Trento - Ora anche i sindacati fanno mea culpa e vedono le scelte forti delle transizione ecologica contro il lavoro. E' il caso dell'auto e dopodomani sarà sciopero.
L’automotive in Europa sta vivendo una fase di profondissima difficoltà, ma è nel nostro Paese, in particolare, che si vedono gli effetti più drammatici di anni di assenza di una politica industriale, di disinvestimenti, delocalizzazioni, vendita delle società a proprietà estere che a quanto pare non hanno interesse a mantenere le produzioni in Italia. Quella che una volta era la gloriosa industria dell’auto italiana, con marchi importanti come Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, sta scomparendo del tutto.
A questo si somma quanto sta accadendo in Germania, con la crisi del gruppo VolksWagen, che rischia di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive del continente, schiacciata dalla forza di Usa e Cina, che hanno saputo anticipare la transizione difendendo le loro industrie e con fortissimi investimenti.
Sono urgenti risposte da parte dell’Unione Europea, così come da parte del Governo italiano e soprattutto da parte di Stellantis, che ha totalmente disatteso le promesse d’investimento pur ribadite a più riprese.
Per questa ragione venerdì 18 ottobre, Fiom, Fim e Uilm, hanno proclamato una giornata di sciopero generale nazionale per il settore automotive.
A Roma è in programma una manifestazione, a cui parteciperà una nutrita delegazione di tute blu trentine.
Anche in Trentino, infatti, sono diverse le aziende che lavorano, almeno in parte, per l’industria dell’automobile e che sono dunque coinvolte in questa mobilitazione.
Venerdì le maestranze degli stabilimenti coinvolti – Mahle Componenti Motori Italia, OMR Rovereto, Girardini, Sapes – incroceranno le braccia, ma sciopereranno con loro, in solidarietà, anche altre realtà: Sandvik, che è fornitrice di utensili per Stellantis; e Dana, che sta subendo un forte rallentamento degli ordini e ha già chiuso numerosi contratti di sommministrazione.
“Senza politiche industriali lungimiranti da parte del Governo e dell’Europa, ma anche della nostra Provincia – dichiarano Michele Guarda, Luciano Remorini e Willj Moser, segretari generali rispettivamente di Fiom, Fim e Uilm del Trentino – e senza investimenti delle imprese, rischiamo di imboccare una china pericolosa per la tenuta di tutto il sistema. Non è accettabile che si distribuiscano miliardi di dividendi ed al contempo si licenzino i lavoratori, delocalizzando le produzioni”.
Secondo i sindacati l’Europa e il nostro Paese devono stanziare tutte le risorse necessarie per accompagnare la transizione ecologica e tecnologica – in particolare la transizione alla mobilità elettrica – salvaguardando l’occupazione, anche attraverso “il blocco dei licenziamenti, la formazione, gli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro”.
“Non si può accettare una transizione contro il lavoro”, dicono Fiom, Fim e Uilm.