Trento - E’ un quadro di luci e ombre quello delineato dall’ultimo Rapporto della Banca d’Italia sull’Economia del Trentino Alto Adige. Dallo studio, secondo la Cgil, arrivano significative conferme, tra cui lo stato di rallentamento dell’industria con riflessi già evidenti nella contrazione di occupazione e l’affanno delle famiglie, ancora in difficoltà per la riduzione dei redditi reali subita nell’ultimo triennio per l’inflazione. “L’analisi evidenzia un rallentamento dell’industria che trova conferma nella contrazione delle nuove assunzioni che va avanti da quattro trimestri consecutivi, ciò nonostante i fatturati delle imprese manifatturiere ancora tengono – commenta il segretario della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli. Sul rallentamento incide sicuramente la riduzione di ordini determinata da un calo delle esportazioni, ma è significativo che l’export cali in modo importante in Trentino mentre in Alto Adige continua a crescere. Non è casuale, ma è il frutto di un riposizionamento del sistema delle imprese altoatesine su settori innovativi, legati alla mobilità elettrica. Segno che chi investe in transizione ecologica e digitale riesce a trovare spazi sui mercati e sentire meno la crisi imposta dalle dinamiche internazionali”.
Un ragionamento che per il numero uno di Via Muredei porta dritto ad una necessità: politiche industriali selettive che spingano le industrie a innovare. “Tutt’altro di quanto sta accadendo in Trentino dove pervicacemente si continuano a distribuire risorse pubbliche in settori come il turismo e il commercio che hanno alta marginalità e liquidità, come conferma la stessa Banca d’Italia. In questo modo non si avrà nessun effetto di lungo termine sulla produzione di ricchezza”.
Il segretario della Cgil guarda con preoccupazione anche ai redditi delle famiglie. “Seppur siamo di fronte ad un aumento del potere d’acquisto che non è stato determinato tanto da un aumento delle retribuzioni orarie, ma da una crescita di occupazione, dunque meno part time, più donne occupate, più straordinari. Ne è prova il fatto che i consumi restano comunque stagnanti e i depositi bancari delle famiglie non crescono, se non in misura minima. Dunque ci sono ancora pochi soldi da spendere e l’impatto dell’aumento dei prezzi è ancora significativo. Anche per questo è miope non investire nel sostegno ai nuclei familiari, peraltro messi in difficoltà anche dall’aumento dei costi per l’abitazione”.
Anche in prospettiva, per Grosselli, la situazione non è rosea. “Se non si mettono in campo misure di sostegno per rilanciare le produzioni industriali, sostenendo le vocazioni più innovative, avremo riflessi importanti sull’occupazione, in termini di quantità e anche di qualità visto che è questo il settore che assicura posti di lavoro più stabili e meglio retribuiti. Auspichiamo che la Giunta prenda nella dovuta considerazione lo studio puntuale di Banca d’Italia e faccia tesoro, nel più breve tempo possibile, delle informazioni che contiene”, conclude il sindacalista.