Brescia - L’export bresciano apre anche il nuovo anno con una flessione: nel 1° trimestre 2024 si registra un calo dell’8,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (tendenziale). Continua così la tendenza ribassista che dura da 12 mesi, dopo i significativi incrementi rilevati nel 2021, 2022 e inizio 2023. Le esportazioni complessive ammontano a 5.089 milioni di euro, valore che comunque si posiziona al settimo posto in termini di grandezza da quando è disponibile la serie storica.
A rilevarlo sono i dati ISTAT elaborati dal Centro Studi di Confindustria Brescia.
Una dinamica commerciale che viene influenza da una serie di fattori, in particolare dal ridimensionamento dell’attività produttiva locale (-2,3% tendenziale) e dai bassi prezzi delle materie prime.
In questo scenario, anche a seguito della forte esposizione della manifattura bresciana ai prezzi delle materie prime metallurgiche, la contrazione delle esportazioni provinciali nei primi tre mesi continua a risultare più intensa di quanto rilevato in Lombardia e in Italia. Allo stesso tempo dalla parte delle importazioni Brescia registra un calo (-7,8%) più in linea rispetto a quello lombardo (-5,7%) e nazionale (-10,1%).
Un ulteriore elemento che va ad impattare significativamente sulla performance dell’export bresciano è rappresentato dalle generalizzate e continue flessioni per le esportazioni verso i principali mercati di destinazione del made in Brescia. In particolare, va segnalato un vero e proprio crollo dell’export verso la Germania, stimato del -20,6%. Un dato particolarmente critico, che conferma ulteriormente la fase delicata che questo Paese sta vivendo a livello economico, e su cui incidono fattori non solo di breve periodo, ma in parte anche strutturali, che certificherebbero l’attuale vulnerabilità dell’economia di Berlino.
“I recenti incrementi che hanno iniziato a impattare significativamente sulle quotazioni dei metalli non ferrosi sono attenuati nella media del trimestre – commenta Mario Gnutti, vice presidente di Confindustria Brescia con delega all’Internazionalizzazione –. Tali tendenze si inseriscono in un contesto globale non particolarmente brillante, caratterizzato da un commercio mondiale stagnante e dall’indice PMI manifatturiero che anche in questo periodo fatica a decollare. Elementi di freno che stanno però impattando con più forza sul Made in Brescia rispetto ad altri territori nazionali: in Lombardia, infatti, le esportazioni sono calate del 3,4%, mentre in Italia hanno registrato una contrazione del 2,8%. Il calo della Germania – che proprio in questi giorni ha visto un’importante inversione politica, di cui valuteremo gli effetti nel prossimo periodo – è un elemento già noto e che, non lo nascondiamo, ci preoccupa, ma deve allo stesso tempo stimolarci a cercare nuove soluzioni e nuovi mercati di sbocco per i prodotti del Made in Brescia. Sotto questo punto di vista, continuiamo a guardare con attenzione mercati come quello statunitense, che rimane particolarmente dinamico, così come quelli asiatici, che presentano però dei rischi geopolitici da tenere sotto stretta osservazione.”
Anche Francia e Spagna, altri storici partner per l’industria locale, registrano rispettivamente cali del 10,2% e del 4,8%. Nel primo trimestre 2024 rispetto allo stesso dello scorso anno, l’export verso il mercato europeo (sia UE che non UE), dove oltre il 75% della merce bresciana viene venduta, perde più dell’11%. Cina e Brasile sono in controtendenza, con incrementi importanti del 36,6% e del 10,7%. Gli USA registrano un lieve rialzo (+1,5%).
Per quanto riguarda l’import, si osserva come anche i flussi dalla Germania verso Brescia si riducano significativamente (-17,1%). Un fenomeno che si presta ad una diversità di letture.
Se da una parte Brescia soffre per una Germania in forte affanno, parallelamente si assiste ad una ricomposizione del mercato di approvvigionamento, che suggerirebbe la tendenza a un’economia sempre meno “germanocentrica”.
Per i prodotti esportati si assiste ad un generalizzata flessione, particolarmente per quanto riguarda i prodotti della metallurgia (-19,2%), Computer, apparecchi elettronici e ottici (-9,0%) e prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-6,2%). Solo i prodotti alimentari e bevande registrano un segno positivo (+3,0%). Per quanto riguarda le importazioni, sono in forte diminuzione i Computer, apparecchi elettronici e ottici (-26,9%) e i prodotti della metallurgia (-26,0%).
I DATI IN TRENTINO
Con il valore di 1,35 miliardi di euro, nel primo trimestre del 2024 le vendite trentine all’estero hanno registrato una contrazione (-3,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una performance in linea con quelle del Nord Est (-2,4%) e dell’Italia nel suo complesso (-2,8%), ma decisamente inferiore rispetto al dato del vicino Alto Adige (+9,6%).
Con riferimento ai settori produttivi, le esportazioni sono costituite principalmente da prodotti dell’attività manifatturiera (più del 94% del valore complessivo). La quota maggiore è da attribuire ai “macchinari ed apparecchi” (20,6%), seguono i “prodotti alimentari e bevande” (16,9%), i “mezzi di trasporto” (13,5%), i “prodotti in legno, carta e stampa” (9,9%) e le “sostanze e i prodotti chimici” (7,6%). Complessivamente, questi cinque settori rappresentano oltre il 68% delle esportazioni provinciali.
Tra le categorie merceologiche, nel primo trimestre le vendite all’estero di “prodotti in legno, carta e stampa” hanno evidenziato un aumento superiore ai 16 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2023; performance negative sono invece state registrate dalle esportazioni di “prodotti in metallo” (-17,2 milioni) e “mezzi di trasporto” (-16 milioni).
Sul fronte delle importazioni è stata invece rilevata una maggiore contrazione: -7,9% su un valore complessivo di merci importate pari a 920 milioni di euro. Le principali quote di merci importate riguardano principalmente i “mezzi di trasporto”, con il 21,7%, seguiti da “legno, prodotti in legno, carta e stampa” (12,9%) e “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (10,7%).
Per quanto riguarda le aree di interscambio, l’Unione europea (27 Paesi) ha assorbito nel primo trimestre del 2024 il 60,0% delle esportazioni; dalla medesima zona è derivato il 78,5% delle importazioni. L’Unione europea rappresenta quindi la principale direttrice per l’interscambio di merci con l’estero.
Al primo posto della graduatoria dei principali Paesi per valore di export rimane sempre la Germania che rappresenta, per il territorio provinciale, il mercato verso cui si sono dirette merci per un valore che, nel trimestre in esame, raggiunge i 223 milioni di euro, pari al 16,5% delle vendite effettuate sui mercati internazionali. A grande distanza seguono gli Stati Uniti con circa 159 milioni di euro (pari all’11,8% delle esportazioni complessive), la Francia con 140 milioni di euro (10,4%) e il Regno Unito con 107 milioni di euro (pari all’8,0%).
In un trimestre in cui il valore dell’import mostra una sensibile battuta d’arresto, emerge, in controtendenza il significativo aumento (+18,0%) delle importazioni dalla Francia.
“I valori delle esportazioni e importazioni del Trentino nei primi tre mesi dell’anno, diffusi oggi dall’ISTAT – commenta Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento – confermano il quadro di rallentamento della domanda internazionale di beni e servizi. Allo stato attuale, i dati provenienti dai nostri principali partner commerciali, uniti alle perduranti tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente, non lasciano prevedere una sostanziale inversione di tendenza per i prossimi mesi”.