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Campobase lancia la sfida politica in Trentino

Il promotori illustrano il progetto in un convegno: "E' un modello da replicare a livello nazionale"

Trento - Convegno di Campobase, un movimento politico nato dalla convergenza di diverse esperienze: cattoliche, civiche e associative. L'incontro ha rappresentato un momento di confronto e di riflessione sulla direzione politica del territorio e sulle sfide future. Quasi 200 persone hanno partecipato all'evento che ha visto alternarsi sul palco numerosi uomini politici.

Il convegno - A Chiara Maule, la segretaria di Campobase, è toccata l'apertura. Nel suo intervento ha ricordato che il 4 marzo segnerà il secondo anniversario di Campobase come partito, sottolineando «Come l’iniziativa di oggi sia un’occasione per guardare al futuro». Nato come movimento civico radicato nel territorio, Campobase si inserisce in un contesto nazionale ed europeo, puntando su relazioni, partecipazione e collaborazione. Il motto “distinti ma non soli” esprime la volontà di costruire un’alternativa politica attraverso l’unione di forze diverse. L’evento si è articolato in tre panel. Il primo ha affrontato la crisi della democrazia e della rappresentanza con interventi di Francesco Russo, Cristina De Luca e Lorenzo Dellai. Nel secondo si è discusso dello spazio politico vissuto dal basso, con contributi di amministratori locali da diverse realtà italiane. Infine, il confronto tra esperienze nazionali che ha visto la partecipazione di Paolo Ciani, Enrico Borghi, Giuseppe De Mita, Domenico Galbiati e Marcello Carli. Quest'ultimo unico politico Trentino intervenuto nel terzo panel. Le conclusioni sono state affidate a Ernesto Maria Ruffini, che ha posto delle riflessioni su temi di coesione e uguaglianza.

Le origini di Campobase - Proprio Marcello Carli ha ricordato le origini di Campobase nato da un gruppo di cittadini che, ritrovandosi a Marilleva, ha deciso di intraprendere un percorso comune in vista delle elezioni successive. L'obiettivo era chiaro: costruire un'alternativa credibile per il governo della Provincia autonoma di Trento. Pur non avendo conquistato la presidenza, il movimento è riuscito a consolidarsi come una forza politica di riferimento sia in città che in provincia, guadagnando un ruolo significativo nel panorama politico locale. Ora, in vista delle elezioni comunali del 4 maggio, l'obiettivo è crescere ulteriormente. Uno dei concetti chiave emersi durante il convegno è stato il passaggio dal "io" al "noi", un principio che richiama sia una dimensione religiosa che una più ampia visione comunitaria. In un'epoca in cui l'individualismo sembra prevalere, Campobase punta a recuperare il senso della collettività, non solo a livello locale, ma anche nazionale.

L'ego dei big - Un ostacolo alla costruzione di un'alleanza politica alternativa è stato spesso l'ego dei leader, come quello di Matteo Renzi o Carlo Calenda, che hanno anteposto le loro ambizioni personali alla costruzione di un progetto condiviso per il Paese. In questo contesto, incontri come quello di Trento, ma anche quelli di Roma e Trieste, assumono un'importanza fondamentale per riunire esperienze diverse sotto un'unica direzione politica. «Come affermava Seneca - ha ricordato Marcello Carli nel suo intervento - "nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare". Campobase vuole individuare una rotta chiara per il futuro, fondata su valori solidi: comunità, solidarietà, centralità della persona e della famiglia.
A questi principi si aggiungono i quattro pilastri fondamentali della cittadinanza: sanità, scuola, lavoro e istruzione».

Gli ideali - Questi ideali sono radicati nei principi della Costituzione italiana e rappresentano la base per un progetto politico forte e inclusivo. La sfida, ora, è tradurre queste idee in azioni concrete. Il convegno di Campobase a Trento ha lanciato un messaggio chiaro: è necessario unire le forze e trasformare la richiesta di rappresentanza in un vero e proprio progetto politico. Le esperienze di sindaci come quello di Bagheria o di Campobasso dimostrano che quando una proposta è solida, ben radicata e comunicata in modo efficace, il consenso non tarda ad arrivare. Le persone hanno bisogno di speranza, un elemento essenziale per la costruzione di un futuro migliore. Per questo, Campobase intende sviluppare una narrazione politica che colmi il vuoto attuale e fornisca una visione chiara e concreta per il Paese.

Intervista a Marcello Carli - Il cammino è apertoe le opportunità ci sono: ora si tratta di crederci e di lavorare con determinazione per raggiungere l'obiettivo. A margine della conferenza Marcello Carli ha risposto ad alcune domande di approfondimento.
Nel suo intervento ha sottolineato che è necessario recuperare il senso del noi? Come si può fare?
"Credo che alla base di un progetto politico serio ed efficace ci debba essere anche generosità; che significa lavorare per il progetto ed i suoi obbiettivi, e non solo per fare emergere una persona piuttosto che l’altra. Creare il senso del noi vuol dire che gli ego debbono fare due passi indietro, perché davanti deve stare il progetto politico con i suoi vari obbiettivi".
Qual è il porto di destinazione di Campobase?
"Il porto di destinazione sono le grandi politiche che danno dignità e riconoscimento alle persone; cioè il lavoro, la sanità, la scuola e l’istruzione e la casa, temi che oggi stanno assumendo aspetti per molte persone drammatici".
L'essere umano ha bisogno di speranza? La politica come può dare speranza ai cittadini?
"La politica è il luogo in cui si progetta e si costruisce il futuro delle comunità, ovunque. Il tema è riempire di progetti generativi di speranza questa progettazione necessaria. La speranza si costruisce intercettando le risposte ai bisogni veri e profondi delle persone, ovvero quando le persone percepiscono che viene loro riconosciuto il diritto ad un futuro migliore e dove i loro bisogni esistenziali possono trovare una riposta concreta".
Come fa la politica a passare dalle parole ai fatti?
"Dobbiamo lavorare sodo per mettere attorno ad un tavolo di coordinamento nazionale le varie esperienze dei territori, lasciando che sia poi dal tavolo che emerga lo strumento operativo più efficace, che può essere un’associazione, un coordinamento, una semplice lista; gli strumenti sono molteplici e da condividere in maniera generativa e senza pregiudiziali, sapendo che lo scopo è dare voce ad un grande bisogno di rappresentanza di una grande fetta di popolazione che oggi ne manca".
Nel 2012 l'astensione era del 25%, nel 2024 il 51%, in dodici anni si sono persi per strada il 26% di elettori, Campobase cosa farà per ovviare a questo ormai cronico problema?
"Costruire un progetto comunitario, coinvolgendo i vari protagonisti del territorio e delle comunità locali. Se un quarto della popolazione ha scelto liberamente di non andare più a votare è perché, forse, lo ritiene inutile. Dobbiamo pertanto costruire un nesso di sequenzialità fra la partecipazione e le risposte che vengono fornite ai bisogni della popolazione. I populismi non danno risposte ma creano solo illusioni, che sono una cosa ben diversa dalla speranza".
Ultimo aggiornamento: 03/03/2025 19:05:29
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