Trento - Oggi in Sala Depero si è tenuto il convegno promosso dalla Provincia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Tanti i temi affrontati dai relatori che hanno spaziato dalla numerose misure messe in campo dall'amministrazione provinciale e dalla rete dei soggetti che hanno sottoscritto il Protocollo di Intesa per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere in Trentino, ai dati relativi alla violenza di genere a livello provinciale, fino alle informazioni fornite dai referenti dei servizi antiviolenza del territorio. Per la Provincia sono intervenuti il presidente Maurizio Fugatti, la vicepresidente e assessore all’istruzione, cultura e sport, politiche per la famiglia, per i giovani e per le pari opportunità Francesca Gerosa, l'assessore alla salute, politiche sociali e cooperazione Mario Tonina e, presente in sala, l’assessore alle politiche per la casa, patrimonio, demanio e promozione della conoscenza dell’Autonomia Simone Marchiori. A moderare l'evento tre figure femminili di spicco della comunicazione locale, le direttrici delle principali emittenti televisive e radiofoniche del territorio, Antonella Carlin di RTTR, Marilena Guerra di Trentino TV e Michela Baldessari di Radio Dolomiti.
LE VOCI
Il presidente Fugatti, nel salutare le autorità e tutti i presenti ha sottolineato l'importanza del fare sinergia per combattere il fenomeno della violenza contro le donne. "Il Trentino non ti lascia sola, è il messaggio di questa giornata. Le istituzioni mettono in campo delle importanti strategie e la volontà di farlo è ancora più forte di fronte a situazioni molto gravi, di cui il nostro territorio soffre perché colpiscono tutta la comunità trentina", ha detto ricordando Ester Palmieri, vittima di violenza omicida all'inizio del 2024. "I centri antiviolenza sono cresciuti e c’è stato un lavoro importante anche nella scorsa legislatura, per questo ringrazio il precedente assessore, Stefania Segnana, per il lavoro svolto", ha detto ancora il presidente. "Crediamo che il nostro lavoro abbia portato le donne a rivolgersi di più ai Centri antiviolenza, i dati lo dimostrano e i protocolli stilati con le altre istituzioni dimostrano la volontà di voler lavorare tutti insieme. Da questa giornata il Trentino deve poter crescere e imparare ancora di più su questo fronte".
La vicepresidente Gerosa ha introdotto il suo intervento partendo dall'immagine della campagna di sensibilizzazione, "da quella lacrima, che è stata ben scelta per una campagna che deve arrivare al cuore di tutti noi e della comunità e che sta a significare una ferita, quella che provano tutte le donne che subiscono violenza fisica o psicologica. Donne che sono le nostre madri, le nostre figlie, le nostre sorelle. Di fronte a questo non possiamo fare finta di niente e come Giunta siamo impegnati su questo fronte, così come lo è il Governo, ma l’importante è che l’impegno sia di rete, perché nessuno rimanga sordo di fronte a un grido di aiuto. La rete in Trentino è già solida, ma certo non ci fermiamo, a livello provinciale e a livello nazionale. Sempre ci troviamo tra donne a parlare del tema legato alla parità di genere e alle pari opportunità, ma è necessario trovarsi con la comunità maschile, perché anche da lì nasce l'esempio per i nostri figli". Gerosa si è poi rivolta a tutti, perché il rispetto verso le donne sia un principio cardine e trasversale nelle scuole, nelle attività sportive, in ambito culturale e nelle famiglie. "Ogni donna che subisce violenza o viene limitata nelle sue libere scelte di vita deve essere da noi tutti sostenuta, lasciando da parte ciò che divide e cercando ciò che ci unisce, oltre le polemiche di parte: la volontà di crescere una comunità responsabile, rispettosa e civile, perché lo dobbiamo ai nostri cittadini", ha concluso.
"È stata una bella mattinata, dove ognuno ha portato il giusto contributo per il contrasto alla violenza di genere. Ci siamo incontrati con responsabilità e consapevolezza", ha detto l'assessore Tonina ringraziando chi ha portato la propria voce. "Gli interventi hanno dimostrato ancora una volta il gioco di squadra tra le istituzioni. È un tema che ferisce la nostra società e mina il diritto fondamentale di ogni individuo a vivere libero, un'offesa ai valori su cui si fonda la nostra democrazia. La prevenzione, in questo ambito è lo strumento più potente di cui possiamo disporre: le parole che ci devono guidare sono educazione e sensibilizzazione, dobbiamo partire dalle scuole e dai giovani, insegnando rispetto reciproco e costruendo una cultura che contrasti la sopraffazione, per far prevalere il rispetto degli altri e l’uguaglianza", ha detto ancora l'assessore sottolineando che gli strumenti della comunicazione "permettono di dare giusti messaggi e segnali, rompendo il silenzio e dando coraggio a chi deve denunciare. Si tratta di una responsabilità collettiva: istituzioni, società civile, famiglie, terzo settore devono lavorare insieme, dobbiamo farlo con il cuore. In una Provincia forte della propria Autonomia speciale, possiamo e dobbiamo fare la differenza".
Nel corso del convegno Laura Castegnaro, dirigente dell’UMSe Prevenzione della violenza e della criminalità, ha presentato i dati aggiornati sul fenomeno della violenza contro le donne in Trentino e ha ringraziato per il prezioso lavoro tutti coloro che hanno contribuito a raccoglierli ed elaborarli in maniera qualificata, oltre ai vertici della rete delle istituzioni trentine, citando, tra gli altri, il direttore generale della Provincia Raffaele De Col e il dirigente generale Umst affari generali della presidenza e segreteria della giunta Nicola Foradori.
Sono quindi intervenuti i firmatari del Protocollo di Intesa per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere in Trentino.
Il commissario del Governo Giuseppe Petronzi ha sottolineato il valore di ampliare il più possibile la rete, con il massimo impegno da parte delle istituzioni anche di fronte a dati minimi sul fenomeno. Ha poi fatto i complimenti al Trentino per l'intelligenza con vengono destinate le risorse a disposizione. "Chi manda un segnale di sofferenza lo fa in toni bassi, i segnali vanno intercettati negli incubatori del futuro, la scuola, lo sport, creando un habitat linguistico e narrativo che favorisca le persone a denunciare", ha detto.
Anche il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trento Sandro Raimondi ha evidenziato che la nostra Provincia è virtuosa e le istituzioni sono impegnate 365 giorni l'anno, h24. "Non credo che l'inasprimento delle pene sia un deterrente, è importante dare gli strumenti giusti agli operatori, per questo stiamo lavorando con Provincia, FBK e Questura per la costruzione di soluzioni tecnologiche innovative a tutela delle donne vittime di violenza. Il mio invito è fare ancora di più per contrastare una cultura sbagliata e arrivare un giorno a fare del 25 novembre solo un ricordo".
Il questore di Trento Fabrizio Mancini ha fatto presente che la Giornata di oggi per la Polizia di Stato è una priorità: "I cardini della nostra azione sono la formazione, la prevenzione e la repressione e il nostro personale è giovane e molto sensibile alle problematiche. Sono più di 20 gli incontri fatti quest'anno nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, con oltre 500 studenti, oltre a docenti e genitori". Quindi un appello alle donne a fidarsi delle forze dell’ordine e dei centri antiviolenza.
Il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Matteo Ederle, ha ricordato che la capillarità della presenza dell'Arma sul territorio "è la nostra forza, ma crediamo che facilitare l'incontro sia andare nella direzione giusta, per questo abbiamo aperto una sala di ascolto protetto nel comando provinciale di via Barbacovi, in collaborazione con Soroptimis. È indispensabile un lavoro fianco a fianco con i Centri antiviolenza e con i servizi sociali", ha detto, ricordando tutti gli attori coinvolti e anche il supporto silenzioso della chiesa trentina attraverso i parroci.
Anche il presidente del Consiglio delle Autonomie Locali Paride Gianmoena ha ricordato che ogni giorno è importante per contrastare un fenomeno culturale e sociale che "è dentro le nostre comunità. Con iniziative lungimiranti e lodevoli possiamo affrontare il tema in maniera unita e in questo vi è un ruolo importante dei Comuni e delle Comunità di valle, che agiscono anche attraverso gli assistenti sociali. La differenza la fanno sempre le persone, che vanno oltre la professione e mettono in campo una sensibilità che permette di rivolgersi con fiducia alle istituzioni".
La direttrice per l’integrazione socio sanitaria dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari Elena Bravi ha portato i saluti del direttore generale Antonio Ferro e ricordato alcuni dati su scala nazionale e mondiale che dimostrano quanto ancora sia necessario lavorare per un vero cambiamento culturale. "La parola-chiave è la prevenzione e la formazione deve essere socio-sanitaria, su questo lavoriamo come raccomanda anche il Piano per l'equità di genere previsto dalla Comunità Europea".
Ha portato i saluti del rettore Flavio Deflorian la prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento Barbara Poggio, che ha ribadito l'importanza della dimensione culturale, della formazione e dello sviluppo di competenze: "Il problema non sta fuori, ma è dentro di noi. Lavoriamo sul linguaggio che può essere offensivo e discriminatorio", ha detto, evidenziando l'impegno dell'Università di Trento sull'attività accademica, di ricerca e il lavoro con la comunità e il territorio, con coloro che hanno responsabilità educative.
Il presidente della Federazione Trentina della Cooperazione Roberto Simoni ha ricordato l'impegno di "Donne in cooperazione", attiva in iniziative di conoscenza e consapevolezza. "Contare sulla rete sociale è importantissimo, anche per l'inserimento lavorativo delle donne. C'è ancora molto da fare, il tema riguarda ciascuno di noi individualmente e la responsabilità educativa delle giovani generazioni".
Il direttore del centro "Digital health and Wellbeing" di FBK Stefano Forti, ha detto che FBK "si sta concentrando sul sommerso. Stiamo ragionando su come le tecnologie possano intercettare le persone, motivarle e convincerle a cambiare i comportamenti. A livello di prevenzione crediamo al vantaggio del digitale, con interventi continui. L’IA rappresenta uno strumento nuovo e innovativo, che consente di mettere in campo interventi personalizzati".
In conclusione spazio alle voci dei principali servizi di supporto.
Barbara Bastarelli per il Centro AntiViolenza, Jessica Mattarei per la Casa Rifugio e Cristina Garniga per il Centro per Uomini Autori di Violenza hanno portato le loro esperienze.
"Venire a un centro antiviolenza non significa denunciare e non significa separarsi, ma significa parlare della propria situazione, con operatrici preparate. Non siamo luoghi decentrati delle forze dell’ordine, il percorso è quello dell’ascolto, che garantisce gratuità, anonimato, riservatezza, costruendo progetti individualizzati", ha detto Bastarelli.
Un servizio aperto h24, le Case rifugio si occupano di situazioni ad alto rischio: "Un luogo sicuro dove donne di qualsiasi condizione sociale ed economica e a prescindere dalle convinzioni culturali o religiose può abitare e essere accolta, ma esiste anche un percorso di accompagnamento successivo qualora permangano bisogni di sicurezza e autonomia", ha aggiunto Mattarei.
Le donne sono sempre accompagnate ad essere protagoniste delle proprie scelte, ma esiste anche un percorso dedicato agli uomini, ne ha parlato Garniga: "L'obiettivo è la rieducazione, che si rivolge a chi ha una minima consapevolezza di aver agito in modo violento. Il principale motivo di cambiamento è quello di essere un padre migliore e di esempio per i propri figli". Un servizio che è attivo da 15 anni ed opera all’interno di una rete nazionale e europea.