della call dell’Unione europea. Un dialogo con l’Università dell’amministrazione provinciale che può essere un buon modo per le istituzioni di interagire, ha aggiunto.
Parolari ha dichiarato che nel programma entrano chiaramente i temi della difesa, della crescita degli estremismi: a fronte delle grandi sfide che ci aspettano (come costo della vita, alloggi, disuguaglianze, denatalità e invecchiamento, carenza di manodopera), ci sono i temi delle minacce che arrivano. Riuscirà l’Europa a rafforzarsi e ad approfittare di questa situazione per consolidarsi come spazio comune in cui si affrontano queste questioni in modo condiviso?
Il presidente Kaswalder ha chiesto come la politica può muoversi per favorire il rientro dei cervelli dopo che i giovani fanno giustamente esperienze all’estero.
Schiavo ha ribadito l’interesse a una collaborazione strutturata. Sul tema della rilevanza dell’Europa ha ricordato che si è sempre detto che l’Europa si fa nelle crisi: ciò dipende, certo, dalla volontà degli Stati membri. La sfida è quella di parlare in modo collettivo: il documento cammina sul filo del rasoio, indica la necessità di maggiore integrazione in determinati ambiti e di un sostegno all’integrazione. Da ciò deriva la capacità dell’Europa di incidere sui temi specifici, ha continuato, e questo è un ruolo che vede per la politica locale anche in Trentino una grande responsabilità. Si deve, ha aggiunto poi, uscire dall’idea che il sistema pubblico debba difendere i propri cittadini: bene che non venga lasciato indietro chi non ha i mezzi per affrontare le difficoltà, ma bisogna anche creare delle opportunità. Queste sono quelle che cercano i giovani che vanno all’estero: benissimo, certo bisogna far in modo che abbiano voglia di tornare e riuscire a governare questi flussi in modo più ragionato.

Agricoltori e Allevatori: le richieste concrete dell’agricoltura
Diego Coller, presidente di Confagricoltura del Trentino, ha espresso apprezzamento per il programma. Rispetto alla precedente Commissione, ha detto, si nota un atteggiamento diverso e una visione dei problemi più calata sul mondo agricolo. Un cambiamento che potrà avere effetti positivi per il sistema agricolo anche trentino. Coller ha apprezzato molto il ragionamento sulla semplificazione delle regole che può ottenere il doppio risultato di mantenere persone nell’agricoltura e favorire il ricambio generazionale. Per un territorio montano come il Trentino vanno bene le nuove categorie di Pmi, ha aggiunto, sono fondamentali per mantenere l’agricoltura in montagna. Sulla competitività ha ricordato la fragilità delle catene di approvvigionamento e il conseguente aumento dei costi. Ancora, la carenza di manodopera, degli alloggi: si auspica si facciano passi importanti, già avviati. Importanti per Coller sono inoltre il credito, lo stimolo alle biotecnologie nel senso della sostenibilità. Non si vorrebbe che i soldi per la difesa fossero presi dal bilancio agricolo europeo, ha affermato poi. Agricoltura e alimentazione: vengono messe al centro dal documento e ciò fa molto piacere. Ha citato l’attenzione alle risorse idriche: fondamentale poterci investire con i cambiamenti climatici in corso.
L’agricoltura di montagna non è nelle corde della politica agricola europea, ha affermato il presidente della Confederazione  italiana agricoltori del Trentino (Cia) Paolo Calovi. Si notano molto idealismo e poco pragmatismo sul tema, sia della politica, sia nella cittadinanza: le idee vanno messe in pratica perché per portare a casa i raccolti servono strumenti adeguati. Servono norme e regole adeguate ai territori montani, ha detto, a partire dal Psr, uno strumento vitale che a volte penalizza le aziende montane perché non è costruito per loro. Nella nuova programmazione europea bisogna trovare un’attenzione a questi temi, ha auspicato, si deve muovere il Trentino con l’Alto Adige e chi vive nelle aree montane in Italia facendo attività di lobbying. Calovi ha indicato la necessità di investire in difesa attiva (reti antigrandine, ma anche riordino fondiario), ha sottolineato l’importanza del ricambio generazionale (importante in questo senso la garanzia sul reddito). Serve un coordinamento tra ricerca e parte legislativa, ha aggiunto, ha ricordato la necessità di difesa fitosanitaria su cui purtroppo non ci sono molte alternative rispetto agli strumenti chimici. Molto idealismo e poca pragmaticità nel documento, ha dichiarato. Infine la migrazione: diventare una risorsa, ci vogliono però regole.
Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti, ha commentato la parte del documento legata all’agricoltura. Si pensava, ha detto, che la globalizzazione portasse alla risoluzione delle problematiche in campo agricolo, ma pandemia e guerre hanno fatto capire che ciò non è così. Servono perciò per Barbacovi ragionamenti seri sulla sovranità alimentare a livello europeo: il Trentino è quasi coltivato al 100%, ma ci sono molte zone d’Italia ed Europa che non lo sono. Servono politiche per evitare l’abbandono dei terreni, ha proseguito, di produzione e pensare a come farle. Una questione su tutte è quella della partita idrica, ha dichiarato: manca in Trentino l’immagazzinamento dell’acqua. I dati dicono che i ghiacciai si ridurranno al minimo entro il 2050, bisogna quindi essere pronti a raccogliere l’acqua quando c’è. Barbacovi ha proposto un ragionamento sulla necessità di mettere al centro della riforma della Pac la difesa attiva e quella passiva: la stagione vegetativa parte sempre prima e i rischi sono importanti. Vero che la ricerca ha fatto passi avanti, ma servono ancora armi contro le malattie che avanzano: bisogna accelerare e difendere le molecole che già si hanno. Ancora, il carico burocratico è importante, bisogna riuscire a snellire e velocizzare la partita dei pagamenti. L’IA: si è consapevoli che sarà il futuro anche in campo agricolo, bisogna però cercare di capire come governarla.
Valduga ha raccolto l’appello al pragmatismo: non solo romanticismo, per chi lavora la montagna è anche fatica. Per Valduga è arrivato il tempo in cui parlare di economia e ambiente non significa parlare di decrescita felice, ma di sviluppo del territorio. Le Alpi mettono assieme Paesi, con l’arco che tracciano, ha detto e chiesto se c’è una reale possibilità di fare lobbying in un contesto più ampio anche in riferimento ad altre zone montane e ad altre catene montuose.
Ha risposto Calovi dicendo che non l’interesse verso l’agricoltura di montagna in Italia non è così alto. In Lombardia l’agricoltura di montagna non è come quella di Trentino e di Alto Adige, ha detto, se si va a passo Cereda e nell’Agordino si vede la differenza nella manutenzione che fanno gli agricoltori del terreno di montagna.

Camera di commercio: misure, perplessità sulla capacità di implementazione
Per la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trento sono intervenuti il vicesegretario generale Luca Trentinaglia e Massimo Pavanelli, funzionario dell’Ufficio studi e ricerche (il documento che hanno presentato è online, si rimanda a esso per completezza). Quest’ultimo ha presentato un quadro del Pil che vedrà, soprattutto per l’area Euro, un rallentamento già nel 2025. Ha citato il tema dei dazi dell’amministrazione Trump e le incertezze connesse dal punto di vista imprenditoriale, che provocano ritardi in investimenti e acquisti. Un’incertezza che si trasferisce su mercati di capitali e borse, ha detto. Ha presentato un quadro italiano e Trentino che vedeva un 2024 buono (con un accenno alle difficoltà del manifatturiero) con buone attese per il 2025, che però oggi vedono riflettersi le incertezze del quadro globale. Trentinaglia ha parlato del programma come di un’agenda ambiziosa e in continuità con le linee precedenti (ad esempio del green deal) e sottolineato l’iniziativa sulla semplificazione. Perplessità, ha affermato, permangono sull’effettiva capacità di implementazione delle misure in relazione al contesto illustrato. Il tema della semplificazione normativa e della competitività è seguito da sempre con attenzione, ha dichiarato; lo “stop the clock”, il rinvio al 2028 delle date per gli obblighi di applicazione è valutato positivamente. La strategia sulle scaleup: mira a diminuire gli obblighi amministrativi ed è importante l’attenzione anche per la realtà trentina anche per le startup. Strategico il piano di intervento da 100 miliardi di euro per l’industria pulita e la decarbonizzazione industriale: il focus sarà sugli investimenti sulle tecnologie verdi e il sostegno alle energie rinnovabili. Importante per Trentinaglia monitorare la distribuzione settoriale delle risorse. Tra le misure interessanti ha collocato anche quelle per l’innovazione e la digitalizzazione: il tutto rimane a livello progettuale, non è chiaro come le regole avranno ricadute sulle infrastrutture esistenti a livello nazionale. Le micro-imprese se non saranno adeguatamente supportate rischiano di avere differenti velocità di allineamento, servono perciò misure differenziate, ha detto poi. Ci si augura che le misure di semplificazione normativa siano accompagnate. Sui processi Esg: anche qui importanti strumenti di accompagnamento concreto anche per le piccole imprese che non sono coinvolte direttamente, ma nelle filiere. Fondamentale la declinazione sul piano operativo le iniziative sull’uso sistematico dell’IA: importanti che vengano rese accessibili anche alle imprese di piccole dimensioni e con percorsi formativi adeguati. Infine ha chiesto meccanismi di valutazione sistematica dell’impatto delle misure nelle aree periferiche e montane, in modo da avere meno differenze possibili nei contesti produttivi.
Parolari ha ripreso il riferimento all’incertezza del momento: il mercato comune ha generato ricchezza e tranquillità e nel momento in cui ognuno si chiude e alza barriere ci perdono tutti, ha affermato. Ha chiesto se l’Europa riuscirà nell’azione di ritrovarsi e rafforzarsi come ambito in cui ci sono condivisione sugli argomenti, libertà di movimento e crescita comune.
Trentinaglia ha risposto parlando di un tema reale: dal lato dell’economia sarebbe già importante che anche con i nuovi ingressi venissero salvaguardati i principi fondanti dell’Unione europea, dei punti fermi attorno a cui si riconoscano tutti gli Stati. La semplificazione normativa non è poi di poco conto, anche in termini di percezione dell’Unione europea che viene spesso vista come un ostacolo: importante una parità di trattamento in tutti gli Stati europei. Cruciale un attenzione in questo momento per il mondo delle imprese e gli investimenti in questo senso. Importante anche investire in più in collaborazioni nell’arco alpino, affine per tematiche e mentalità. Pavanelli ha detto che l’Unione europea deve parlare con una voce sola, ma se i segnali sono quelli del giorno dopo il “Liberation day” non sono positivi. Piccoli sintomi che non portano all’ottimismo, ma la fase è di sicuro importante.

Le categorie economiche
Roberto Pallanch per il Coordinamento provinciale imprenditori, ha commentato alcuni passaggi del documento consegnato (online). L’Unione europea si trova davanti ad un momento storico in cui deve porsi in maniera unitaria, ha detto. Occorre fare uno sforzo e mettere in atto la definizione di un fronte comune su temi non solo di impatto europeo, ma mondiale, su tutti quelli del sostegno al mercato e il contrasto alla limitazione del libero scambio a livello economico internazionale. Rileviamo, ha detto, che occorrerà porre attenzione alle esigenze delle piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura del tessuto economico a livello europeo. A questo riguardo l’Europa ha faticato a comprendere le esigenze delle piccole imprese rispetto a quelle grandi, come dimostrano l’eccessiva burocratizzazione, gli oneri amministrativi, i costi proporzionalmente più elevati per le piccole realtà rispetto a quelle più grosse e strutturate ecc. Tra i temi citati, la sfida dell’intelligenza artificiale, la semplificazione (da prevedere non in termini centralistici, ma nel rispetto della sussidiarietà a più livelli), la difficoltà a reclutare personale qualificato (in questo senso le strategie già in atto - formazione, qualificazione, immigrazione qualificata - vanno rafforzate e sostenute), il tema della transizione energetica ambientale (che si auspica non costituisca un ulteriore aspetto di burocratizzazione), gli eccessi burocratici delle norme (che vanno calibrati sulle differenti dimensioni aziendali). Il giudizio è complessivamente positivo, ha concluso Pallanch, pur rilevando la necessità di avere figure di riferimento in Europa capaci di tradurre questi temi sulle singole realtà, come sta accadendo per il mondo dell’agricoltura.
Per Mauro Paissan, presidente di Confesercenti del Trentino, ciò che sta accadendo a livello globale è talmente grave e ha ricadute tali sul quotidiano dei cittadini e delle imprese, che è importante presidiare alcuni temi ed è bene che ci si rifletta anche a livello locale. Paissan ha scorso molto rapidamente il documento (allegato online) nel quale sono distinti per capitoli i temi ritenuti particolarmente cruciali. Fra tutti, la riflessione si è soffermata sugli argomenti maggiormente rappresentativi delle priorità del comparto. In primis Paissan ha citato il tema del credito, che attraversa uno scenario in contrazione, soprattutto verso il mondo delle imprese. Se vogliamo mantenere un sistema vivo e competitivo, ha detto, su questo occorre aprire una seria riflessione che parta dal locale, ma che arrivi anche in Europa. A questo riguardo, ha aggiunto, viviamo in un territorio che ha la fortuna di avere Confidi, tra gli strumenti più forti e in salute a livello nazionale, strumenti su cui si deve investire di più, anche in concorso con l’Europa. In una metafora, se Confidi fosse un ambulatorio medico e noi fossimo i medici, dovremmo tirare fuori i medicinali anziché accumularli negli armadietti: prudenza sì, dunque, ma un buon amministratore deve impiegare le risorse al meglio e soprattutto impiegarle. Con un po’ più di coraggio. Altro tema messo in evidenza da Pallanch, quello del divario competitivo tra distribuzione tradizionale e commercio online, amplificato da squilibri fiscali e dalla posizione dominante di alcune piattaforme internazionali. Il mondo va avanti, ma mi chiedo se sia corretto che il piccolo negozio sia tanto penalizzato fiscalmente rispetto alle grandi piattaforme: questa si chiama concorrenza sleale. Altro argomento importante quello della necessità di sostegno all’innovazione tecnologica, che è un treno su cui le piccole imprese devono necessariamente salire. Infine, Pallanch ha concluso citando il tema della valorizzazione del commercio di prossimità, da difendere, tutelare, sostenere, anche per la sua valenza sociale. Un comparto che ora sta vivendo un momento di sempre maggiore crisi.
Alessandro Santini (Confindustria) ha premesso alcune considerazioni sul contesto  macroeconomico difficile con previsioni di rallentamento, peggiorate dai dazi imposti dagli Usa che comporteranno un’ulteriore decrescita. Il programma in discussione manca a suo avviso di una prospettiva strategica, ovvero non emerge un’anima, un disegno di ampio respiro. La nostra è una critica costruttiva, ha detto, per migliorare l’Europa e insieme stimolare a lavorare insieme. Santini ha quindi richiamato alcuni punti del documento consegnato da Confindustria: l’innovazione (il Trentino rappresenta un’eccellenza nella ricerca pubblica, ma i processi vanno migliorati e occorre che i risultati della ricerca si trasmettano alle imprese), l’energia (il costo in Italia è fra i più elevati d’Europa con il 30% in più: vanno disaccoppiati i costi di energia elettrica e gas), la semplificazione e la digitalizzazione (il Trentino può su questo rappresentare una best practice). Tra gli obiettivi del programma, Santini ha citato il patto per l’industria pulita, al centro dell’agenda, il lavoro di qualità e le competenze del futuro, abbinato al tema del calo demografico e a quello dei flussi migratori e infine il capitolo delle politiche commerciali (i dazi hanno peggiorato il clima di incertezza resta fondamentale l’unità dell’Europa, con l’armonizzazione delle normative di tutela). Alcuni obiettivi del programma sono condivisibili e alcune azioni auspicabili, ma, ha ribadito Santini, mancano una visione strategica, un’idea di politica industriale europea o sul declino demografico: manca cioè un’idea di Europa. L’auspicio è che il Trentino possa accogliere spunti ed obiettivi contenuti nel programma e renderli parte di una strategia territoriale. 
Si è associata alle osservazioni dei colleghi anche Elisabetta Zanin, dell’Ufficio legislativo di Confcommercio.

Il documento del Cal
Il Consiglio delle autonomie locali - Consorzio dei comuni trentini ha fatto pervenire osservazioni scritte (allegate nella versione online).
Ultimo aggiornamento: 23/04/2025 17:49:41