"Al grido angosciato di uomini e donne abitati dalla paura e dalla tristezza, quali siamo tutti noi in quest’ora drammatica, risulta piuttosto impegnativo immaginare di trovare risposta da un uomo gettato a terra, con l’anima triste fino alla morte, da un uomo che grida “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” Mc 15, 33
Come è possibile ritrovare in un uomo appeso alla croce i tratti di Dio? Come far diventare nostre le parole del centurione “Davvero quest’uomo era figlio di Dio”? Mc 15, 39
Per abbozzare una risposta, occorre guardarsi dalla tentazione “doloristica” di leggere Gesù a partire dalla croce; al contrario, occorre leggere la croce alla luce di Gesù, Colui che vi è stato ingiustamente appeso, Colui che con la sua libertà d’amore ha reso il patibolo un trono di gloria.
Gesù va incontro alla morte, come ci attestano i Vangeli, non per caso o per un destino ineluttabile. Di fronte al precipitare degli eventi, egli era libero di tornare in Galilea. Gesù ha scelto di andare verso la morte nella libertà e per amore: “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino all’estremo, fino alla fine” Gv 13, 1
A onore del vero, Gesù più volte ha annunciato che la sua Passione “era necessaria” Mc 8, 31. Di quale necessità si tratta? Mostrare con i fatti che è possibile, sul terreno dell’umano, non rinunciare ad amare. Questo è divino! Restare piantati nella determinazione ad amare. L’amore di Gesù è un amore disarmato.