Trento - La Chiesa celebra la solennità dell’Epifania, con il racconto evangelico dell’incontro tra Gesù bambino e i Magi giunti dall’Oriente, guidati da una stella. In cattedrale l’arcivescovo di Trento,
monsignor Lauro Tisi ha presieduto la Santa Messa animata dalla
Cappella musicale del
Duomo.
“I Magi – sottolinea monsignor
Lauro Tisi (nella foto) nell’omelia, citando anche il
poeta Turoldo –
sono l’immagine degli uomini e delle donne che non si stancano di sognare, desiderare, cercare. Per questo sono capaci di gioire. Inoltre, non si lasciano fermare dai propri errori, in loro c’è la disponibilità a riprendere il cammino, ad aprirsi alle novità, a modificare i propri schemi e le proprie visioni”.
Una capacità essenziale, lascia intuire don Lauro commentando le parole del profeta Isaia, per contrastare un “mondo al buio”, dove “il male non ha fantasia, è ripetitivo” e dove, invece, “sempre nuovo è l’Amore di Dio”.
“All’opposto dei Magi – spiega monsignor Tisi –, troviamo Erode, i sacerdoti e gli scribi del tempio. Il primo è l’icona di tutti coloro che hanno come obiettivo della vita se stessi, le proprie performance, la cura della propria immagine. L’ossessione per sé non guarda in faccia a niente e a nessuno". Quanto a scribi e sacerdoti, essi per il vescovo di Trento sono la “plastica immagine di tante nostre comunità: come gli scribi hanno in mano la Parola e i Sacramenti, ma come loro non attendono più niente e nessuno, chiusi nei loro riti e nel loro tempio, nel lamento e nella recriminazione”. “Domandiamo – è l’auspicio di monsignor Tisi – per tutta la nostra Chiesa, in quest’anno giubilare, di lasciarci smuovere dalle stelle che troviamo dentro l’umano del nostro tempo segnato da uomini e donne resilienti, abitati dalla tenerezza e dal farsi prossimo”.
Per monsignor Lauro Tisi la strada alternativa è segnata: “Riconoscere che nulla ci manca, il Salvatore Gesù è in mezzo a noi”. Di qui l’invito a “passare dal lamentarci del mondo ad illuminarlo con la nostra testimonianza”. Non senza “lasciarsi sorprendere – conclude l’Arcivescovo – anche dalla testimonianza di tanti fratelli e sorelle migranti che stanno animando e rivitalizzando le nostre comunità”.