L’Autonomia è la condizione per rendere più responsabile e compatto il territorio, per fare in modo che l’insieme delle sue risorse e dei suoi talenti si muova in maniera coerente, auto-rafforzandosi proprio nella comune appartenenza territoriale e perché quel territorio possa dare un suo e migliore contributo al senso di futuro della Repubblica.
Se ieri l’Autonomia era una condizione dell’essere, oggi deve essere una condizione del divenire. Il rischio è sempre, inesorabilmente, quello di guardare all’interno di se stessi e al proprio passato più che al mondo esterno e al futuro. Noi delle autonomie speciali dobbiamo invece preservare identità e radici proprio inverandole nel futuro. Dobbiamo essere consapevoli che il nostro paese e l'Europa stessa hanno bisogno di cultura dell’autonomia, che produca l’auto-determinazione del governo di se stessi, quindi una condizione adulta che non molti territori conoscono. Le migliori esperienze autonomistiche hanno molto da raccontare al Paese di come sono riuscite, nei fatti e non nelle dichiarazioni di intenti, a salvaguardare, mettere a fattor comune e valorizzare le proprie risorse territoriali: ambientali, umane, culturali, sociali, economiche.
Di come questo modello possa, se ben usato, contribuire a far fare all'Italia quello scatto in avanti che tutti ci auguriamo. Per queste ragioni, autonomia oggi è sinonimo di modernità, di responsabilità, di semplificazione del rapporto governati-governanti; si inscrive dentro un orizzonte riformista, adeguato al tempo in cui bisogna capire come ridurre l’intervento pubblico, senza penalizzare la società e i più deboli. Non è un residuo di un mondo ottocentesco, in cui le autonomie erano la difesa corporativa delle proprie prerogative dalle minacce esterne.
Autonomia è quel che oggi possiamo dare, a partire dalle esperienze del Trentino, dell’Alto Adige, e di altri territori, non solo a regime “speciale”, al nostro Paese, come contributo di conoscenza, di esperienza e di intervento sulle cose pubbliche. Sappiamo molto di cosa significa utilizzare l'autonomia per migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini. Abbiamo sperimentato, sin nelle nostre molecole, cosa significa difesa della montagna, cosa significa sostegno alle imprese, valorizzazione del capitale umano, equità e coesione sociale. Siamo perciò pronti a essere anche noi protagonisti dell’Italia nuova che in questi mesi, fra turbolenze, passi avanti e indietro, scelte coraggiose e tentazioni di tornare al passato, si è messa in movimento. Il percorso è lungo e noi ne siamo parte.
KOMPATSCHER
"Grazie all’autonomia, l'Alto Adige è diventato un modello europeo per la risoluzione dei conflitti e per lo sviluppo di un territorio. Non abbiamo privilegi, ma opportunità che riusciamo a sfruttare con responsabilità". Questo uno dei passaggi centrali dell’intervento del presidente altoatesino, Arno Kompatscher, ad un seminario sul futuro delle Regioni a statuto speciale svoltosi a Roma.
Il futuro delle Regioni a statuto speciale alla luce della riforma costituzionale: questo il titolo del seminario organizzato dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali presso la Sala della Regina di Montecitorio, nel corso del quale è stata presentata un’indagine sull’attuazione degli statuti delle Regioni ad autonomia speciale, con particolare riferimento al ruolo delle Commissioni paritetiche. All’incontro ha partecipato anche il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, il quale ha ribadito l’esigenza di mantenere “forme particolari di autonomia per Regioni e Province che richiedono modelli tra loro differenti”.
Sul tema del rapporto tra governo nazionale e governo locale, Kompatscher ha sottolineato che sarebbe necessario “rendere vincolanti i pareri espressi dalle Commissioni paritetiche proprio per migliorare l’intesa con Regioni e Province”, mentre il cuore dell’intervento del Landeshauptmann è stato rivolto al futuro. Partendo però dal passato. “L’autonomia altoatesina – ha spiegato Arno Kompatscher – è ancorata a livello internazionale dall’Accordo di Parigi che rappresenta la base giuridica per la tutela della minoranza linguistica. Per ogni revisione dello Statuto, dunque, deve essere necessario il consenso dell’Austria, e la clausola di salvaguardia inserita di recente nel disegno di legge che riforma la Costituzione rafforza ulteriormente questo principio”.
Kompatscher ha poi aggiunto che “le ragioni che hanno ispirato l’autonomia sono valide ancora oggi, e il modello altoatesino si è rivelato uno strumento efficace non solo per la risoluzione pacifica dei conflitti, ma anche per lo sviluppo di un territorio originariamente molto povero. Pensare che maggiore autonomia significhi maggiori privilegi è un errore: significa semmai opportunità, da sfruttare con responsabilità, per dimostrare che il buon governo di un territorio legittima il decentramento”.