Brescia - Nel 3° trimestre dell’anno, il valore delle esportazioni bresciane – pari a 4.639 milioni di euro – registra una nuova flessione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Si tratta della sesta rilevazione negativa consecutiva (da aprile 2023).
A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia. La variazione delle vendite all’estero nei confronti dell’analogo periodo del 2023 è infatti pari a -1,5%, confermando una contrazione non troppo dissimile da quella sperimentata nel trimestre precedente (-0,8%); si tratta di valori comunque distanti da quelli registrati nello scorso anno, quando il delta negativo si aggirava sulla doppia cifra. Quanto riscontrato nel nostro territorio appare in controtendenza rispetto al leggero incremento rilevato in Lombardia (+1,4%) e alla stagnazione nazionale (-0,1%). Nei primi nove mesi del 2024, l’ammontare complessivo dell’export dal Made in Brescia si attesta a 15.062 milioni, in flessione del 3,6% sullo stesso periodo del 2023 (15.629 milioni): si tratta di un andamento decisamente più negativo rispetto a quanto emerso in Lombardia (-0,5%) e in Italia (-0,7%).
“Le dinamiche dell’export bresciano nel periodo tra luglio e settembre vedono inalterata la diffusa debolezza della manifattura locale, che si inserisce all’interno di un più ampio contesto nazionale e internazionale caratterizzati per l’elevata fragilità del quadro ciclico – commenta Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’Internazionalizzazione –. In particolare, l’industria bresciana sconta l’importante esposizione verso la Germania, la cui economia continua a essere in forte affanno, come certificato dal relativo indice PMI manifatturiero, al di sotto della soglia di neutralità da ormai oltre due anni. I movimenti delle vendite all’estero, che sono espressi a valori correnti, risentono inoltre delle fluttuazioni delle quotazioni delle principali materie prime utilizzate nei processi produttivi dalle aziende del territorio bresciano. A riguardo, va sottolineato che, sia in prospettiva trimestrale, sia con riferimento ai primi nove mesi dell’anno, i prezzi delle commodity industriali scambiate sui mercati internazionali si sono mossi in ordine sparso: ai rincari di alluminio e rame, si contrappongono infatti le flessioni del nichel e del rottame ferroso. Un contesto che ci impone quindi ancora attenzione e, come più volte sottolineato negli ultimi mesi, la necessità di una maggiore apertura verso nuovi mercati di riferimento, non ancora del tutto sfruttati.”
Per quanto riguarda le importazioni, nel periodo luglio-settembre pari a 3.028 milioni, si assiste a un significativo incremento (+17,9% tendenziale), mentre nei primi nove mesi hanno raggiunto la cifra di 9.211 milioni (in aumento del 3,4% sul 2023). A seguito di tali evoluzioni, il saldo commerciale generato a Brescia e provincia ammonta a 5.851 milioni, in ridimensionamento di circa 870 milioni sul 2023.
Venendo ai principali mercati di destinazione dell’export bresciano, si rilevano, nei primi nove mesi dell’anno, generalizzate flessioni. In particolare, va segnalato il -11,8% delle vendite verso la Germania e il -4,9% nei confronti della Francia. Al di fuori del mercato comunitario, le variazioni più significative interessano Regno Unito (-14,1%), Stati Uniti (+5,5%) e Cina (+17,6%). Più in generale si consolida il parziale riposizionamento dell’export bresciano, storicamente incentrato sull’Europa (il peso dell’export verso Berlino scende sotto la soglia del 18%), a favore di mercati più lontani, come Asia e America settentrionale, le cui quote tuttavia rimangono non sufficienti a compensare la contrazione da parte dei partener comunitari.
Tra i beni venduti all’estero, solo i prodotti chimici e farmaceutici (+5,6%) si connotano per variazioni positive dell’export bresciano fra i primi nove mesi del 2024 e l’analogo periodo del 2023.
Per contro, la contrazione più intensa riguarda i prodotti della metallurgia (-11,6%), all’interno di uno scenario in cui tutta l’industria metalmeccanica locale appare in sofferenza.
Nei primi nove mesi del 2024, infine, Brescia perde un posto nella classifica delle province italiane per valore delle vendite all’estero, uscendo di fatto, in questa rilevazione, dalla “top five” nazionale sostituita dalla confinante Bergamo. Ai primi posti si posizionano Milano (42.442 milioni), Torino (19.645), Firenze (17.060), Vicenza (16.740) e appunto Bergamo (15.288). Anche dal punto di vista del saldo commerciale manifatturiero, Brescia (6.944 milioni) perde posizioni scendendo dalla “storica” terza posizione alla quinta, la precedono Vicenza (9.657), Modena (8.359), Bologna (6.970) e Firenze (6.959).
I DATI DEL TRENTINO
Sostenute in particolare dal buon andamento delle vendite verso i mercati extra-UE, con 1,25 miliardi di euro il valore delle esportazioni trentine nel terzo trimestre dell’anno è cresciuto dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato è migliore sia di quello nazionale che del Nord Est (rispettivamente -0,1% e -2,9%). Si assesta invece su un -0,3% la variazione tendenziale cumulata relativa ai primi nove mesi dell’anno (-0,7% Italia, -1,8% Nord Est).
Per quanto riguarda i settori produttivi, i dati confermano che le vendite trentine all’estero sono costituite sostanzialmente da prodotti dell’attività manifatturiera (quasi il 96% del valore complessivo). Nell’ordine, le voci che registrano le maggiori quote di vendita sono “macchinari ed apparecchi” (23,7%), “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (18,9%) e “mezzi di trasporto” (11,2%). Complessivamente, queste tre categorie merceologiche rappresentano poco meno del 54% delle esportazioni provinciali.
Nel confronto con il corrispondente trimestre del 2023 si denota un aumento delle esportazioni di “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (+9,9%) e di “macchinari e apparecchi” (+8,9%), mentre si contraggono sensibilmente le vendite all’estero di “articoli in gomma e materie plastiche” (-23,0%).
Nel terzo trimestre di quest’anno, anche le importazioni mostrano una ripartenza nella domanda di beni da parte delle imprese trentine, registrando un valore pari a 809 milioni di euro (+3,0% rispetto al 2023). Nello specifico risulta che le principali quote di merci importate riguardano le categorie “mezzi di trasporto” (20,7%), “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (12,6%) e “legno, prodotti in legno, carta e stampa” (12,2%).
L’Unione europea (27 Paesi) si conferma essere il principale mercato di riferimento sia per le esportazioni, avendo assorbito il 56,0% del totale, sia per le importazioni (80,5%). Come avviene ormai da diversi anni a questa parte, con il 15,3% la Germania è la destinazione che registra la maggiore quota di valore dell’export trentino; nel periodo luglio-settembre 2024, infatti, ha importato merci trentine per un totale complessivo di 191 milioni di euro. Nella classifica dei mercati di riferimento seguono gli Stati Uniti con circa 162 milioni di euro (pari al 12,9% delle esportazioni complessive), il Regno Unito con 116 milioni di euro (pari al 9,3%) e la Francia con 108 milioni di euro (pari al 8,6%). Nel confronto con lo stesso periodo del 2023 si riscontrano importanti aumenti delle esportazioni verso Stati Uniti (+22,1%) e Regno Unito (+19,0%) mentre si contraggono le vendite verso la Cina (-30,9%).
“I valori delle esportazioni e delle importazioni del Trentino nel periodo luglio-settembre, diffusi oggi dall’ISTAT – commenta Andrea De Zordo, Presidente della Camera di Commercio di Trento – aggiungono un ulteriore elemento di conferma a quel lieve miglioramento congiunturale già evidenziato dai dati diffusi nei giorni scorsi dall’Ente camerale. Ciononostante siamo consapevoli che la nostra economia risente ancora di un marcato clima di incertezza, alimentato anche dai continui mutamenti del contesto geopolitico internazionale, e che questi timidi segnali di ripresa necessitano di ulteriori conferme prima di ipotizzare un effettivo cambio di tendenza”.