Trento - I metalmeccanici tirano dritto. Non si arresta, infatti, la protesta delle tute blu per ottenere il rinnovo del Contratto Nazionale del comparto industria, che in provincia riguarda circa 12.000 lavoratrici e lavoratori.
In tutte le aziende metalmeccaniche italiane sono in corso le mobilitazioni, indette unitariamente da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil.
In Trentino oggi lavoratrici e lavoratori metalmeccanici hanno incrociato le braccia per l'intera giornata, con una adesione massiccia nelle principali industrie locali. Nei reparti produttivi l'adesione è stata totale alla Meccanica del Sarca, dell’80% alla Bonfiglioli, alla ZF e alla OMR, dell’85% alla Sandvik, del 90% alla Dana di Arco, del 70% alla Girardini, del 95% alla Sata, del 90% alla Ebara. 80% di adesione allo sciopero anche nei call center di GPI (addetti al CUP e a Dolomiti Energia) che applicano il CCNL Metalmeccanico.
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“La protesta non si ferma fino a quando non avremo riconquistato il tavolo di trattativa – ha chiarito in conferenza stampa il segretario generale della Fim Cisl, Luciano Remorini -. Federmeccanica fino ad oggi ha solo dimostrato la non volontà di trattare. La loro è solo una provocazione. Scioperare è un sacrificio per le lavoratrici e i lavoratori, ma in ballo c’è la tenuta del Contratto Nazionale.
Non siamo di fronte ad un normale gioco delle parti”.
La piattaforma di Fiom, Fim e Uilm chiede un aumento salariale di 280 euro mensili, una riduzione dell’orario di lavoro, minore ricorso a forme di contratto precarie, garanzie sugli appalti, incentivo alla contrattazione di secondo livello. “E’ una piattaforma innovativa, che guarda al futuro, alla diffusione sempre più massiccia delle nuove tecnologie che avranno un impatto sulla produttività, ma anche sull’organizzazione del lavoro. C’è la richiesta di adeguare le retribuzioni, che è importante, ma anche molto altro e non è accettabile non aprire una discussione”, ha aggiunto Willj Moser, segretario della Uilm del Trentino.
Netto anche Michele Guarda, alla guida della Fiom trentina. “La controparte si è fermata su una questione di principio: non intendono concedere neppure un euro di aumento nel Contratto Nazionale oltre il parziale recupero dell’inflazione. Accogliere questa logica equivarrebbe a programmare un progressivo impoverimento delle retribuzioni e di fatto un progressivo indebolimento della contrattazione collettiva. Inaccettabile, sia perché significherebbe azzerare quanto si era concordato nel 2021 (aumenti superiori all'inflazione) sia perché in Italia si continua a registrare la peggiore dinamica salariale tra i paesi sviluppati. È una logica da disimpegno, da "tiriamo i remi in barca", che va contrastata con coraggiose politiche industriali, con gli investimenti e sostenendo i consumi".
Le tre single sindacali, compattamente, hanno chiarito che la mobilitazione andrà avanti fino a quando non si riaprirà il confronto. Intanto prosegue il blocco degli straordinari.