Arco (Trento) – Il
3 gennaio 1941 moriva battendosi valorosamente nella sanguinosa
battaglia di
Bardia in
Libia. A
84 anni di distanza, il comune di
Arco ha ricordato
Bruno Galas,
Medaglia d’oro al valor
militare, e il suo eroico sacrificio.
"Durante un’azione contro forze nemiche penetrate in caposaldo di una nostra piazzaforte -si legge nel decreto che nel luglio 1947 conferiva a
Bruno Galas il massimo riconoscimento al valor militare, la medaglia d'oro
- respingeva l’irruzione ma rimaneva col carro in avaria allo scoperto. Sotto il fuoco provvedeva alla riparazione benché ferito e riprendeva il combattimento alimentato da nuove unità nemiche. Colpito una seconda volta e immobilizzato il suo carro, continuava il fuoco col cannone di bordo, fatto bersaglio a tutti i mezzi avversari. Colpito da granata che esplodeva nell’interno del carro incendiandolo, immolava la vita al dovere».
Nato a
Varignano il 6 novembre 1919, il
15 dicembre 1938 si è arruolato volontario nel
32° Reggimento fanteria carrista di Verona. Giunto in Libia nel settembre del
1940 con il terzo
Battaglione carri M 13/40, ha partecipato a tutte le azioni dal 13 dicembre di quell’anno fino al 3 gennaio 1941, giorno della
distruzione pressoché totale del
battaglione nella sanguinosa battaglia di Bardia e della sua morte valorosa.
Per il suo eroico comportamento in battaglia ha meritato la Medaglia d’oro al valor militare. Sia il Comune di Arco, che gli diede i natali, sia il Comune di Riva del Garda, dove visse per qualche anno e dove riposano le sue spoglie, hanno intitolato al suo nome una via.
La cerimonia si è svolta di prima mattina al cippo alla memoria che si trova all’inizio della via a lui intitolata (all'incrocio con via Marconi), presenti per l’amministrazione comunale il sindaco Alessandro Betta e l’assessore alla cultura Guido Trebo. Presenti anche i nipoti di Bruno Galas Marialuisa (anche in rappresentanza dell’Associazione nazionale carristi d'Italia), Sergio (capogruppo degli alpini di Tenno) e Antonietta. Presenti anche le rappresentanze dell’Unione nazionale sottufficiali italiani con il presidente Pasquale Barone e degli alpini con il capogruppo di Arco Giorgio Vivori e il consigliere della sezione di Trento Carlo Zanoni.
"Una figura di arcense che meriterebbe di essere studiata e più conosciuta - ha detto il sindaco Betta - perché si tratta di un vero eroe, una persona che si è battuta in modo esemplare fino alla fine, dando la vita per i più alti principi dell'amor patrio e della difesa della libertà, in un passaggio tragico della grande storia e in un modo straordinariamente valoroso e impavido, che a me ricorda scene immortali della grande cinematografia, penso ad esempio a "Fury" di David Ayer. Chissà che questa vicenda trentina non possa meritare, com’è successo con “Vermiglio”, di diventare un film".