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L'Agenda delle Valli

Trento, All’Istituto Tambosi insieme per prevenire la violenza

03/03/2025 15:20 - 03/03/2025 23:30
Trento - Il progetto condotto da Alfid all’Istituto Tambosi di Trento nell’ambito dell’Agenda per la parità tra i generi del Comune, Riconoscere e prevenire la violenza di genere, ci racconta che la generazione Z è ancora avvolta da una società che trasmette e asseconda stereotipi di genere, sia tra ragazzi che tra ragazze. Al tempo stesso, ci dice anche che, rispetto al passato, si avverte la necessità di nutrire, formare e smuovere le coscienze non solo tra i più giovani, ma anche tra i loro formatori.
La prima parte dell’anno ha visto proprio il coinvolgimento dei docenti della scuola (una ventina a prevalenza femminile) con la proposta di un corso di formazione di 12 ore: due moduli sono stati trattati con l’ausilio di esperti esterni (Emanuele Corn-giurista, Ivan Pezzotta-psicoterapeuta e Leandro Malgesini-sociologo) e due moduli si sono incentrati sulla visione e discussione di due opere audiovisive – “Mia” di Ivano de Matteo e “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Il corso ha portato alla luce necessità, stereotipi, voglia di riflettere su tali tematiche, richiesta di strumenti adeguati per leggere situazioni critiche all’interno del gruppo classe e per intervenire (e prevenire) in modo adeguato e sensibile.
La seconda parte del progetto si è rivolta agli studenti del Tambosi. Sono 6 le classi terze che tra novembre e dicembre 2024 hanno preso parte a un percorso che ha coinvolto un centinaio di studenti tra i 16 e 17 anni. Ogni classe ha partecipato a 3 incontri di due ore ciascuno con il team di esperti esterni, affrontando i temi inerenti agli stereotipi di genere con attività pratiche e laboratoriali. Ciò che ne è emerso è che gli stereotipi di genere sono molto forti fra ragazzi e ragazze, anche se è importante sottolineare che sono state individuate differenze da classe a classe. Alcune classi a prevalenza maschile palesano la sussistenza di certi stereotipi e la sottovalutazione di atti che appartengono al mondo della violenza – catcalling, messaggi insistenti, invasione dello spazio altrui. Alcuni gruppi hanno mostrato di avere maturato, invece, consapevolezza e uno sguardo critico verso certi comportamenti, contesti o situazioni. In certi  casi, proprio l’elemento “paura” (paura di tornare a casa da sola la sera, per esempio) mosso da qualche ragazza e spiegato ai compagni ha provocato prima stupore e poi comprensione. La parte progettuale rivolta ai ragazzi ha evidenziato come sia necessario e importante lavorare sugli stereotipi, aiutare i giovani a parlare per creare consapevolezza. 
Gli adolescenti sono stati i destinatari anche dell’incontro con lo scrittore Antonio Ferrara, autore del romanzo “Mia” edito da Settenove, che il 3 febbraio 2025 ha incontrato le 6 classi del progetto e altre classi della scuola per un totale di 14 gruppi pari a circa 150 studenti. Il racconto è quello di Cesare, 15 anni, che scrive la sua storia dal carcere fissando l’intonaco del muro. Il protagonista si trova qui perché ha ucciso la sua Stella e proprio partendo da questa confessione iniziale racconta la sua vicenda, quella fatta di gelosia, possesso e ossessione. Quella che fa dell’amore una gabbia, invece che un grido di libertà. Ed è una storia che parla anche di Carolina Picchio, la ragazza che dà il nome alla legge 71 del 2017, adolescente morta per colpa di un gesto di cyberbullismo. Una storia che ha permesso di affrontare – attraverso la finzione letteraria – tematiche considerate spesso scomode fra i banchi di scuola. 
La terza parte del progetto è stata dedicata ai genitori, che sono stati coinvolti in due momenti diversi: la proiezione del film “Mia” a scuola nella prima parte dell’anno è stata l’occasione per un confronto – anche sofferto – fra docenti, esperti e Alfid, famiglie e studenti presenti. Affrontare la storia delicata della protagonista del film coinvolgendo tre sguardi diversi (quello degli adolescenti coetanei della protagonista nella finzione cinematografica; quello dei genitori, sullo stesso piano del padre della protagonista; quello dei docenti, educatori) ha messo in luce aspetti interessanti. I genitori manifestano sensibilità e preoccupazione, percepiscono i pericoli che le loro figlie possono incontrare “là fuori”, l’ansia di capire e educare i loro figli e chiedono come possono accorgersi in tempo di un rischio, come possono dialogare con i loro ragazzi. Questa consapevolezza è la stessa che è emersa nell’incontro online conclusivo svoltosi giovedì 20 febbraio 2025 alla presenza di una ventina di genitori e con l’intervento di Emanuele Corn e Ivan Pezzotta nelle vesti di esperti e specialisti della materia e di Sandra Dorigotti e Franca Gamberoni per Alfid. Il numero esiguo di genitori ha favorito un clima disteso, familiare e partecipato: i genitori si confermano aperti al dialogo e curiosi, palesano dubbi e preoccupazioni per il contesto contemporaneo in cui i loro figli sono immersi (musica trap, testi sessisti e violenti, stereotipi di genere ancora diffusi, gli stessi che hanno interessato proprio le generazioni cresciute negli anni Ottanta e Novanta).
All’Istituto Tambosi di Trento, che si è lasciato coinvolgere di buon grado in questo ambizioso progetto di sensibilizzazione e presa di consapevolezza, i docenti portavoce dell’iniziativa sono Sara Losa, Elisa Gallinaro e Francesco Digregorio (referente di ECC per la scuola).

 
Ultimo aggiornamento: 03/03/2025 19:19:31