Trento - A Trento in cattedrale alle ore 19, con diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi e su Telepace Trento, l’arcivescovo Lauro Tisi ha guidato la Santa Messa con il rito dell’Imposizione delle ceneri.
Al centro dell’omelia di don Lauro il tema della riscoperta della gioia, “a maggior ragione – nota monsignor Tisi – in questo
tempo in cui ne registriamo la drammatica assenza”. Di fronte a quella che Tisi definisce un’“Europa triste e frastornata”, emerge l’invito del patrono del vecchio Continente, San Benedetto “il quale – ricorda l’Arcivescovo – a proposito dell’osservanza della Quaresima annota nella sua Regola: ‘Il monaco sottragga al suo corpo qualcosa nel cibo, nel bere, nel sonno, nel parlare, nello scherzare e con gioia attenda la santa Pasqua’”. “Parole Illuminanti”, commenta don Lauro, perché “aiutano a capire – spiega l’Arcivescovo – che la gioia cristiana è legata a filo doppio alla consapevolezza che in Cristo Risorto trova compimento la nostra umanità. Tutta la nostra umanità”.
Un aiuto, secondo Tisi, può arrivare nel seguire la “via del digiuno”. Non inteso come mera “privazione, ma al contrario – sottolinea don Lauro – come antidoto che smaschera l’effimera gioia di chi si affida all’ansia dell’accumulo, alla voracità nella consumazione del cibo, alla ricerca continua dello sballo, alla moltiplicazione di parole non abitate. Prendo a prestito – incalza monsignor Tisi – l’annotazione dei dietisti che invitano ad alzarsi da tavola ancora un po’ affamati. Essa, infatti, va nella direzione auspicata dal Vangelo di far diventare il digiuno, e più in generale la sobrietà, un elemento permanente del nostro vivere per poter coltivare il desiderio e l’attesa. La caduta del desiderio – osserva don Lauro – preclude infatti la possibilità di gustare la gioia”.
La Messa in Cattedrale è anche l’occasione per sottolineare ulteriormente la
vicinanza di tutta la Chiesa trentina a papa Francesco, che vive l’inizio della Quaresima ricoverato ormai dal 14 febbraio in una stanza del Policlinico Gemelli. L’arcivescovo Tisi rinnova l’invito a “pregare con affetto filiale per la salute del Papa, affinché trovi la forza per superare questo momento delicato e possa presto riprendere pienamente il suo amorevole servizio alla Chiesa universale”.
OMELIA
All’inizio della
Quaresima, vorrei soffermarmi su un aspetto fondamentale della vita credente:
la gioia. A maggior ragione in questo
tempo in cui ne registriamo
la drammatica assenza.
A proposito dell’osservanza della Quaresima,
San Benedetto annota nella sua Regola: “Il monaco sottragga al suo corpo qualcosa nel cibo, nel bere, nel sonno, nel parlare, nello scherzare e
con gioia attenda la santa Pasqua.” Davvero illuminanti le parole del santo
patrono di questa nostra
Europa triste e
frastornata. Esse ci aiutano infatti a capire che
la gioia cristiana è legata a filo doppio alla
consapevolezza che
in Cristo Risorto trova
compimento la nostra
umanità. Tutta la nostra umanità.
Parlare di Pasqua e del Cristo Risorto non significa fare riferimento a una liturgia, a una festa. Molto di più: è fare esperienza del
modo nuovo di stare al mondo apparso nell’
umanità di Gesù.
L’habitat di Gesù ha in sé una gioia e una forza di vita che nessuna tempesta esistenziale, nemmeno la morte, riesce a cancellare.
Per entrare in questo flusso vitale, può aiutarci la via del digiuno. Esso non è privazione, ma al contrario è antidoto che smaschera l’effimera gioia di chi si affida all’ansia dell’accumulo, alla voracità nella consumazione del cibo, alla ricerca continua dello sballo, alla moltiplicazione di parole non abitate. Prendo a prestito l’annotazione dei dietisti che invitano ad alzarsi da tavola ancora un po’ affamati. Essa, infatti, va nella direzione auspicata dal Vangelo di far diventare il digiuno, e più in generale la sobrietà, un elemento permanente del nostro vivere per poter coltivare il desiderio e l’attesa. La caduta del desiderio preclude la possibilità di gustare la gioia.
Il desiderio, tuttavia, non basta. Ha bisogno di essere alimentato e rilanciato dalla frequentazione continua delle novità. Cristo e la sua Pasqua sono l’eterna novità, il perenne rilancio, l’eterna giovinezza. È Lui, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo, “Il momento favorevole, il giorno della salvezza.” (2Cor 6, 2)
Far nostra l’esortazione del Vangelo a rientrare nella stanza segreta del nostro cuore ha precisamente questo obiettivo: respirare la gioia che è Cristo, prendendo sul serio il suo invito: “Rimanete nel mio amore (…) perché la mia gioia sia in voi.” (Gv 15, 9-11)
In Gesù, la gioia percorre la via del “grazie” e si alimenta alla scoperta stupita dei tanti volti che si prendono cura di noi e nei quali tocchiamo la tenerezza del Padre.
In Gesù, la gioia ha il gusto bello di chi esce incontro all’altro non con lo sguardo rabbuiato alla ricerca di limiti e difetti, ma con l’occhio stupito del Padre che trova in ogni uomo tratti di bellezza e vita.
In Gesù la gioia si fa resilienza di fronte alla scorciatoia dell’odio e della rabbia, liberando la magnanimità e la benevolenza del Padre.
La gioia è nel volto di Sara, la giovane ciclista di Palù di Giovo che ci regala ogni giorno perle stupende di vangelo, gridando al mondo che l’amicizia e l’amore nemmeno la morte le può cancellare.
La gioia ha i lineamenti di tanti nostri volontari e volontarie che in queste ore alla Mensa della Provvidenza e in tanti altri luoghi abitati dalla sofferenza rendono presente Cristo lavando piedi, asciugando lacrime, regalando sollievo.
La gioia ha il volto di Ivan di Zambana, un uomo di grande fede, segnato da anni di dura malattia, che ha chiuso di recente i suoi giorni accompagnato dal canto “Dio non ti abbandona”, intonato dalla moglie e dai figli.
Buona Quaresima.