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Ciclovia Garda, trasporto pubblico a Marano d’Isera e svincolo Dermulo

Confronto in III commissione consiliare permanente del Consiglio provinciale di Trento

​Trento - La III Commissione consiliare permanente del Consiglio provinciale di Trento, presieduta da Vanessa Masè, si è riunita questa mattina occupandosi di tre temi molto sentiti nelle comunità di riferimento.

Ciclovia del Garda, tanti no in audizione
La prima ad intervenire nelle audizioni odierne – dedicate al Coordinamento interregionale e locale per la tutela del Garda - è stata Emanuela Baldracchi. La presidente trentina di Italia Nostra ha definito il concetto di paesaggio facendo riferimento all’articolo della Costituzione che ne prevede la tutela. Principio racchiuso nei primi dodici, quelli fondamentali, ha sottolineato. L’obiettivo di salvaguardia del territorio, ha detto ancora, è citato anche nel sistema delle ciclovie, questi progetti devono coniugare la viabilità sostenibile con il rispetto e la valorizzazione del territorio.

La Ciclovia del Garda sarà impattante e distruttiva, cancellerà alcune specificità del tratto storico e anche della vegetazione. L’infrastruttura non rispetta gli obiettivi individuati sia dalla normativa vigente sia dal tavolo tecnico dedicato. Tutta questa meraviglia, comprese le falesie del Garda, sarà irreparabilmente danneggiata. Pertanto, noi chiediamo la sospensione del progetto, ha concluso.

Parola poi a Marina Bonometti, vicepresidente del Comitato salvaguardia area lago di Riva del Garda. Bonometti ha ricordato l’ultima frana del 2024 e ha evidenziato la pericolosità delle varie opzioni costruttive, che danneggerebbero notevolmente la montagna, con un forte rischio idrogeologico. Ha accennato anche a due passaggi del tracciato, che non permetteranno di completare l’anello, essendo punti di proprietà privata. Accennando ai costi previsti, questi si aggirano intorno ai 26 milioni per chilometro. Un altro problema sollevato è l’incertezza che la Lombardia, a sud di Limone, costruisca la sua parte di competenza. Bonometti ha posto come alternativa alla ciclovia, il potenziamento della navigazione, con battelli sul lago di Garda.

È stata poi sentita Carla Del Marco, referente Wwf nella zona dell’Alto Garda trentino. Ha evidenziato che la Ciclovia aumenterà il carico di traffico automobilistico, va perciò assolutamente evitata e sostituita dal collegamento via lago. Altro tema: il danno botanico, la Val Gola in particolare ha specificità arboree la cui protezione non è stata adeguatamente considerata.

L’esperto di diritto amministrativo Paolo Ciresa ha quindi parlato di oltre un miliardo e 200 milioni di euro di spesa preventivabile per l’intera opera. C’è una normativa urbanistica – ha detto - che in situazioni ambientali come quella del Garda occidentale non consente alcuna opera edilizia né ulteriore carico antropico, se ne deduce che una ciclovia che sarà frequentatissima è incompatibile e va delocalizzata. La frana del 2022 dovrebbe bastare a insegnare il principio di precauzione.

L’architetto Wolfgang von Klebelsberg (promotore di petizione su Change.org) ha perorato a sua volta il ricorso alla via d’acqua, da proporre all’utente con moderni mezzi elettrici o a idrogeno.
Cristina Milani (Legambiente di Toscolano Maderno) ha parlato di deturpazione ingiustificabile delle falesie.
“Non si può fare tutto dappertutto”, ha sintetizzato poi la consigliera provinciale Lucia Coppola (Avs), parlando di “grande imbroglio” e ringraziando le sigle ambientaliste che si stanno battendo.
L’altogardesana Michela Calzà (Pd) ha sottoscritto in pieno l’opzione alternativa alla Ciclovia indicata dai soggetti auditi e ha paventato un “impatto ambientale devastante” in aree turistiche frequentate annualmente da milioni di visitatori.
I costi sono già lievitati di sei volte, la Corte dei Conti di Verona già segue la vicenda. Incredibile poi che non si sottoponga l’opera a Via e Vas.

Fermata del trasporto pubblico a Marano d’Isera
La questione riguarda la messa in sicurezza della fermata, che – si chiede – dovrebbe essere riportata in centro paese per garantire la sicurezza degli utenti. E’ stato audito Luigi Campostrini, dirigente dell’ufficio tecnico al Comune di Rovereto, che ha osservato come portare il mezzo pubblico dentro l’abitato di Marano potrebbe in effetti rallentare il servizio pubblico e creare problemi per la ristrettezza delle carreggiate. Mirko Rech, capoufficio nel settore amministrativo sempre al Comune di Rovereto, ha ricordato l’impatto che ci sarebbe sugli orari del servizio di trasporto.

Roberto Stanchina (Campobase) ha obiettato che un tavolo con tutti gli enti coinvolti dovrebbe ragionevolmente trovare assieme una soluzione alternativa praticabile a un problema tutto sommato banale. Michela Calzà (Pd) ha ipotizzato il ricorso a un pullmino alternativo che agilmente possa raccogliere i giovani utenti di questa fermata. Anche Lucia Coppola (Avs) auspica una ragionevole soluzione, anche con l’utilizzo di volontari per un attraversamento in piena sicurezza degli scolari.

Il dirigente Pat Luciano Martorano ha fornito un aggiornamento importante: già in novembre inizieranno lavori di adeguamento dell’attuale fermata, è finanziata poi la realizzazione di un marciapiede, con progettazione in corso e lavori forse già nella seconda parte del 2025.

Il dirigente Pat Mauro Groff ha aggiunto che con Trentino Trasporti sono stati fatti numerosi sopralluoghi sul posto e si è già provveduto a riorganizzare i movimenti del mezzo pubblico alla fermata attuale, in modo da massimizzare la sicurezza per gli scolari. In pratica i pullman diretti a nord arrivano a Brancolino e tornano poi indietro, in modo da sbarcare più sicuramente i ragazzi a Marano sul lato del paese.

Petizione svincolo tra Dermulo e l'Alta Val di Non
Il tema è quello dello svincolo di collegamento tra Dermulo e l’alta Val di Non (con la Ss43Dir): il comitato rappresentato da Fabrizio Emer ed Enrico Eccher muove dall’idea che il progetto ventilato dalla Pat non vada bene, perché prevede un doppio passaggio delle macchine in paese. Anche il Comitato per la viabilità e vivibilità dell’Alta Val di Non e della Predaia chiede una soluzione ottimale. Dopo le audizioni di luglio, la presidente Masè aveva espresso l’opportunità di trattare ulteriormente il punto e acquisire anche dati aggiornati sul traffico nella zona interessata (Dermulo e Fondo). Oggi i dati sono stati forniti dall’ingegner Luigi Martorano (Pat), che ha poi ripercorso tutta la complessità delle soluzioni progettuali studiate negli anni dal suo Dipartimento, fino ad approdare all’attuale ipotesi. Nel 2021 era maturato in particolare lo studio Cattani, comprensivo di un tratto di interramento della s.s. 43. Su questa soluzione emersero però diverse criticità tecniche, compresa la necessità di demolire diversi edifici civili. La soluzione attualmente abbracciata dalla Provincia è in corso di finanziamento e prospetta una rotatoria come snodo delle due direttrici verso Cles e verso l’alta valle di Non.

Roberto Stanchina (Campobase) ha ragionato che ben si comprendono le criticità del progetto Cattani, per le pendenze eccessive che in alcuni tratti comporterebbe. La Provincia sembra però intenzionata a proseguire con l’ultimo suo progetto e quindi va detto che l’espressa richiesta della petizione di interrompere questo iter potrebbe non venire accolta.

Daniele Biada (Fratelli d’Italia) ha espresso perplessità sull’ipotesi della rotatoria ipotizzata dagli uffici Pat, riservandosi di riprendere l’argomento nella prossima seduta di Commissione.
Ultimo aggiornamento: 30/10/2024 00:12:05
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