Nessun intervento di controllo è tuttavia in grado di impedire che nuovi aumenti della popolazione del lepidottero si ripresentino a distanza di tempo.
Più che per i danni alle pinete, la problematica è data dalle implicazioni igienico-sanitarie, derivanti dei fenomeni irritativi provocati dall’eventuale contatto con i peli urticanti delle larve da parte di persone e animali domestici, soprattutto nel periodo di discesa delle larve verso il terreno, per lo più da inizio marzo a fine aprile. Negli altri periodi non vi sono rischi per salute, se non a seguito di contatto diretto con i nidi o con le piante infestate.
La lotta contro la processionaria del pino, resa obbligatoria dal D.M. 30 ottobre 2007 “Disposizioni per la lotta obbligatoria contro la processionaria del pino Traumatocampa (Thaumetopoea) pityocampa (Den. et Schiff)”, è attuata in Trentino attraverso la deliberazione della Giunta provinciale n. 2874 del 14 dicembre 2007, con cui sono state approvate le “Modalità di intervento contro la Processionaria del pino” da adottare a cura dei proprietari o dei conduttori dei terreni in cui si trovano le piante infestate; le problematiche generate dagli aspetti di rischio sanitario fanno, peraltro, capo all’Autorità sanitaria (Sindaco).
I citati provvedimenti sono stati ufficialmente pubblicati e trasmessi ai soggetti competenti, in primis ai Comuni, per la successiva applicazione ed ulteriore pubblicizzazione.
Successivamente è stata nuovamente sottolineata l’importanza nei confronti delle amministrazioni comunali, nonché del Servizio Gestione strade della Provincia autonoma di Trento, dell’applicazione delle disposizioni sulla lotta obbligatoria alla Processionaria del pino, fornendo indicazioni su condizioni e modalità di intervento.
Oltre agli interventi selvicolturali di sostituzione del pino nero con altre specie, alla raccolta manuale e alla distruzione dei nidi, il metodo più efficace e più usato negli anni recenti è il trattamento microbiologico con Bacillus thuringiensis kurstaki (Btk), nelle zone accessibili con mezzi meccanici o aerei (vengono utilizzati dei potenti atomizzatori). Peraltro, quest’ultimo è attualmente non applicabile ai sensi del Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, anche se il Piano è in fase di revisione con la ricerca, a livello nazionale, di una soluzione che permetta di superare la limitazione all’uso dei Btk.
Altri sistemi di contrasto, applicabili soprattutto in contesti urbani/periurbani sono l’endoterapia (iniezione di insetticida direttamente nel tronco) o la raccolta meccanica, al momento della discesa delle larve dalle piante, tramite trappola-collare da posizionare intorno al tronco della pianta, con la successiva distruzione dei bruchi.
Una volta che in primavera le larve sono scese dalle piante e si sono rifugiate nel terreno sotto forma di crisalide, per sfarfallare durante l’estate dello stesso anno o anche degli anni successivi, non vi è più alcun rischio urticante fino alla primavera seguente. A quel punto i resti dei nidi vecchi sulle piante diventano solo una questione estetica, che si risolve naturalmente con pioggia e vento, anche se rimane buona norma evitare il contatto diretto con gli stessi.