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Trento: a Cafu il premio Leggenda del Festival dello Sport

Accolto al Teatro Sociale il "pendolino" di Brasile, Roma e Milan

Trento - Il pendolino Cafu premiato come "Leggenda del Festival dello Sport"
La terza giornata del Festival dello Sport di Trento ha accolto al Teatro Sociale il "pendolino" Cafu, leggenda brasiliana del calcio che in Italia ha vestito prima la maglia della Roma e poi quella rossonera del Milan, vincendo ogni trofeo possibile. "Ho sempre voluto fare il calciatore, anche quando tutti mi dicevano che era impossibile - ha spiegato. - Mio padre e mia madre sono stati fondamentali, mi hanno sempre ricordato di 'correre verso il mio sì', senza permettere agli altri di sognare per me. Con una semplice parola è davvero possibile cambiare la vita di una persona". Tanti applausi per vere e proprie lezioni di vita raccontate da Cafu, nato tra l'altro il giorno di Brasile-Inghilterra 1970, in quei Campionati del mondo che poi i verdeoro hanno conquistato (Cafu nella foto credit Michele Lotti, archivio Ufficio Stampa PAT).

"Fin da quando sono nato, ho avuto il calcio nel sangue". Lo ha ripetuto diverse volte Cafu, leggenda del calcio capace di vincere qualsiasi cosa in Italia ma anche due Coppe del mondo e due Coppe America con il suo Brasile. Sempre con il sorriso, il calciatore ex Roma (sei stagioni) e Milan (cinque stagioni) ha spiegato come questo approccio positivo sia tipico dei brasiliani: "Credo sia impossibile restare senza allegria nel mondo del calcio. Con un semplice sorriso riusciamo a sistemare tutto.
E anche in campo, con questa filosofia, siamo riusciti a vincere qualsiasi cosa con il Brasile, mostrando a tutti cosa fosse il vero calcio, giocato con leggerezza e tranquillità".
Cafu però non dimentica le proprie origini, con umiltà: "Il mio idolo? Mio padre. Mi ha dato tutto senza avere nulla. Mi ha indicato la strada da seguire: andare a scuola, rispettare la gente, evitare le cattive scelte". Poi le vittorie con il San Paolo - due Coppe Libertadores, altrettanti campionati brasiliani, mondiali per club e supercoppe sudamericane - e nel 1997 il trasferimento in Italia, alla Roma. "Fin da bambino sognavo di giocare nel campionato italiano - ha aggiunto Cafu. - Vincere lo scudetto nella Capitale è qualcosa di diverso. Totti? Un giovane con talento che poi è diventato uno dei numeri uno al mondo. Ma quel periodo era pieno di giocatori impressionanti".
Poi, a sorpresa, il video-messaggio del mister Fabio Capello, che lo ha definito un "extraterrestre capace di vincere tutto". E l'aneddoto sul passaggio al Milan: "Avevo già firmato per andare in Giappone, al Yokohama, mi avevano addirittura già pagato. Quando mi è stato detto che mi voleva il Milan, pensavo fosse uno scherzo. E poi abbiamo vinto tutto. Il segreto? La preparazione. E Ancelotti, per me, è stato un padre, un fratello, un amico. Il rapporto con gli allenatori una volta era diverso, oggi il calcio è cambiato". Infine il ricordo di Silvio Berlusconi: "Era innamorato del Milan. Quando ne parlava tornava ragazzino". E di Maldini: "Il miglior difensore al mondo e simbolo del Milan".
Al termine dell'incontro, un momento emozionante: la consegna a Cafu del premio Leggenda del Festival dello Sport.
Ultimo aggiornamento: 12/10/2024 23:50:23
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