Trento -
Messa in suffragio di
Papa Francesco in cattedrale a
Trento, l'omelia di
monsignor Lauro Tisi: "Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!” (At 3,6) La vita di Francesco, successore di Pietro, si è mossa esattamente su queste orme.

Il lascito più grande di Papa Francesco alla Chiesa e al mondo è la sua narrazione di Dio a partire dall’umanità di Gesù, raccontato con gesti e parole capaci di toccare la vita non solo di tanti credenti, ma anche di tanti uomini e donne cercatori di senso.
All’umanità di oggi, ben descritta dal volto dello storpio, bloccata da logiche che chiudono le porte alla speranza, ha consegnato un volto di Dio con i tratti della misericordia, del prendersi cura, del farsi carico, del rilanciare vita. I due discepoli di Emmaus non si fidano della narrazione delle donne che raccontano che Gesù è vivo. Nel loro volto rivedo la nostra umanità dominata dalla paura, dalla logica del muro e dell’isolamento.
La voce di Papa Francesco si è alzata, profetica, per invitarci a riconoscere che “tutto è connesso” e non possiamo fare a meno gli uni degli altri. Pena l’autodistruzione. Ci ha invitati ad aprire gli occhi, soprattutto sul volto degli ultimi e dei poveri, a non lasciare indietro nessuno, invitando a rinnegare la logica dello scarto.
Ha raccontato un Dio carico di misericordia e di tenerezza, che ci spinge a incontrare l’altro riconoscendolo persona, figlio di Dio, fratello e sorella, evitando di rinchiuderlo dentro narrazioni giudicanti e distruttive.
Gesù ha aperto gli occhi ai due di Emmaus, camminando con loro e lasciandosi coinvolgere nelle loro storie, segnate da disillusione e mancanza di speranza. Papa Francesco si è fatto concretamente compagno di tanti uomini e donne segnati dalla fatica del vivere. Ne ha saputo raccogliere le istanze e, attraverso una vicinanza fatta di gesti e parole estremamente concreti, ha ridato gusto alla loro vita. Non di minore importanza è stata la sua azione per riscoprire la nostra dimensione di popolo in cammino. Continuamente, con un’incredibile insistenza, ha spronato la Chiesa, cominciando dai vescovi, a “respirare” insieme al popolo: tutti ricordiamo l’invito a provare l’odore delle pecore, a camminare davanti, in mezzo e dietro a loro. Straordinaria è la sua enciclica “Laudato si’” in cui ha invitato a riscoprire e il Creato, evocando San Francesco, come nostro fratello e sorella, facendo della sua custodia non una questione semplicemente ambientale ma profondamente antropologica: distruggere il Creato – ci ha ammoniti il Papa – è fare del male a noi stessi. Le sue ultime parole, affidate al Messaggio pasquale “Urbi ed Orbi” e ribadite anche nel suo testamento spirituale, sono un vibrante appello alla fraternità, ritratto della sua intera azione pastorale: “La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”. Grazie, Francesco!